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C’erano una volta gli studenti-lavoratori, poi li fecero fuori tutti

Creato il 14 dicembre 2011 da Rory

C’erano una volta gli studenti-lavoratori, poi li fecero fuori tutti

Ci metto questa foto perché veramente mi verrebbe la tentazione di occupare la facoltà e di tenerla così per sempre.

Premessa: assolutamente controvoglia, mi sono iscritta alla Laurea Specialistica. Dico controvoglia perché dovendo lavorare e non avendo molto tempo a disposizione e – diciamocelo – anche un interesse RELATIVO nei confronti della Storia dell’Arte, non so se e quando riuscirò a laurearmi. Direte voi, allora perché ti sei iscritta? Perché purtroppo vengo da una famiglia in cui il non avere una laurea equivale ad un cancro in fase terminale, quindi o ti prendi questo benedetto pezzo di carta oppure sei costretto a languire a vita con mia madre che a ogni piè sospinto dice “eh ma te la potevi anche prendere la laurea magistrale…”

Insomma, è finita come sappiamo. Oggi vado in Università a parlare con la tutor degli studenti la quale con un ampio sorriso mi dice “ma c’è l’obbligo di frequenza!” quando, vi assicuro, questa cosa non c’è scritta da nessuna parte. Naturalmente glielo faccio notare  e le faccio anche notare che nessuno dei corsi di laurea della di Lettere&Cartoline è mai stato con obbligo di frequenza, più o meno da quando il nostro stimato ateneo fu messo su dall’ottimo Federico II. Questa signora (che percarità, gentile lo è stata davvero) mi dice che si “non c’è scritto” ma che comunque è una cosa che “si sa”.

A quel punto mi veniva da domandare se è un qualcosa che si sa per scienza infusa, per intuizione divina, oppure se te lo viene a dire san Paolo quando l’incontri sulla via di Damasco. Invece ribatto – basita – con un “ma io come faccio? Devo lavorare…” e per tutta risposta mi sento dire “eh ma purtroppo non esistono più i programmi per i corsisti e per i non corsisti… e non è certo colpa nostra. Ora parte integrante dei crediti di cui è costituito un esame si acquisisce anche con la frequenza alle lezioni. Naturalmente, immagino sia tutto frutto di una qualche punizione divina non meglio identificata.

Il problema è che c’è gente che ha bisogno di guadagnarsi la famosa pagnotta e, se le cose stanno così, significa che o lavori o studi, perché tutte e due le cose non si possono fare, ti freghi. Adesso onestamente, con tutto il rispetto per l’Arte ma a me non frega una cippa di aggiungere al mio CV “Laurea Magistrale in Archeologia e Storia delle Arti” se poi per conseguire questo magnifico titolo non ho tempo per lavorare e fare la cosa che DAVVERO voglio fare nella vita, quindi la giornalista. Ma il mio esempio diciamo che è il più banale, perché intanto posseggo una laurea triennale. Pensate a chi deve veramente aiutare la famiglia e quindi anche a 18 anni, nolente o volente, deve lavorare per forza. Questa persona non potrà mai laurearsi? Non potrà mai elevarsi culturalmente? E per quale motivo?

Tirando le somme, vi presento le mie alternative:

A – andare a parlare coi professori e buttarmi a pietà affinché mi facciano sostenere comunque l’esame a cui magari prenderò un voto scarsissimo.

B – mandare affanculo tutti e fare anche una cazziata ai miei genitori perché mi hanno costretta a fare questa pagliacciata che viola i miei diritti civili.

C – sputtanare la facoltà scrivendo questa bella storiella su un qualche quotidiano locale, in modo da far fare loro una figuraccia pietosa. Poi io però dovrei emigrare all’Università di Palo Alto e temo che comunque la cosa non troverebbe una reale risoluzione… mah…

E voi? Non vi sembra allucinante?
Che fareste? 


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