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Certi libri, come se li avessi letti

Creato il 07 ottobre 2014 da Spaceoddity
Certi libri, come se li avessi lettiPer carità di patria, o per pudore, non dico i titoli. Ma ci sono molti romanzi che ho letto, ma di cui parlo più o meno come chi mente nel dire di averli letti. Si tratta di opere che ho incontrato durante la mia adolescenza, quando ancora non ero pronto a scivolare da Paperino e romanzacci da stazione ferroviaria a Flaubert e Dostoevsky (guardandomi con un minimo di oggettività e prendendo un po' le distanze, direi che a me è mancata una buona formazione primaria, quella - diciamo - delle scuole elementari e soprattutto delle medie).
Così, giusto per mettermi un po' in gioco e neanche troppo, rimane il fatto che ho la sensazione di barare parlando ai miei alunni di Madame Bovary o di Delitto e castigo. Non perché millanti ore passate tra la carta e spese invece al biliardino o al flipper, anzi: ricordo l'entusiasmo e, come spesso capita con me, anche la maniacalità con cui ne parlavo e me li portavo dietro. Il problema è che, di questi libri, rimane in me una sensazione vaga, indefinita. Non direi neanche superficiale, ma cristallizzata e impalpabile sì.
Quando ne parlo ai miei alunni, insomma, me li devo "ristudiare", un po' come capita con altre opere che in effetti non ho ancora letto se non per brani antologici (e per i quali - sia detto per inciso - non mi sento affatto in colpa: non posso aver letto già tutto). Solo che, appunto, solo con Madame Bovary e Delitto e castigo, paradossalmente, mi sembra un po' di barare perché quello che avrei da dire io è relegato all'ambito delle emozioni, è insieme primitivo e informe, schiacciato dalle conoscenze che il mio abito professionale impone.
Segno, mi si dirà, che devo riprendere in mano questi libri (come accadde pochi anni fa con Cervantes, e fu un vero trionfo per me). Senz'altro, è talmente vero che non vale la pena discuterci su. Ma quando io rileggerò Madame Bovary e Delitto e castigo (visto che ormai su questi titoli ho poco da nascondermi), altro scivolerà dietro di me e continuerò a inseguirmi all'indietro. Verrà il giorno in cui avrò la sensazione del loop, ovvero di dover tornare sempre indietro per andare davvero un po', un po'!, avanti.
Certi libri, come se li avessi lettiLa mia resistenza a riprendere in mano quei libri non è il timore della noia e neanche la paura di cambiare idea o di non trovarli indispensabili nella mia storia personale (è già capitato, per esempio, con Guerra e pace), forse, l'ansia di ciò che ancora non ho letto (a quasi quarant'anni, mi sono rassegnato alla mia insufficienza di fronte alle meraviglie del possibile). È, semmai, la percezione netta di quanto vacuo sia ciò che mi porto dentro, di ciò che vorrei trasmettere, di ciò in cui consisto e che stringo con forza al mio fianco.
Rileggerli sarà dunque una lotta, un modo per non arrendermi di fronte alla vanità - cioè all'esser vano - di tante parole sulla tradizione, su ciò trasmettiamo alle generazioni successive. Su ciò che noi possiamo anche non padroneggiare con diabolica sicurezza, ma che è importante a prescindere da noi e dalle opinioni che ne abbiamo. Sulla mia importanza di mezzo, veicolo, per la letteratura... e un po' anche suo prodotto. Uno tra i tanti, non il risultato finale e ineluttabile. Il destino di certi libri mi attraversa, ma non è detto che aspettasse proprio me.
(Devo farmi un po' più trasparente al mondo.)

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