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Casa Lazio, la Lazio Keita…spetti. Tanta mole di gioco, pochissimi goal (by Marco Pontremolesi)

Creato il 16 novembre 2013 da Simo785

Ormai sembra quasi un mantra che si ripete da settimane. Una stancante litania che ronza nell’orecchio dei tifosi biancocelesti e non accenna a smettere, quasi come una zanzara fastidiosa, che ti punzecchia quando meno te l’aspetti e ti lascia un senso di nervoso e di stress continuo, fino ad abbandonarti a una rassegnata e inesorabile voluttà. E in questo caso questo “malessere” calcistico viene provocato dall’esatto opposto dell’esempio appena citato: ovvero dalle “punte” che non “pungono”.  Infatti, l’attacco della Lazio sembra una zanzara o una vespa senza pungiglione: sterile, poco fastidiosa, senza una punta di veleno pronta per essere scaricata su un avversario inerme, finito.

Casa Lazio, la Lazio Keita…spetti. Tanta mole di gioco, pochissimi goal (by Marco Pontremolesi)

Tra i vari attaccanti in rosa nella squadra di Petkovic, il più prolifico risulta Floccari: e già questo dato di fatto mette in evidenza i grandissimi problemi in fase offensiva della Lazio, per due semplici motivi :

 

1) Perché il “boia” di Vibo Valentia è in una condizione fisica a dir poco pessima

2) perché i quattro goal che ha realizzato sono stati fatti in Europa League contro due difese a dir poco scandalose, come quelle del Trabzonspor e dell’Apollon, degne di una partita tra scapoli ed ammogliati, mentre in campionato non riesce a toccare un pallone. Forse ci sarà un motivo per questo andamento “a due marce” dell’attaccante biancoceleste.

Dunque, è proprio dalla partita di Europa League che bisogna ricominciare e che la Lazio doveva ripartire, dopo l’incredibile e assurda débacle contro il grifone genoano. E la Lazio effettivamente vince, ma con troppa e regalata sofferenza davanti ai dignitosi maniscalchi ciprioti, che riuscirebbero a ottenere a stento la salvezza in Lega Pro. Quindi il risultato, uno stiracchiato 2-1, è frutto di una Lazio come al solito imbarazzante, che si regge sugli assoli di Candreva e di un “giovanotto” di belle speranze, Keita Balde Diao, che non riesce a trovare il suo primo goal per un soffio, scivolando nel momento decisivo davanti al portiere dell’Apollon.

Per quanto riguarda la restante cronaca del match lo spartito rimane lo stesso delle precedenti gare: primo tempo dove la Lazio costruisce e fa anche una discreta mole di gioco, secondo tempo orribile, dove assistiamo al solito calo fisico e mentale. Le reti arrivano tutte nel primo tempo; al 13’ Floccari servito da Keita porta in vantaggio la Lazio con un diagonale preciso, al 37’ ancora l’attaccante calabro anticipa tutti dal corner e la mette all’angolino; sembra finita ma al 41’ Cana regala gentilmente la palla a Papoulis, servendolo orizzontalmente, che raccoglie il pallone e batte Berisha. 2-1. Il risultato rimarrà così fino al 90’, ma le coronarie dei tifosi biancocelesti saranno comunque messe a dura prova per tutto il secondo tempo. Infatti, i ciprioti crescono sempre di più e al 68’ ancora un regalo del neo-entrato Novaretti da la possibilità a Papoulis di realizzare il pari su un piatto d’argento; a evitare  tutto ciò ci pensa Berisha che con le sue manone respinge la conclusione a rete dell’attaccante dell’Apollon. Lazio salva, ma la sofferenza continua fino al fischio finale dell’arbitro, dove la Lazio raccoglie tre punti che fanno bene più alla classifica, Lazio quasi qualificata ai sedicesimi, che al morale della squadra.

Casa Lazio, la Lazio Keita…spetti. Tanta mole di gioco, pochissimi goal (by Marco Pontremolesi)

Così, in questo clima di pieno scetticismo, Petkovic prepara la trasferta di Parma.  Tra polemiche più o meno velate alla fine domenica si riscende nuovamente in campo; e la Lazio sembra esserci. Primo tempo, come al solito, sugli scudi. Ma soprattutto, il più pericoloso rimane sempre Keita Balde Diao, che dimostra partita dopo partita di non essere solo un giovane di belle speranze. La sua presenza ravviva lo spento attacco laziale, e il giovane senegalese con passaporto spagnolo si fa sentire subito al 10’, quando per poco non riesce ad agganciare uno splendido lancio lungo di Radu. Poi l’irriverente Keita si ripete al  34’, con un dribbling a rientrare e un rasoterra che impegna Mirante, e al 40’ con un colpo di testa su cross di Candreva di poco fuori.  Così finisce il primo tempo, con la solita Lazio sciupona e che costruisce un’ottima mole di gioco senza concretizzare nulla. Si arriva dunque al secondo tempo, ovvero alla prova del nove. E la Lazio scende in campo con un altro piglio rispetto alle volte passate; finalmente si vede una squadra con personalità e piglio, che prende in mano le redini del gioco e chiude il Parma nella propria metà campo. E così, in un crescendo continuo, arriva il tanto agognato goal del vantaggio.

Casa Lazio, la Lazio Keita…spetti. Tanta mole di gioco, pochissimi goal (by Marco Pontremolesi)

E se a realizzarlo è proprio lui, Keita Balde Diao, la felicità è doppia. Infatti, l’assolo del giovane senegalese naturalizzato spagnolo è di quelli melodiosi e sublimi; una musica per le orecchie e una visione celestiale per gli occhi.  Dopo una discesa imperiosa di Candreva, culminata con un tentativo di tiro non riuscito, Keita si avventa sul rimpallo e con una freddezza straordinaria dribbla mirante e la deposita docilmente in rete.

Un primo goal in Serie A veramente di grande fattura per il giovanissimo attaccante laziale, 18 anni e 6 mesi, che mostra tutto “l’imprinting” della cantera blaugrana, dove è cresciuto calcisticamente parlando e che ha lasciato tra mille strascichi e polemiche; pallone letteralmente incollato al piede, dribbling secco e bruciante, gioco palla a terra e passaggi in continuazione. Questo è Keita, un ragazzo che ora è solo una giovane promessa ma che tra un paio d’anni lo vedremo sicuramente ai vertici del calcio internazionale. Dopo la perla dell’attaccante biancoceleste, però, siamo costretti a scendere a terra e a sentire la solita sinfonia, anche se meno stonata delle altre volte. Infatti al 61’ su un angolo di Cassano sbuca la testa di Lucarelli che completamente solo insacca alle spalle di Marchetti. 1-1, e tutto da rifare per la Lazio.  Gli uomini di Petkovic si rituffano in avanti e l’ultimo ad arrendersi è ancora una volta l’attaccante senegalese che al 64’ impegna Mirante ancora con un rasoterra insidioso.  L’ultimo “sussulto” della partita lo fa il Parma, ma in negativo: Rosi protesta in maniera veemente per l’ennesimo fallo fatto; Rizzoli stufo del suo comportamento lo butta fuori dal campo.

Finisce qui dunque il match. Un 1-1 che non accontenta nessuno e che lascia l’amaro in bocca alla Lazio, la quale ha giocato per la prima volta in campionato una partita di personalità per novanta minuti. Ma in questa sinfonia di alti e bassi, alla fine prevale l’assolo di Keita Balde Diao, che come un violinista in mezzo al palco illumina la scena con una magia di rara bellezza per un diciotenne come lui. Dunque, possiamo paragonare Keita a Paganini? Forse. Genio e sregolatezza, estroso come lui, magari la capigliatura un po’ meno spettinata rispetto al grande musicista italiano. Speriamo, però, che in una cosa non lo imiti: il fatto di non replicare. Infatti, se Paganini non ripete due volte, ci auguriamo caldamente che Keita si ripeta tre, quattro, cinque, dieci, venti volte e diventi quel bomber ricercato a lungo dalla Lazio, e che alla fine avevi sotto gli occhi senza accorgertene minimamente. E ora che le sue doti sono ben visibili i tifosi vogliono una squadra con 11 Keita in campo: con la stessa fame, la stessa grinta e voglia di vincere di questo ragazzo senegalese, cresciuto nella cantera della Barça e andato via dalla stessa sbattendo la porta, e che ora vuole con la Lazio lanciarsi nell’élite dei grandi.


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