Ho più volte affermato in passato che la forma d'arte più consona al nostro paese è quella della commedia, come del resto provano le opere partorite da artisti sia teatrali e cinematografici, con le dovute eccezioni per qualche grande drammaturgo. Purtroppo spesso la commedia, in mano ad autori ed interpreti di scarso spessore, finisce per scadere nella farsa.
Nella farsa è andata ormai a finire anche la fin troppo famosa storia della "professoressa di Monteroni", conosciuta anche come la "sexy prof". Vicenda così conosciuta che mi permetto di non riassumere ma solo a rimandare ai post a lei dedicati ormai un paio di anni fa.
Scaduta nella farsa, dicevo, perché quando ormai era da tempo terminato il procedinìmento giuridico, con un patteggiamento della pena che sembrava un po' aver salvato capra e cavoli, consentendo alla procura di poter archiviare il caso come una vittoria e alla prof di mantenere la sua posizione nella graduatoria degli insegnanti supplenti della regione Puglia, due accadimenti hanno ulteriolmente allungato quella che ormai sembra essere una storia senza fine.
Dopo qualche mese l'ufficio scolastico pugliese, ex provveditorato allo studio, ha infatti, con un suo provvedimento, escluso l'insegnate dalle graduatorie regionali a causa del patteggiamento (che non equivale ad una condanna).
Una scelta probabilmente unica nel suo genere e per la quale la professoressa ha presentato ricorso presso il tribunale del lavoro, che dovrebbe esprimere il proprio parere prossimamente.
Non bastasse ciò, ecco che oggi arriva la notizia che, a distanza di due anni dalla diffusione del famigerato filmato su you tube ma a ben tre dallo svolgimento dei fatti (che a lecce erano già conosciuti prima che il video finisse su you tube), la famiglia di uno dei ragazzi coinvolti nella vicenda ha presentato una richiesta di risarcimento, di 250mila euro, verso l'insegnante e la scuola teatro dei fatti.
Ci sarebbe da ridere se dietro tutto questo non ci fossero persone che da quel giorno hanno visto la propria vita sconvolta, tutto a causa di una bravata di ragazzi che è stata gonfiata in modo inverosimile da quanti hanno voluto trasformare un episodio di vita locale in un efferato crimine e di una donna forse inadatta all'insegnamento e magari pure con qualche problema comportamentale, nel mostro da giustiziare.
Non mi stupisce minimamente la richiesta dei danni richiesta, mi stupisce semmai che sia stata presentata così in ritardo.
Mi stupisce meno che ci sia stato, come sicuramente deve esserci stato, uno psicologo (o equivalente) che possa aver certificato i disturbi accusati dal ragazzo a causa della ravvicinata convivenza con la bella professoressa, visto quello che troppo spesso si usa arbitrariamente delle argomentazioni pseudo scientifiche messe a disposizione dalle discipline psicologiche.
Ora il buon senso direbbe a un buon giudice di respingere la richiesta, ma quella che in questo paese il buon senso e i buoni giudici siano sempre più rari a trovarsi è ormai più che una semplice impressione. Aspettiamoci dunque qualsiasi soluzione.
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