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Capitolo 25

Creato il 16 luglio 2011 da Blackvinylblues @blackvinylblues

Giusto in tempo.
Il treno già aveva acceso i motori, quando entrai con il biglietto, obliterato frettolosamente, in bocca.
Mi sistemo nel mio spazio, appoggio la borsa scolorita, piena di pezze di gruppi che ormai nessuno conosce, sul sedile, per sistemare la valigia nello scompartimento sopra la testa.
Appena seduto, mi sento osservato.
Guardo il mio walkman vecchio di venticinque anni, e penso sia colpa sua.
Ho sempre adorato, però, viaggiare con la musica.
I paesaggi scuriti dal buio, con i ricordi che passano nella mente, creano il tuo film. In questo film sei poco più di un consulente per la colonna sonora, però; i ricordi vengono spontanei e i paesaggi, in questo caso, sono quelli decisi dai binari.
Per questo io ho sempre messo il massimo impegno nel fare la colonna sonora. Immagino il percorso, cosa ci può essere. Ma alla fine capita che metto una cassetta che sospettavo di voler sentire, dato che me la sono portata dietro.
Non sono molto dentro le playlist e gli MP3. So cosa sono, so come funzionano, ma non ho la fonte digitale per convertirli bene. Infatti, sono passato a fatica dal vinile al CD, sperando che fosse una cosa momentanea, che penso ancora sia vero, anche perché l’idea di riconvertire i 16000 dischi che ho, mi è sembrata fuori dalla mia portata. Ho circa cinquanta CD, solo perché erano album ai quali tenevo e non ho trovato in vinile.
Un’altra cosa che non amo fare è leggere in viaggio.
Devo farlo perché devo trovare un collegamento tra Frank e noi.
Il commissario mi ha detto di farmi sentire ogni giorno, verso le 11, così da scambiarci le informazioni che abbiamo.
Vedo scorrere le case, fuori dal finestrino. Sono esattamente simili a quelle della mia città. Squadrate. Grigie.
La luce interna proietta il mio riflesso sul finestrino.
Non sono più abituato a vedermi in mezzo ai prati oscurati dal buio.
Sono almeno vent’anni che non provo questa sensazione.
Prendo in mano il diario del 1984.
So già che ricomincerò a leggerlo a caso, come prima. Sono un confusionario, lavoro molto a caso. Per quel poco che lavoro.
Però è il caso di leggere da pagina uno.



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