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Borgo Pliss (19): Le Mura Spagnole

Creato il 14 febbraio 2012 da Mcnab75

Borgo Pliss (19): Le Mura Spagnole

 

26 settembre

Maschera Bianca cambia percorso. L’auto attraversa un viale molto largo e totalmente deserto. I palazzi ai due lati della strada sono austeri ma notevoli nel loro stile che richiama a quello della Milano degli anni ’30.

In alcuni di questi edifici ci sono delle singole finestre in cui sono accese delle luci. Massimo le osserva mentre la Traction Avant corre lungo il viale, senza fermarsi. Dopo aver incontrato le Larve del Mondo dei Sogni non ha alcun desiderio di conoscere altri abitanti di quei quartieri.

Se non altro White conosce bene la zona. Nonostante i divieti del Sindaco ha pattugliato molte volte le Strade di Nessuno. Non solo: il vigilante si è anche spinto a Malebolgia. Del resto è una spia.

È proprio grazie a un contatto che Maschera Bianca ha all’interno del quartiere nemico che i tre contano di arrivare a parlare con Steno evitando i suoi pretoriani.

Dopo l’ennesima svolta s’infilano in un vicolo in cui l’auto passa a malapena. In fondo a esso si scorge qualcosa di inquietante e straordinario: una sorta di muraglia che si estende a vista d’occhio, alta quattro metri e dall’aspetto massiccio. A Massimo ricordano i bastioni di Milano, le cosiddette Mura Spagnole, solo che nel suo mondo di quelle fortificazioni non rimangono che poche macerie.

White spegne il motore dell’auto e indica i bastioni. «In questo punto il camminamento è sguarnito. C’è un fossato qua davanti; è lo sbocco di uno dei canali del naviglio di Malebolgia. È da anni che l’hanno drenato, quindi è la via d’accesso che fa per noi. Però dobbiamo stare attenti ad attraversarlo.»

Una puntualizzazione che causa un brivido a Massimo e Danilo. «Cosa c’è laggiù?», chiede il reporter.

White minimizza. «Per ora nulla di cui accennarvi. Se siamo fortunati saremo a destinazione nel giro di quaranta minuti.»

Lasciata l’auto alle spalle, i tre scivolano giù nel fossato erboso che si trova ai piedi dei bastioni. Massimo nota che sulle mura sventolano alcuni vessili. Non riesce a scorgenerne i dettagli, complice il buio.

Il fossato è punteggiato da rifiuti e sporcizia. Gli sembra perfino di scorgere qualche ratto che zampetta nell’erba. A quanto pare quelle bestiacce sono multidimensionali. Il vigilante è chino davanti alla grata metallica che chiude un condotto cilindrico. La sta staccando versandoci sopra una specie di acido concentrato prelevato dal suo Bat-rifugio, o come diamine lo definisce White.

Dopo una decina di minuti abbondanti in cui Massimo e Danilo rimangono a raffreddarsi nell’umidità che permea quel fosso, Maschera Bianca ha finalmente la meglio sulla grata. Ora il percorso è libero. L’inglese accende una torcia elettrica e la porge allo scrittore.

«Seguite me, non parlate e tenete bassa quella luce.» Ora White impugna il Thompson.

«Non dovrebbe dirci quali rischi corriamo là dentro?», domanda Danilo.

«No. Questo posto è strano, lo sapete anche voi. Pensare troppo a una cosa può attirare le sue attenzioni. Il mio amico Newton ve lo avrebbe spiegato meglio, ma temo che vi dovrete accontentare.»

Detto ciò il vigilante s’infila nel tunnel, incurante della melma e della polvere che sporcano il suo completo bianco. Non c’è altro da fare se non seguirlo.

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