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Camorra, clan Contini: a giudizio anche il “principe” Giannini. Contestata la frode sportiva quando allenava il Gallipoli

Creato il 04 gennaio 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

Tra i 104 rinvii a giudizio per l’inchiesta sul clan Contini di Napoli e il suo riciclare denaro in attività legali nella capitale, c’è anche quello che riguarda l’ex capitano della Roma, Giuseppe Giannini. Il calciatore è accusato di frode sportiva, reato aggravato dal metodo mafioso.

(it.eurosport.yahoo.com)

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Il coinvolgimento del “principe” Giuseppe Giannini negli affari camorristici del clan Contini. É coinvolto anche l’ex capitano della Roma, Giuseppe Giannini, “Il principe”, tra i 104 imputati rinviati a giudizio ieri nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli sulle attività illecite del clan camorristico Contini come riportavano ieri gli organi di stampa. L’ex calciatore è accusato di frode sportiva, reato aggravato dalla matrice mafiosa. Il suo coinvolgimento nella vicenda si riferisce al periodo 2008-2009 in cui allenava la squadra del Gallipoli che militava nel girone B del campionato di Lega Pro.

La corruzione per conquistare la promozione in Serie B sulla panchina del Gallipoli. L’indagine che ha riguardato l’ex azzurro prende spunto dal ruolo del consuocero Salvatore Righi indicato come un prestanome del clan Contini. Secondo l’accusa, Righi, in concorso con Giannini e con il direttore sportivo della squadra pugliese, Luigi Dimitri, con 50mila euro corruppe alcuni giocatori (due rinviati a giudizio) del Real Marcianise per consentire la promozione del Gallipoli in Serie B. La squadra pugliese vinse l’ultima di campionato battendo il Marcianise e ottenne la promozione. L’indagine sulle attività del clan portò al sequestro di beni per 250 milioni di euro tra i quali numerosi locali commerciali (negozi, ristoranti e pizzerie) nel centro di Roma. Esercizi commerciali attraverso i quali venivano riciclate i proventi illeciti dell’organizzazione capeggiata da Eduardo Contini, detto ‘o romano.

Le indagini partite da intercettazioni telefoniche fatte al consuocero Righi. Le indagini partono dalle intercettazioni telefoniche fatte al consuocero, Salvatore Righi, considerato uno dei prestanome di spessore del clan di del boss Eduardo Contini. All’udienza preliminare aveva chiesto di costituirsi parte civile anche la Fgci, ma il gip Rosa De Ruggiero ha rigettato la richiesta ritenendola troppo “generica”. Il processo, che si celebrerà a Napoli dal 17 febbraio prossimo davanti al collegio B della II sezione penale, nasce da una indagine che a gennaio 2014 portò a decine di misure cautelari e il sequestro di attività a Roma. La procura di Napoli ha lavorato affinché il gip si esprimesse sul rinvio a giudizio prima che scadessero i termini di custodia cautelare per numerosi imputati, con udienze straordinarie il 31 dicembre scorso, in cui quasi tutte le notifiche furono consegnate senza problemi, e il 2 gennaio.

Giannini: “Trovo ingiusto affiancare il mio nome a camorra”. ”E’ falso e ingiusto accostare il mio nome alla camorra o alla mafia. I magistrati hanno appurato che non c’è alcun rapporto tra quanto mi viene contestato e queste associazioni”. L’ex capitano della Roma, dal 2013 ct del Libano, ha sottolineato poi come sia stato erroneamente definito suo consuocero uno degli altri indagati, Salvatore Righi: “Mia figlia non è mai stata sposata con un Righi, è stata fidanzata ma la storia si è chiusa”. “Quanto alla vicenda della frode sportiva – ha proseguito l’ex azzurro -, quando sarà il momento verrò sentito e sicuramente cercherò di chiarire tutto. Ho fiducia nel lavoro della magistratura e nelle indagini che stanno portando avanti. Tornerò in Libano per riprendere il mio lavoro, mi spiace aver letto queste cose non vere e spero che certe notizie vengano rettificate”. (ANSA)


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