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Braccio Armato

Creato il 19 ottobre 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

Braccio Armato

Amnesty International ha presentato ieri il rapporto Trasferimenti di armi in Medio Oriente e Africa del Nord: la lezione per un efficace Trattato sul commercio di armi, portando all’attenzione dell’opinione pubblica uno dei business più discreti e nello stesso più lucrativi per i governi.

La relazione, redatta da un pool di studiosi capeggiato da Helen Hughes, sottolinea la grande contraddizione degli atteggiamenti occidentali nei confronti delle rivoluzioni della Primavera Araba. Gli stessi che sostenevano caldamente le rivolte, avevano fornito poco tempo prima gli armamenti con le quali le dittature sparavano sulle folle.

Secondo il rapporto, i Paesi dovrebbero fare più attenzione e annullare le vendite qualora ci sia il rischio che le armi siano usate per compiere gravi violazione dei diritti umani. La speranza è tutta rivolta verso la siglatura di un nuovo e più efficace Trattato sul commercio di armi, i cui negoziati dovrebbero partire in sede Onu il prossimo febbraio, vista l’inefficacia degli attuali controlli sulle esportazioni.  

Sono in particolare 11 i Paesi che hanno armato Bahrein, Egitto, Libia, Siria e Yemen a partire dal 2005: Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Russia e Stati Uniti.  Centinaia di manifestanti contro Assad cadono sotto i colpi di armi russe (che destina alla Siria il 10% delle esportazioni totali), blindati indiani e munizioni francesi.

In Libia, poi, il CNT sta combattendo contro equipaggiamenti dei suoi stessi alleati. Sono dieci gli stati che rifornivano le armerie di Gheddafi. A Misurata sono state rinvenute granate a grappolo e proiettili da mortaio MAT-120 spagnoli, ufficialmente vietati dalla Convenzione sulla munizione a grappolo che il governo Zapatero ha firmato solo un anno dopo averli spediti dall’altra sponda del Mediterraneo. I razzi Grad usati dai lealisti sono di estrazione sovietica, le mine anticarro tipo 72 e i proiettili d’artiglieri da 155 millimetri vengono dalla Cina, dalla Bulgaria e dall’Italia.

Sono invece ben venti gli stati che hanno venduto all’Egitto armi leggere, munizioni, gas lacrimogeni e prodotti antisommossa che Mubarak aveva inizialmente usato per sedare le proteste di piazza. In testa Stati Uniti, a ruota Austria, Belgio, Bulgaria, Italia e Svizzera.

Helen Hughes propone la soluzione:

Gli embarghi sulle armi sono di solito un provvedimento della serie troppo poco, troppo tardi, quando la crisi dei diritti umani è in corso. Ciò di cui il mondo ha bisogno è che si valuti rigorosamente e caso per caso ogni proposta di trasferimento di armi in modo tale che, se c’è il rischio sostanziale che queste potranno essere usate per compiere o facilitare gravi violazioni dei diritti umani, il governo dovrà mostrare semaforo rosso.

Questa regola aurea preventiva è già contenuta nella bozza di Trattato sul commercio delle armi, i cui negoziati riprenderanno all’Onu il prossimo febbraio. Se i principali esportatori di armi non adotteranno questa regola aurea e continueranno sconsideratamente a portare avanti gli affari come al solito, alimentando crisi dei diritti umani come quelle di quest’anno in Medio Oriente e Africa del Nord, distruggeranno vite umane senza motivo e minacceranno la sicurezza globale.

 

Fonte: Repubblica


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