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Capitolo 10

Da Milu
<<Mi manchi tanto Cri. Quand’è che vieni a trovarci? Qui ti aspettiamo tutte con ansia. La scuola senza di te non è più la stessa.>> disse Elisa al telefono. << Anche voi mi mancate tanto. Stavo pensando di venire per le vacanze di natale, tanto manca poco.>> risposi. Avevo davvero voglia di rivedere le mie amiche e parlare loro di Alex. Avrei voluto farglielo conoscere, più che altro. Rimanemmo d’accordo che sarei andata a trovarle il 29 dicembre. Mancavano dieci giorni e avevo tutto il tempo per convincere i miei a far venire anche Alex. Ma sapevo che non sarebbe stato facile. Già mi immaginavo che giorni avremmo potuto passare insieme! Ci speravo davvero tanto.Intanto la pioggia cadeva leggera fuori dalla finestra e si stava facendo buio. Avevo voglia di vedere Alex, sentivo la mancanza dei brividi lungo la schiena. Sentivo la mancanza dei suoi occhi scuri e profondi, della sua bocca sulla mia, del suo profumo intenso. Mi mancava come l’aria.A scuola quella mattina, ci avevano riempito di compiti. L’indomani avrei avuto un compito in classe e un’interrogazione. Quindi non potevo proprio permettermi di uscire. Mi misi alla scrivania e presi i libri, ma già sapevo quanto sarebbe stato difficile concentrarmi. Tre ore di studio su quattro furono sospiri. Ma comunque riuscii, bene o male, a memorizzare quello che avevo letto.Mi stiracchiai sbadigliando. Ero esausta. Sul mio portatile apparve una bustina lampeggiante. Una mail. “Amore mi manchi da morire” lessi sdraiandomi sul letto. Risposta: “Non me lo dire. Mi sembra di non avere aria da respirare. Quanto vorrei che tu fossi qui.” Di nuovo la bustina: “Purtroppo non posso, e non potrò neanche per il prossimo mese. Posso dirti solo che i miei genitori hanno avuto un problema urgente e io e Martina siamo dovuti partire per raggiungerli.”Il mondo crollò in un istante. Adesso si che mi mancava l’aria. Sapevo che i suoi genitori erano lontani, ma non avevamo mai approfondito l'argomento. Non sapevo perchè si fossero separati dai figli. Alex evitava sempre il discorso.
Non riuscivo a respirare, il cuore correva velocissimo. Le lacrime schizzarono fuori dagli occhi come una fontana. Cercai di inspirare lentamente per calmare la morsa allo stomaco. Mi calmai quel poco che bastava per rispondere. “Cosa? Ma dove sei? Perché non puoi dirmi niente? Chiamami per favore. Ho bisogno di sentire la tua voce.” “Non posso chiamarti. Sono già partito e qui i cellulari non funzionano. Comunque sta tranquilla, io sto bene. Purtroppo non posso spiegarti il motivo della mia partenza, non potresti capire al momento. Ma ricordati sempre che ti amo e che se vivo, è solo grazie a te che mi dai ossigeno. Non essere preoccupata per me. Tornerò prima possibile, te lo prometto. Ora devo andare, ma ti penserò in ogni istante. Un bacio grande, Alex.”CAPITOLO  10Le lacrime non smettevano di scendere sul mio viso. Non potevo neanche immaginare di stare un mese senza Alex. Come avrei fatto a sopravvivere? Cominciai a singhiozzare. Mia madre si precipitò in camera mia e mi strinse forte. <<Tesoro che cos’hai? Calmati, mi stai facendo spaventare.>> ma non riuscivo a calmarmi. Mia madre mi cullò un po’ fra le sue braccia, come se fossi ancora una neonata. Quel suo gesto servì a farmi smettere almeno di singhiozzare. <<Alex è dovuto partire all’improvviso. Starà via per un mese e non potrò neanche chiamarlo perché lì i cellulari non funzionano.>> dissi fra le lacrime. Mia madre mi strinse ancora più forte. <<Non immaginavo che tu lo amassi così tanto. Pensavo fosse solo una cotta da adolescenti. Ma adesso mi rendo conto che il sentimento che vi lega, è molto forte. È un legame molto particolare; sembrate due calamite. Amore mio, io ti starò vicino in questo mese, te lo prometto.>> e mi baciò la testa. <<Perché non vai a stare per qualche giorno dalle tue amiche? Così il tempo passerà più in fretta.>> propose mia madre. Annuii.Me l’ero immaginato diverso quel viaggio. Adesso tutto era cambiato. Ma forse mia madre aveva ragione. Stare qualche giorno con le mie amiche, sarebbe servito a far passare il tempo più velocemente. E loro mi sarebbero state vicine sicuramente. Mi asciugai gli occhi e decisi di farmi una doccia bollente per rilassarmi un po’. L’acqua calda e il vapore alleviarono un po’ la tensione. Chiusi gli occhi e lasciai scivolare l’acqua sul viso e sui capelli. Cominciai a sentirmi meglio e presto anche la stanchezza dello studio sparì. Non mangiai niente quella sera. Avevo lo stomaco chiuso in una morsa. Andai a dormire prestissimo, pensando che così non mi sarei accorta del tempo che passava. Come la testa toccò il cuscino, vinse il sonno.

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