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CECENIA: Mosca favorisce l’islamizzazione, e l’ignoranza

Creato il 31 gennaio 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Giovanni Bensi

CECENIA: Mosca favorisce l’islamizzazione, e l’ignoranza

La grande moschea di Grozny

da Mosca – Era da tempo che non si sentiva più parlare di combattimenti in Cecenia, tutt’al più di singoli “atti terroristici” compiuti da musulmani integralisti, i cosiddetti “wahhabiti”. Sembrava quasi che la seconda guerra cecena, conclusasi ormai tre anni fa, avesse portato a un successo. Ma in questi giorni dalla Cecenia meridionale, montuosa, tradizionalmente rifugio dei guerriglieri, è giunta una notizia in controtendenza: alla periferia del villaggio di Tazen-Kala, del distretto di Vedenò è stato scoperto un campo dei ribelli, e nel tentativo di ispezionarlo, i militari russi sono caduti in un’imboscata.

Secondo i dati ufficiali sono rimasti uccisi tre combattenti del battaglione “Sud” delle truppe interne dell’MVD e un poliziotto del commissariato regionale di Nozhaj-Jurt. Altri 16 militari sono rimasti feriti, di cui alcuni  in modo grave. Sul luogo sono stati trovati anche cinque cadaveri, dei quali solo uno è stato identificato: si tratta di un abitante di Grozny ricercato dalla polizia.

Qualora l’islam nel Nord-Caucaso non si presenti con i connotati estremisti, wahhabiti, Mosca non esita a fare ad esso delle concessioni, come è avvenuto verso l’attuale presidente ceceno Ramzan Kadyrov. Le sue iniziative “islamiche” sono appoggiate dal nuovo mufti della Cecenia, Sultan Mirzaev, già presidente del tribunale shariatico, adepto della confraternita “sufica” Qadiriya, succeduto al precedente mufti Ahmad Shamaev.

Ma le proposte di Ramzan Kadyrov per agevolare l’islam “non wahhabita, con l’appoggio di Mosca, non si limitano a questo. Durante una conferenza con gli ‘ulema’, i dottori della religione, il mufti Mirzaev dispose che tutte le khutba (sermoni) che si tengono nelle moschee debbano essere approvate in precedenza dalla Nezaret (Direzione religiosa) cecena, giacché “si verificano casi si distorsione dei precetti reali dell’islam, distorsioni dannose che hanno conseguenze deleterie”.

Nello stesso tempo, per sostenere la rinascita del sufismo (islam “mistico”, o “confraternale”, tradizionale nel Nord Caucaso, in contrapposizione alla wahhabiya), Ramzan, ovviamente con l’appoggio russo, ha fatto costruire a Grozny una moschea che è, si dice, la più grande d’Europa ed è intitolata al padre del presidente, Ahmad, ucciso dal guerriglieri nel 2004. I lavori sono terminati nel 2009, e il corpo centrale dell’edificio, concepito sul modello della Sultan Ahmet Camii (la “Moschea del Sultano Ahmed”), nota anche come Mavi Camii (“Moschea Azzurra”), a Istanbul, con i quattro minareti alti 50 metri, si erge all’estremità della ulica Pobedy, la “via della Vittoria” e domina la silhouette della città. La moschea può ospitare 10.000 fedeli: accanto ad essa sorge una madrasa e la nuova residenza del mufti. Mirzaev spera che la nuova moschea, che è costata diversi milioni di dollari, in spirito sunnita, šafi’ita e qadirita, “aiuterà i fedeli a tornare alla fede tradizionale del nostro popolo”, respingendo le tentazioni estremistiche.

In alcune repubbliche, come in Cecenia, Inguscezia e Dagestan, le autorità favoriscono apertamente i processi di islamizzazione. Ora il presidente Ramzan Kadyrov sta conducendo una forte campagna a favore della rinascita islamica, concepita però in termini di devozione popolare, qualche volta di superstizione, e con metodi di impatto mediatico, ma di scarsa consistenza dottrinale. Un esempio: il 22 settembre 2011 Kadyrov è riuscito a portare in Cecenia una reliquia di dubbia origine e di nulla autenticità, nientemeno che la ciotola del profeta Maometto, conservata, chissà come, a Londra e trasportata a Groznyj grazie a misteriosi “musulmani britannici”.


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