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Californication - stagione 6

Creato il 13 ottobre 2015 da Jeanjacques
Californication - stagione 6
Avete mai incontrato nella vostra vita quelle persone che, nonostante abbiano tutte le carte in regola per starvi sul cazzo, finiscono per essere vostri amici? Per me e Hank Moody è stato un poco così. Un personaggio sregolato, autodistruttivo, che non riesce a stare tranquillo e che sembra cercarsi apposta tutti i guai in cui capita. Poi mettiamoci di mezzo anche la sfera sessuale, dato che io sono un incallito monogamo e lui sembra trombarsi ogni cosa che respiri - lo so, qui sembra malcelata invidia ma non è così... credo - eppure, nonostante tutto, alla fine ho finito col volergli bene come può succedere solo a certi personaggi di un certo tipo fiction. Perché, nonostante tutto, ne apprezzavo l'umanità e la correttezza che ne veniva fuori nei momenti necessari, quelli che ti fanno capire come sono veramente le persone e qual è il loro vero valore. E direi che, se fosse di carne e ossa, magari mi sarebbe pure piaciuto farmelo amico. Anche se molto probabilmente avrei finito col fare la fine del Charlie Runkle di turno, ma questi sono altri discorsi. Tornando in tema, Californication è una delle serie che più mi ha coinvolto nella mia breve vita di telespettatore, quindi non potevo tirarmi indietro nemmeno da questa sesta... che fra l'altro, è addirittura ambientata nel dorato mondo del mio amato heavy metal.

Hank Moody, sopravvissuto alla trappola velenosa della sua vecchia fiamma, cerca di rifarsi una vita in una clinica per disintossicarsi da tutte le sue brutte abitudini. Ma le cose non vanno secondo un copione preciso e, quando gli capiterà di incontrare la groupie di una famosa rockstar ormai deceduta...

Mi ero leggermente lamentato del calo della quinta stagione, che nonostante tutto rimaneva una visione piacevole e con un finale che mi aveva davvero colpito in positivo, perché la sentivo decisamente fin troppo lontana dalle vette raggiunte dalla quarta, per me quella col maggior equilibrio fra risate e momenti di riflessione non scontati. La quinta aveva il maggior difetto di far ridere tanto per, senza dare alla risata quella strana patina riflessiva che, sempre in maniera molto pane e salame, ha contraddistinto questa serie, peccando poi di una risoluzione degli eventi da commedia romantica americana media, quando invece sembrava voler far gridare allo scandalo a ogni presunto colpo di scena. Ma comunque, si rideva e lo si faceva anche di gusto. Con questa sesta stagione per me arriva il momento più basso di tutta Califrnication, un calo che magari col proseguire era inevitabile ma che sotto certi livelli diventa quasi un crimine. A un certo punto mi ha ricordato una frase che, nel fumetto From Hell di Alan Moore, veniva fatta dire nientemeno che a Oscar Wilde: "Nessun crimine è volgare, ma ogni volgarità è un crimine". Penso che quella frase centri in pieno quello che è la pecca maggiore di questa stagione, che oltre ad avere una trama molto scombinata,  è infarcita da volgarità una dietro l'altra. Mi spiego, perché non voglio fare la figura della monaca di clausura che si scandalizza per qualunque esclamazione vada oltre l'acciderbolina, la volgarità fa (purtroppo) parte della vita e in certi casi in narrativa la si usa per dare maggior credibilità alle situazioni. La cosa che mi dà maggiormente fastidio più che altro è il tentar di far ridere mediante la volgarità, che se esiste, deve essere solo un contorno della scena. E a questo aggiungo anche che l'abilitò di uno sceneggiatore o di un regista sta nel non rendere troppo volgari situazioni che altrimenti lo sarebbero, capacità che qui è assente e concimata da battute che manco a neuroni spenti mi hanno fatto ridere - ammettetelo, alla scena della presunta caduta dell'aereo sono cascate le braccia un po' a tutti. Non dico che dobbiamo pretendere tutti le battute colte di Woody Allen, ma manco un umorismo che rasenti quello dei Soliti idioti. Altro punto dolente è lo sviluppo della trama, davvero scombinato e che mi ha reso abbastanza stranito in più di un punto. Perché se l'inizio nella rehab può magari essere funzionale, l'avvento della scena musicale rock avviene un poco a caso e si evolve in una maniera davvero indegna, con cantantucoli viziati che manderei volentieri a farsi tre mesi in fabbrica per capire com'è la vita delle gente comune (altra cosa, possibile che in questa serie alla fine si finisca per parlare solo di gente piena di soldi?) e, last but not least, un cammeo di Marilyn Manson. Che nonostante apprezzi l'industrial metal e gli riconosca un'intelligenza non indifferente nelle interviste (credo che il discorso che ha fatto in Bowling for Columbine dovrebbero ascoltarlo tutti) come artista musicale proprio non riesco ad apprezzarlo, un po' per antipatia personale e un poco perché lo collego a dei brutti ricordi. Così come è vagamente un brutto ricordo questa stagione, non tanto perché si è allontanata dai momenti migliori - credo che a una certa sia fisiologico - che ci aveva concesso poco prima, ma proprio perché non si sforza nemmeno di arrivarci. Perché pensa che mettere un c***o o un f**a in un discorso esistenziale per essere sagace, e lo so che i dialoghi di Tarantino sono infarciti da parole non proprio da educande, ma lì non prendono il sopravvento su quello che è il senso del dialogo stesso. Perché la volgarità, se si vuole usarla, deve essere un contorno, non un tramite.

Ricordo che ho finito questa stagione davvero attonito che si potessero raggiungere certi livelli di non-sense, specie da gente che prima ha saputo darmi delle puntate così belle. Ma tutti invecchiano. Anche Hank.Voto: ★ ½

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