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Calcio&Business: L'Ok Corral è in pay tv (MF-Milano Finanza)

Creato il 15 febbraio 2014 da Nicoladki @NicolaRaiano
Calcio&Business: L'Ok Corral è in pay tv (MF-Milano Finanza)Prima il blitz di British Telecom che ha soffiato per 897 milioni di sterline i diritti in esclusiva per il triennio 2015-2018 della Champions League al monopolista del satellite inglese BSkyB (10 milioni di abbonati). Poi il doppio colpo di Discovery Channel che ha preso il controllo (salendo dal 20 al 51%) della piattaforma Eurosport e in Italia ha comprato i diritti del Sei Nazioni di rubgy. Infine il botto targato Mediaset, che ha pagato 650-660 milioni per portare via a Sky Italia tutti i match (pay, free e sul web) della Champions League a partire dalla stagione 2015-2016. Tutto ciò solo in Europa, mentre negli Stati Uniti si è assistito a una della più grandi operazioni mai realizzate nel campo dei media: l'acquisto per 45 miliardi di dollari di Time Warner Cable da parte di Comcast, da cui nascerà il gigante della pay tv cui farà capo un terzo del mercato Usa. Tutte queste mosse mettono in evidenza due tendenze: la valorizzazione del calcio come «killer application» per i broadcaster che chiedono ai clienti di pagare conti spesso salati per assistere all'evento e la necessità di avviare un percorso di consolidamento in un mercato trasformato dall'avvento dei new media (tablet, smartphone, pc di nuova generazione).
Il 2014 può essere l'anno-spartiacque per il settore. Perché la scelta di British Telecom di investire sulla Champions per il mercato inglese dimostra che il big delle tlc vuole sfidare a 360° la BSkyB di Murdoch puntando al concetto di «triple play» (internet, telefonia e ip-tv) o addirittura di «quadruple play» (fisso, mobile, web e tv) per strappare clienti alla concorrenza. Allo stesso modo la volontà di Discovery Channel - in Italia ormai quarto network per ascolti e raccolta pubblicitaria (dopo Mediaset, Rai e Sky) - di puntare sui canali di Eurosport dimostra come gli eventi sportivi (calcio, basket, baseball, rugby, tennis) rappresentino l'elemento chiave nella programmazione strategica di questi gruppi tv globali. Ancora: il fatto che la francese Tf1, che aveva l'80% di Eurosport, abbia deciso di cedere il controllo per cambiare strategia e puntare sul pay dimostra come questo risiko possa presto materializzarsi anche su altri mercati. Da mesi infatti è in vendita il 56% di Digital+, la piattaforma a pagamento spagnola che Prisa deve dismettere per far fronte ai debiti (3 miliardi) con le banche. E proprio Tf1 è uno dei candidati all'acquisto, al pari della 21st Century Fox di Murdoch (azionista di riferimento di BSkyB, Sky Italia e Sky Deutschland) e della qatarina Al Jazeera. I potenziali acquirenti sono attratti non solo dai successi, dagli ascolti e dagli introiti pubblicitari di club quali Barcellona e Real Madrid, ma anche dal fatto che la Spagna è un ponte verso il bacino d'utenza del Sud America: centinaia di milioni di telespettatori da conquistare.
Il focus di questo potenziale riassetto tra i gruppi editoriali in Europa è la Spagna; lo dimostra il fatto che su quel 56% di Digital+ messo in vendita da Prisa c'è anche la connazionale Telefonica, che parte da una posizione privilegiata: ha già il 22% della piattaforma pay e ha un diritto di prelazione in caso di vendita della quota di controllo. Nella stessa posizione si trova Mediaset España, la branch iberica della tv di Cologno Monzese. L'asse Telefonica-Mediaset per Digital+ esiste e l'interesse è concreto, tanto più alla luce dell'operazione di valorizzazione del business della pay tv che il Biscione ha impostato sull'asse Italia-Spagna. Il progetto di creare una newco in cui conferire Mediaset Premium e il 22% di Digital+ si concretizzerà entro l'estate. E vedrà un partner a fianco del gruppo controllato dalla famiglia Berlusconi. I nomi che circolano sono i soliti: la transalpina Tf1, i cugini di Canal+, la tedesca Rtl, Al Jazeera e Murdoch.
È la dimostrazione che tutti i broadcaster ragionano in ottica continentale. Anche perché l'oggetto del contendere, il calcio nei cinque principali Paesi (Inghilterra, Spagna, Germania, Italia e Francia), ha regole comuni d'ingaggio. Ed è in questo filone che si inserisce la mossa di Cologno Monzese sui diritti della Champions per il triennio 2015-2018, operazione che per alcuni osservatori rappresenta «lo spartiacque, la rottura dell'equilibrio dell'ecosistema italiano». Lo shopping a prezzi record (650-660 milioni contro i 480 pagati da Sky all'asta precedente), tanto più in presenza del rischio di vedere sempre meno partite dei club italiani nelle fasi finali di Champions (risultati alla mano, a Mediaset una singola partita potrebbe venire a costare 76 milioni, contro i 65 milioni di euro pagati da BT per il pacchetto inglese), si spiega soprattutto con la volontà di apportare asset (i diritti) alla newco e darle un valore superiore a quello attuale (680 milioni i ricavi attesi per fine anno tra abbonamenti e pubblicità). Anche perché la spesa annua stimata per il nuovo pacchetto (220-230 milioni) è superiore ben superiore ai 130 milioni attuali.
Si tratta di un gap difficile da colmare in un mercato in difficoltà, dove il leader Sky è ancorato a 4,76 milioni di clienti e il ricavo medio per utente è stimato in 430 euro, dal che si deduce che il Biscione per coprire l'esborso dovrà conquistare 300 mila nuovi abbonati. Il lancio di pacchetti ad hoc (per la sola Champions o per il web) potrebbe consentire di erodere il 6% del parco-clienti di Sky. Quest'ultima ovviamente passerà al contrattacco battendo due strade: il rinnovo della trattativa con la rivale Mediaset per lo scambio dei pacchetti Champions-Europa League e un pesante rilancio sui diritti pluriennali della serie A che saranno messi all'asta dalla Lega in aprile e per i quali l'advisor Infront si pone un obiettivo di incasso di 5,9 miliardi. Su questo fronte il gruppo televisivo di Cologno al momento, visto l'esborso per la Champions, non potrebbe competere con la pay di Murdoch. Da qui la necessità di tornare a sedersi a un tavolo. Sempre che nel frattempo non arrivi il cavaliere bianco.
Andrea Montanariper "MF-Milano Finanza"

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