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Cambiamento nella politica USA, fattore chiave per il successo dei negoziati nucleari

Creato il 08 luglio 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Cambiamento nella politica USA, fattore chiave per il successo dei negoziati nucleari

I negoziati sul nucleare tra la delegazione iraniana e quella statunitense si sono tenuti il 10 giugno 2014, nella città svizzera di Ginevra. Prima dell’inizio delle trattative, Abbas Araqchi, un negoziatore senior iraniano, aveva fatto notare che per raggiungere risultati duraturi l’Occidente avrebbe dovuto prendere decisioni difficili.

1. Degno di nota è che gli Stati Uniti hanno già imposto molte sanzioni unilaterali contro la Repubblica Islamica. Come risultato, è stato necessario per l’Iran affrontare le questioni irrisolte direttamente con gli USA, così da avere meno problemi da affrontare nei prossimi negoziati nucleari di alto livello che si terranno a Vienna, dove le parti si incontreranno per raggiungere l’accordo finale sul programma energetico nucleare dell’Iran. La questione delle sanzioni è, al momento, il problema più importante che l’Iran ha nei riguardi degli USA. Questi ultimi hanno imposto un gran numero di sanzioni unilaterali contro l’Iran. Una parte di queste è stata varata dal Congresso statunitense, un’altra parte è il risultato degli ordini esecutivi emanati dal Presidente e una terza parte deriva dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU. Per queste ragioni, la rimozione delle sanzioni è stato uno dei principali argomenti su cui l’Iran ha voluto negoziare con gli USA. Di fatto, dovrebbe essere chiarito come la parte opposta adempierà ai suoi obblighi nei confronti dell’Iran.

2. Certamente, la parte statunitense ha le sue preoccupazioni, ma l’Iran, finora, ha attuato molte misure miranti a rafforzare la fiducia per dimostrare che non ha alcuna intenzione di trarre vantaggi non pacifici dal programma nucleare. L’Iran ha evidenziato, inoltre, che esso considera l’uso a fini militari dell’energia nucleare proibito dalla legge e vietato dalla religione (haram). Di conseguenza, la Repubblica Islamica è pronta a garantire trasparenza sul programma nucleare a patto che le parti del negoziato riconoscano chiaramente i diritti nucleari dell’Iran. Ogni qualvolta le parti opposte, in primis gli USA, avanzeranno richieste ragionevoli, l’Iran ne terrà debito conto. Tuttavia, se essi stanno solo cercando pretesti immaginari per fare pressione sull’Iran nonostante le misure miranti a rafforzare la fiducia da esso intraprese, i negoziati non andranno da nessuna parte. Discutere le intenzioni, i comportamenti e i piani futuri relativi alla questione nucleare sia per l’Iran che per gli USA si rivelerà efficace nel preparare la strada per le ultime misure da prendere prima dell’accordo finale. Pertanto, le trattative bilaterali possono fornire le basi necessarie per facilitare il raggiungimento dell’accordo finale. Naturalmente, questo avverrà a condizione che vi sia da entrambe le parti la volontà politica di raggiungere realmente una soluzione finale al problema.

3. L’approccio statunitense nei confronti del Medio Oriente si è rivelato molto oneroso negli ultimi 15 anni. Ora, se Washington è davvero determinato a continuare una politica di dialogo, sviluppo e di contrasto all’estremismo, l’unico modo per farlo è impegnarsi in un rapporto costruttivo con l’Iran e rispettare i diritti di quel paese. A questo riguardo, non v’è dubbio che la Repubblica Islamica prenderà tutte le misure necessarie a dimostrare la natura pacifica, trasparente e la qualità costruttiva delle sue attività nucleari. Questo è vero soprattutto per la nuova amministrazione iraniana, che ha basato le sue politiche su “speranza e lungimiranza” e che, di certo, non risparmierà sforzi in questo campo. Da ciò ne deriva che è di importanza cruciale per l’Iran, in questa congiuntura, avere tutte le informazioni necessarie circa le intenzioni e i progetti statunitensi, soprattutto per quanto riguarda il programma nucleare iraniano, e i funzionari iraniani dovrebbero essere informati sui limiti massimi e minimi delle richieste di Washington. Di conseguenza, durante i due giorni di trattative tutte le materie fonti di divergenze dovranno essere discusse per prevenire stalli nei futuri negoziati di Vienna, relativamente a tali questioni.

4. Funzionari di alto livello americani, come William J. Burns – attuale Vice-Segratario di Stato – e Jake Sullivan – Consigliere alla Sicurezza Nazionale del Vice-Presidente Joe Biden – sono coinvolti nei negoziati. Queste persone giocano un ruolo importante nel processo decisionale interno alla Casa Bianca con riguardo alla questione del nucleare iraniano. Essi hanno già fatto la loro parte nel passaggio dalla politica che perseguiva l’azzeramento della capacità di arricchimento dell’uranio iraniano all’attuale posizione USA, che accetta il diritto iraniano all’arricchimento sotto la supervisione internazionale. Questo cambiamento nei confronti dell’Iran è stato un passo positivo, che ha ricoperto un ruolo fondamentale nel facilitare il progresso delle trattative. Al momento, il principale motivo di discordia tra USA e Iran consiste nel fatto che l’arricchimento dell’uranio iraniano non dovrebbe essere così limitato e le condizioni non dovrebbero diventare a tal punto complicate da privare, di fatto, l’Iran del suo diritto di arricchire l’uranio entro il quadro previsto dal Trattato di Non-proliferazione (NPT). Gli USA dovrebbero essere coerenti con il cambiamento di politica intrapreso nei confronti dell’Iran e la loro principale preoccupazione dovrebbe riguardare la possibilità di qualsiasi deviazione nel programma nucleare iraniano, piuttosto che l’esistenza stessa del programma. A questo riguardo, la Repubblica Islamica sarà certamente pronta a cooperare ampiamente con l’Agenzia internazionale dell’Energia Atomica (AIEA) per assicurare all’Occidente che il suo programma energetico rimarrà pacifico e che non ci sarà alcuna deviazione verso scopi non pacifici. Pertanto, la presenza di questi funzionari americani può essere un fattore positivo per il progresso ulteriore dei negoziati.

5. Va sottolineato che per la parte americana le questioni politiche, attualmente, sono più importanti di quelle puramente tecniche. Tuttavia, gli americani dovrebbero accettare una volta per tutte che il programma nucleare iraniano ha natura pacifica e che rimarrà tale. L’unico dubbio dovrebbe riguardare la trasparenza del programma e la cooperazione dell’Iran con l’AIEA. Ovviamente, l’Iran ha cooperato con l’Agenzia nei 4 mesi passati, fornendo risposte trasparenti alle domande degli ispettori e questa situazione dovrebbe risolvere praticamente tutte le presunte preoccupazioni degli USA. Se, invece, l’intenzione degli Stati Uniti è di restringere ulteriormente o smantellare definitivamente tutte le attività nucleari dell’Iran, questo andrebbe non solo contro tutte le norme di diritto internazionale, ma causerebbe anche lo spreco di un’opportunità storica per interagire costruttivamente con l’Iran. Personalmente, credo che se esiste la volontà politica necessaria negli stati membri del gruppo P5+1, la sorte dell’accordo complessivo sul programma nucleare iraniano potrà essere determinata nelle poche settimane che rimangono (dal periodo di 6 mesi stabilito negli accordi provvisori di Ginevra). Tuttavia, se non vi è la volontà di rispettare i diritti dell’Iran e garantire che il suo programma energetico rimarrà pacifico, anche sei mesi ulteriori di negoziati non porterebbero alcun frutto.

(Traduzione a cura di Nerina Schiavo)


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