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Che becio, che buco, cheche | Parole e verbi in disuso

Creato il 11 agosto 2014 da Lifarnur @silvialazzerini
Che becio, che buco, cheche | Parole e verbi in disuso
CHE BECIO: che schifo! Lo dicono a Siena
CHE BUCO: che fortuna! "Aver buco" significa essere fortunato. Sono modi di dire non offensivi, anzi, cordialmente invidiosi, anche se BUCO; in altro contesto, significa pederasta. A Pisa e a Livorno: "Che ppo' di buo!"
CHECHE: paturnie, malumore. "Lacialo stare, oggi gli ha le cheche". E' un modo di direfiorentino e senese, sebbene sia considerato un lucchesismo. Il Nieri, però, nel suo Vocabolario lucchese lo registra come gheghe e spiega che "le gheghe propriamente sono la glandole sotto il mento". "Che hai? Le gheghe?" Come dire: "Che stranezze sono queste?". Anche nel PIsano, con lo stesso significato, gheghe. A Buti (Pisa) "fa' lla cheha (checa)" significa far la festa, cioè ammazzare, e si usa specialmente quando si tira il collo ai polli. A Pisa "fa' lla chea" (senza aspirazione fra la E e la A) vuol dire far la cresta sulla spesa, ovvero fare un guadagno illecito. Per estenzione "Sur conto mio la chea un ci si fa", su di me non c'è propri onulla da dire.

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