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Cayo Largo, l'isola che bisogna meritare

Da Astorbresciani

Cayo Largo, l'isola che bisogna meritare

Appartiene a Cuba ma sta a Cuba così come l’aurora boreale assomiglia a un’eruzione vulcanica. Mentre la patria di Fidel Castro è un turistodromo caliente, variopinto e chiassoso, Cayo Largo del Sur è una lingua di terra allungata in un mare cristallino dove riverberano il silenzio, la luce abbagliante e la pace. Un lembo caraibico senza tempo, uno degli ultimi paradisi terrestri che invitano alla “siesta” esistenziale. Un rifugio esclusivo, per altro, riservato ai vacanzieri raffinati e spartani a un tempo. Fino a quando questo isolotto non più vergine ma ancora pudico sarà immune dal turismo di massa? Semplice, finché durerà l’embargo commerciale imposto dagli U.S.A. che penalizza Cuba dal 1962. Cayo Largo è situata a 80 km. al largo della costa sud di Cuba, sulla punta estrema dell’arcipelago de Los Canarreos, di cui è la perla più preziosa. È lambita da 27 km. di spiagge di finissima sabbia bianco zucchero ed è bagnata da un mare fantasmagorico. I reef corallini che affiorano intorno ad essa cingendolo come collane tribali sono potenti magneti che attirano gli amanti del diving. Appena si mette la testa sott’acqua si resta come incantati. Un’esplosione di forme e colori ci ricorda che se il big bang è avvenuto nello spazio siderale, la vita ha avuto origine nel mare. Per cogliere la profondità di questo assioma non c’è che immergersi nel catino degli atolli e ammirare uno spettacolo che lascia senza fiato. Ripide pareti sotterranee ricamate di spaccature e canyon ricoperti di corallo nero e spugne sprofondano in un blu ancestrale dai cui fondali, ricchi di grotte sottomarine e distese di gorgonie, ti aspetti di vedere emergere in un vortice musicale la Sirenetta e la sua corte. C’è chi giura di averla incontrata. È un ambiente da “Ventimila leghe sotto i mari” e laddove la soave creatura immaginata da Andersen e resa ancora più famosa da Walt Disney dovesse negarsi c’è sempre la possibilità di avvistare il Nautilus del comandante Nemo. I più sfortunati possono sempre accontentarsi di incontri ravvicinati con squali martello, delfini, tartarughe, barracuda, murene, cernie enormi e razze di grandi dimensioni. Anche lo snorkeling è più eccitante che altrove. Uno dei luoghi più belli per praticarlo è Playa los Cocos. È come tuffarsi in un quadro vivente dipinto da Mirò con la regia di Mondrian.
Il primo a raggiungere questo piccolo Eden fu Cristoforo Colombo. Accadde nel 1494, durante il suo secondo viaggio verso il Nuovo Mondo. Il navigatore, che nella prima spedizione aveva potuto contare solo su tre caravelle, nella seconda ebbe a disposizione diciassette navi, sulle quali furono imbarcati 1.500 uomini (fra cui frati, contadini e artigiani, ma nessuna donna) e un gran numero di cavalli, muli, mucche, tori, maiali e pecore. Una volta in America, l’ammiraglio genovese salpò dall’isola di Hispaniola (Haiti/Santo Domingo) con tre navi – La Cordera, La San Juan e La Niña – per esplorare la costa meridionale di Cuba, che definì “la terra più bella che l’occhio umano abbia mai visto”. Giunto nella baia di Guantanamo si portò fino a Cayo Largo. Dà una certa emozione calpestare la medesima sabbia impalpabile su cui affondarono gli stivali del navigatore genovese, anche perché i paesaggi non sono cambiati. Lo stesso mare turchese, la stessa vegetazione lussureggiante, la stessa rena che ricorda il borotalco. Anche i residenti dell’isolotto sono sempre gli stessi: pellicani, iguane, granchi enormi e tartarughe che depongono le uova sulla spiaggia. Queste ultime s’incontrano facilmente a Playa Tortuga, nella parte nord-est dell’isola. Le iguane, invece, affollano Cayo Iguana, al largo della punta nord-occidentale dell’isola. Una curiosità: nelle paludi della parte nord dell’isola è allevato il coccodrillo rombifero. Chissà se i marinai di Colombo ne incontrarono qualcuno. Se accadde, fu di certo un incontro mozzafiato. 
Un’altra curiosità di Cayo Largo è l’antico albero La Yana, che pare fosse già lì quando arrivò Colombo. Una leggenda racconta che pirati lo usassero come punto di riferimento per nascondere le casse del tesoro. Quel che è certo, tuttavia, è che Cayo Largo fu un covo di corsari, bucanieri e filibustieri e che può vantare il titolo di isola del tesoro. I pirati dei Caraibi la scelsero come base e nascondiglio dal XVI fino al XIX secolo. Tant’è che si stima che almeno duecento navi furono affondate nelle acque circostanti, scenario di molte battaglie navali come quella in cui l’olandese Lorenzo de Graaf attaccò i galeoni spagnoli. L’isolotto potrebbe narrare le gesta del famigerato Henry Morgan (1635-1688), che nel 1666 riparò a Cayo Largo e vi seppellì il suo tesoro, mai ritrovato! Morgan era un bucaniere spietato ma gli va riconosciuta un’attenuante. Nato nel Galles, fu rapito giovanissimo e venduto come schiavo a una piantagione nell’isola di Barbados. Affrancatosi, si diede ai saccheggi e divenne il terrore del Caribe. Si dice che seppellì a Cayo Largo il bottino delle sue gesta, fra cui le numerose spedizioni contro gli spagnoli nelle Antille e le imprese piratesche a Cuba, Panama, Maracaibo e Cartagena. Alla sua morte, causata dalla cirrosi epatica (fin troppo facile collegare il nome di Morgan al rum) Morgan fu sepolto nel cimitero giamaicano di Palisadoes, a Port Royal, in Giamaica. Il destino volle che pochi anni dopo la sua morte, il cimitero venisse sommerso da un violento uragano e da allora giace sul fondo del mare. Pure sir Francis Drake (1540-1596), prima corsaro e poi comandante in seconda della flotta inglese che sconfisse l’Invincible Armada spagnola nel 1588, approdò certamente a Cayo Largo, che fu frequentato anche nell’Ottocento, da corsari famosi come il francese Jean Lafitte (1776-1826) e dal meno noto José Ribes, detto “Pepe El Mallorquin”, l’ultimo avventuriero a insanguinare le acque dei Caraibi. Nel 1822, con la sua goletta La Barca occupò l’Isla de Pinos, dove trovò la morte. Con lui, ebbe fine l’epopea della pirateria. Non è facile, per il turista alloggiato in un resort dell’isola e intento a prendere il sole a Playa Paraiso (che TripAdvisor ha eletto 11a spiaggia più bella del mondo), immaginare che tutto ciò sia accaduto realmente. Ma la fantasia non conosce ostacoli. Abbagliati da un sole che picchia col vigore di un fabbro, può capitare di scorgere nell’orizzonte un galeone inseguito dalla Perla Neradel comandante Jack Sparrow. E poco importa che sia solo un miraggio. A Cayo Largo ci si va anche per sognare.
Potrebbe essere l’isola di Robinson Crusoe. Difatti, ha una caratteristica singolare: non ha abitanti residenti ma solo stagionali. I cubani ci vanno per lavorare e ci stanno al massimo per venti giorni, poi si fanno dare il cambio e tornano dalle loro famiglie sulla vicina Isla de la Juventud. È come se l’isolotto fosse refrattario alla stanzialità, come se ci ricordasse che non possiamo mettere radici nel Paradiso. La isla que usted merece, l’isola che ti meriti. È lo slogan di Cayo Largo del Sur, un luogo dove non si approda per caso e, comunque, solo per una breve pausa. A condizione di meritare le meravigliose emozioni che sa offrire ai suoi ospiti.


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