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Cabala

Creato il 25 aprile 2011 da Fredy73 @FedericaRossi5
Non è un caso che abbia deciso di scrivere questo post il 25 aprile. Non che voglia davvero tediarvi con i valori della Resistenza e col significato (per me sempre valido) della festa della Liberazione.
Ci mancherebbe altro! Questo è un blog che affronta tutti altri aspetti della vita (meno nobili e importanti, ma ugualmente presenti). Ma non posso esimermi dal constatare quanto certe date siano simboliche. E, da donna, non posso neanche sottrarmi alla sacralità delle stesse (fateci caso. Sono sempre le donne quelle che ricordano anniversari, compleanni e altre date. Fa parte del nostro patrimonio ancestrale. Forse è la sindrome della Vestale).
Così, nel corso di queste settimane, svariate cose sembrano essersi mosse per portarmi al punto di partenza... da Mr Big. Ma andiamo con ordine.
E' quasi un anno che scrivo questo blog.
Ho iniziato perché la mia non-relazione con Mr Big stava volgendo al termine (ma se non era neanche iniziata?!?). E io ho avuto una reazione un po' strana. E' come se avessi iniziato a cercare nelle braccia degli altri uomini quello che lui non poteva darmi. Poi c'è stato luglio. E da allora, il silenzio è regnato sovrano tra le nostre due vite. Non ci siamo più sentiti, salvo sporadici tentativi di contatto, qualche e-mail, più di un paio di sms... Potere della tecnologia: demanda al mezzo meccanico quello che le tue corde vocali non possono più fare. Ma lui non se ne è mai andato dalla mia mente. Né dal mio cuore. O dalla mia anima.
Ed è sempre stato presente tra queste righe. A volte in maniera dirompente. Altre sottotraccia.
Poi, in queste ultime settimane ho provato a ricontattarlo. Ma lui ha smesso persino di rispondere ai miei messaggi.
Fino all'altro giorno. Quando il mio capo mi ha comunicato che a breve dovrò andare a L'Aquila per lavoro. La sua città. O quel che ne rimane. Il teatro del nostro breve incontro. Il luogo che ho sentito come casa.
Non vi racconterò del mio bofonchiare maldestro, dall'altro lato della cornetta, mentre il capo mi comunicava la notizia. Né del panico improvviso. O delle aspettative. O della speranza.
E' stato tutto talmente surreale che per qualche ora ho agito come in una dimensione onirica. Osservando dall'esterno i miei gesti. Come se non fossi realmente io a compierli. Ma li ho compiuti, invero. Ad iniziare da quel digitare sul mio cellulare il suo numero.
Mi ha risposto.
E abbiamo parlato.
En passant, come se fosse la cosa meno importante di tutta la telefonata, mi ha detto che quando andrò a L'Aquila, lui ci sarà. E ci vedremo. Per la precisione, nel giorno in cui il mio blog - triste tributo al nostro amore - compirà un anno! Dopo 10 mesi di silenzio. Anzi, dopo un anno e sette mesi dall'ultima volta che ci siamo visti.
Come se nulla fosse.
Come se l'acqua non fosse mai passata sotto i ponti.
Come se non avessi incontrato altre persone.
Come se tutto quello che provo non fosse in qualche modo cambiato.
Perché non è cambiato. Ma è rimasto in sospensione.
E ora, oggi che è la festa della Liberazione, mi sto chiedendo se sia mai stata veramente libera in questo anno. Se il mio continuo girovagare per nazioni, città e letti di sconosciuti sia servito a qualcosa. Se questo possa essere uno scudo sufficiente per difendersi dall'amore. Se debba incontrarlo per chiudere qualcosa che è rimasto irrisolto o ricominciare daccapo. Se possa, in qualche modo, evitare di andare da lui e far saltare tutto. O se debba sperare che il mio continuo peregrinare abbia finalmente una fine. Anzi, un lieto fine.
Non so ancora cosa farò.
Intanto il mio ginocchio peggiora e l'operazione si avvicina.
Tra di noi, in passato, ci si sono messe tutte le forze della natura. E temo che l'intervento diventerà inevitabile giusto in tempo per impedirmi ancora una volta di rivederlo...
Festeggiamo, intanto, una Liberazione davvero troppo importante per la storia collettiva.
Ma non dimentichiamo - mai - che nella storia privata si trovano le catene più pesanti. Puntellate nell'anima. Radicate nella mente. Serrate, a vita, intorno a un cuore troppo stanco per tentare di liberarsi...Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.

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