Magazine Ecologia e Ambiente

Carta o stoffa?

Creato il 07 aprile 2010 da Tigella

Carta o stoffa?Il mio mese di Chilopesa è finito il 31 di marzo e tra qualche giorno tirerò le somme.

Nel frattempo però volevo raccontarvi di una piccola abitudine che ho cambiato proprio in questi mesi che ha a che fare proprio con le cose di cui si parla su Chilopesa.

Prendiamola alla lontana: gli esseri umani, come un sacco di altri animali, cercano di tenere ben distinti i luoghi dove vivono da quelli dove va a finire il risultato del loro essere creature organiche. Questa è una abitudine più che sana che salva da un buon numero di malattie, su cui però la nostra società ha insistito sino alla paranoia, generando quell’effetto “lontano dagli occhi lontano dal cuore” per cui ci riesce così difficile occuparci del destino dei nostri rifiuti una volta che hanno abbandonato la nostra casa.

La difficoltà ad accettare certi aspetti del proprio essere fondamentalmente fatti di materia – con tutti gli inconvenienti del caso - è anche parte spesso parte della difficoltà per molte persone di accettare anche solo l’idea di usare pannolini lavabili per i bambini, mooncup e simili per le donne.

Il senso di questa premessa è che, dopo averli abbandonati subito dopo l’infanzia (in cui queste decisioni erano sottoposte all’autorità materna) ho ricominciato ad usare i fazzoletti di stoffa e mi sono trovata a riflettere su tutte queste cose.

I fazzoletti di carta sono pratici e una volta usati si portano con sè negli abissi del cestino le testimonianze dell’orrore. Però hanno un costo ambientale non indifferente. Per produrli vengono abbattute enormi quantità di alberi, perché per ottenere gli standard di morbidezza a cui il consumatore è abituato sono necessarie fibre vergini. Per ottenere il virgineo candore che associamo alla pulizia vengono usati sbiancanti chimici ed ottici estremamente inquinanti. Ogni pacchetto di fazzoletti viene confezionato in involucri di plastica, ed i fazzoletti devono poi arrivare nei punti vendita e nei supermercati. Ed ogni volta che una confezione si esaurisce, il ciclo ricomincia.

Perciò sono tornata ai fazzoletti di stoffa.

La cosa ha richiesto un po’ di adattamento di abitudini, oltre ad abituarsi a fare una buona scorta di fazzoletti da usare tra una lavatrice e l’altra, ma penso che sopravviverò egregiamente al cambiamento.

Oltretutto i fazzoletti sono notevolmente cambiati rispetto alla mia infanzia, ed ho trovato anche dei fazzoletti che soddisfano le mie velleità estetiche oltre alle preoccupazioni ambientali.

Se vi è venuta la curiosità nei confronti di questo oggetto tutt’altro che relegato nel passato, vi consiglio anche una lettura: Mettiamoci il naso.


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