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Cate,io Matteo Cellini

Creato il 23 dicembre 2013 da Altovolume
È strano come ti (mi) venga voglia di parlare prima dei libri brutti che di quelli belli.
Forse perché quelli lì hai ancora lì, sulla scrivania, sul letto, sul comodino: aperti, pieni di segnalibri, ancora caldi insomma.
Invece quelli brutti ti viene voglia di cercarli su internet per vedere se solo tu l'hai trovato, beh, così brutto.

Cate,io  Matteo Cellini

Cate, io Matteo Cellini, Fazi Editore, 2013

Di cosa parla
Di Caterina, 17enne obesa, anzi "cicciona", infelice  come ogni adolescente di questo mondo, irritante, egocentrica. Infelice.
Caterina a scuola odia i suoi compagni di classe perché sa che ridono tutti di lei, a casa, dove tutti sono besi come lei, è felice ma sa che la loro felicità è una farsa perché loro sono non-persone, diverse dagli altri e per questo non potranno mai essere veramente felici perché nessuno li accetterà mai per come sono. Prova è la madre che si è dovuta accoppiare con uno della sua stessa specie.
Caterina ha solo due amiche, la nonna e la professoressa. Ci sarebbe anche Anna, ma Cate sa che le sta vicino solo perché vuole farsi vedere, solo perché prova pietà per lei e per questo l'ha soprannominata Anna l'Annoievole.
Il mondo dei libri e le materie scolastiche sono le sue uniche consolazioni, in attesa della vita vera.
Piccolo Preambolo
Cate,io  Matteo CelliniTempo fa avevo letto numerose recensioni entusiaste di uno dei finalisti del Premio Campiello, Geologia di un padre di Valerio Magrelli, poeta.
L'ho trovato in biblioteca, me lo sono portata a casa e dopo un'oretta l'avevo già messo da parte.
Nel leggerlo ho provato un vero e proprio fastidio. Per la scrittura, per le metafore, per l'evidente superiorità in tutto di Magrelli (secondo lui). Non è piacevole leggere un libro così.
Il libro voleva parlare del suo rapporto col padre attraverso piccoli brevi episodi. Mi sono bloccata a pagina 33. È fastidioso leggere un libro dove l'autore ci mette tre anni a raccontarti un fatto solo perché nel frattempo ti vuole far vedere quanto è bravo e quante metafore e citazioni argute riesce a infilare in una paginetta. Metafore e aggettivi, tutti quelli del dizionario dei sinonimi e di più.
Comunque ho lasciato e ne ho preso un altro, un altro Campiello: un po' perché anche di questo ne avevo sentito parlar bene, un po' perché volevo vedere se è Magrelli o il premio. Direi che è il premio, un premio a chi scrive il romanzo più arzigogolato e pieno di fuffa scritta bene.
Caterina, Cate-ciccia, Cate-pillar
Stavo per abbandonare anche Cate, io. Poi però ho "resistito", ovvero volevo provare ad andare fino in fondo almeno con questo (se non finisco un libro ho i sensi di colpa).
Lo volevo abbandonare perché è un libro che ha tante mancanze.
Prima di tutto lo volevo abbandonare perché è un libro pesante.
Un libro scritto in quell'italiano che i tuoi professori delle medie si ostinavano a farti scrivere: irreale, autoreferenziale, pomposo. Periodi complessi che non ti fanno capire nulla (volutamente?).
E anche periodi finti intellettuali dove non si capisce proprio nulla.
Mi accorgo di solito perché accende la musica di nuovo che ha finito, che sta riguardando tutto allo schermo: tutti quegli elastici che si sciolgono, che lottano per liberarsi, che congiurano contro i nodi e i giri ripetuti, che esplodono richiamati poi dalla loro sostanza a un contegno rispettabile, a una qualsiasi mancanza d'interesse, come quando sono sigillati nei pacchetti.
Si stava parlando del fratello che fa filmati in camera e che chiude Caterina e l'altro fratellino fuori.
Della prima frase non si capisce niente, a livello grammaticale suona malissimo.
La parte dopo mi rimane incomprensibile.
E quella dopo ancora peggio:
Se lo scioglimento ha evoluzioni spettacolari (...) toglie ogni possibile riferimento ai nomi e alle cose comuni per trasportare tutto prima dei nomi e delle cose, quando ancora era tutto da catalogare;
Io non capisco. 
La seconda pecca del libro è che purtroppo il libro è per 3/4 fatto così: Caterina che pensa, che rimugina su se stessa e sugli altri, che si diverte a fare improbabili pensieri..
E a forza di pipponi mentali Caterina diventa odiosa, insopportabile.
All'inzio provi un po' di pietà per lei, fai il tifo perché è obesa, perché lei in modo coraggioso si chiama cicciona da sola, perché vedi che ci soffre ma combatte. Poi però vedi che lei in realtà non è coraggiosa come vuole farci credere, è solo vigliacca perché rifuta il mondo in toto: sono tutti cattivi, tutti la deridono alle sue spalle, nulla cambierà mai, non avrà mai una vita normale. Agli altri non concede una sola possibilità: tutti fingono con lei.
Il suo cinismo (nessuno di normale accetterà mai gli obesi) e il suo egoismo (solo lei soffre) ti fanno venire voglia di dirle di smettere di credere di sapere tutto.
Questa Caterina odiosa credo sia la parte salvabile del libro, l'unica parte credibile del libro, la parte in cui si comporta da egoista assoluta (forse perché tutti gli adolescenti sono egoisti?).
Nei libri siamo abituati a sentirci sempre in sintonia con i personaggi, invece con Caterina è impossibile empatizzare perché lei non te lo permette. È un personaggio dal carattere forte, che spiazza, con cui ti viene proprio voglia di discutere, per farle capire che tutto quello che pensa non è vero.
La trama c'è, debole, ma c'è.
Dopo aver visto una Caterina così forte e sicura di se non immagineresti mai quello che succede dopo. E questo è un punto forte, che secondo me doveva essere sviscerato meglio: si doveva parlare di più di tutto quello che c'è dentro la testa di Caterina, di tutto quello che stava nascondendo a tutti, noi compresi. Però Matteo Cellini fa sembrare tutto così semplice, così facile: risolve tutto in una sorta di "vissero felici e contenti", in contraddizione con uno degli episodi iniziali. Infatti quando il fratellino, obeso anche lui, diventa violento contro un altro bambino che l'aveva deriso entra in scena lo psicologo, mentre per Caterina, sofferente ed estrema anche lei, si risolve tutto con un abbraccio e una chiaccherata. Eppure lei è un'adolescente ed è obesa in un mondo dove la donna ideale è anoressica: non avrebbe forse bisogno anche lei di un supporto psicologico? 
Alla fine del libro Caterina cresce e matura, ritrova famiglia e amici in un niente...personalmente trovo tutto troppo forzato.
Credo che sia piaciuto tanto perché parla senza tanti fronzoli di un argomento spinoso, l'obesità in una ragazza adolescente, insolito nei romanzi. Poi beh, Caterina è un personaggio che ti mette a nudo. Però tra il parlarne e parlarne bene c'è una bella differenza e secondo me Matteo Cellini non ci riesce, nonostante abbia creato un così bel personaggio. 
Per questo il libro per me rimane brutto e non riesco a consigliarlo.
Caterina a parte, il resto, scrittura e trama, non riesco proprio a mandarlo giù.

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