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"Brevi interviste con uomini schifosi" di D.F. Wallace

Creato il 03 luglio 2011 da Bens
B.I. n. 106 luglio '11
Roma, Italia
-E' come quando leggi Kafka per la prima volta. Vieni calato in un abisso di questioni irrisolte, senza nome e con facce orribili: un abisso sopra cui viene messo un coperchio e chi s'è visto s'è visto. E' come quando leggi Kafka e non lo capisci. Anzi ti indispone, e lo shock culturale di tutto quel grigio slavismo ti dà ai nervi. E' come quando leggi Kafka, non lo capisci, ma qualcosa continua a legarti a quella lettura conturbante di pagine assurde, incomprensibili, imbarazzanti.
D.
-Credo si tratti, perlopiù, di cosa un libro si lascia dietro no?! Perché se un libro lo scaraventi nella libreria, dopo averlo finito, e smetti di pensarci da quel momento in poi, non dico che tu abbia sprecato tempo, ma certamente lo hai investito male. Insomma, quello che voglio dire è che io a David F.Wallace ci penso in continuazione, così come a Kafka. Prendo il treno, guardo le persone e penso a quel e quell'altro libro, a quello che c'era scritto, a quello che ricordo ci fosse scritto. Porto fuori il cane e mi succede la stessa cosa.
D.
-Sì, diciamo più come una lezione impartita. A scuola non ero un fulmine, ma non mi sfuggivano spunti interessanti, il più delle volte gettati nelle fauci di animaleschi adolescenti con il borioso vizio di divorare indifferentemente qualsiasi cosa. Io invece, alcune volte, mi ci spaccavo la testa fino all'uscita, e poi sul motorino fino a casa, e poi a tavola durante il pranzo, così fino ad un'altra cosa interessante su cui spremersi.DFW è come una buona lezione impartita, senza alterigia, ma con la modesta sottomissione alla conoscenza di un buon maestro.
D.
-Hai presente quando una cosa è ovvia? Anzi no, aspetta. Ecco. Hai presente quando la consuetudine ad un pensiero universalmente ritenuto corretto\giusto\umano ti impedisce di giudicare meglio e quindi di formulare un pensiero parallelo ma opposto, che è altrettanto legittimo, ma difetta di consenso così finisci con il credere che sia sbagliato? DFW è quel pensiero parallelo e opposto, per me.
D.
-No assolutamente, non dico questo. E chi ammette il contrario è un bugiardo. Però quando succede a me, di capirlo dico, è come un cono di luce che illumina una circonferenza di palcoscenico, sacrificando tutto il resto all'oscurità. E' come quando un anonimo mercoledì di Novembre viene rischiarato da un volto incrociato per caso. DFW, per me, è quel volto rassegnato ad un'ironica malinconia che culminerà con un cappio al collo.
D.
-Sono egoista in termini di affezione per ciò che leggo.
D.
-Intendo dire che gli strascichi di una lettura sono così soggettivi che preoccuparsi di quanto questi incidano sugli altri, è inutile. Che Kafka e DFW siano morti dispiace a me per me, perché io sono una che le cose le capisce leggendole, a viverle mi sfuggono. Quindi ha idea del danno morale che queste morti mi arrecano?
D.
-Questo poteva saperlo solo lui. A fare della dietrologia con il senno di poi siamo tutti bravi. Brevi interviste non è un testamento consapevole, questo è quello che credo. Quella dell' eziologia sentimentale di una morte autoinflitta è un'ossessione comune a tutti, ma per quanto patetico possa sembrare, la riproduzione crescente di esseri umani è il manifesto che l'amore fa ancora la parte del leone. E a DFW questo non era sfuggito, ovviamente.
D.
-Io sono convinta che se non amassimo più di quanto odiamo (e ci odiamo) saremmo incapaci di sdegnarci di fronte alla sequela triste di tutti quegli uomini schifosi, stupratori, bugiardi, irresponsabili e misogini che Wallace ci racconta.
D.
-Ha ragione. Magari questo è il pensiero buono mentre quello parallelo e opposto ci sussurra ben altre oscenità.

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