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Che significa abolire il valore legale del titolo di studio? Spunti di riflessione

Creato il 23 marzo 2012 da Simonetta Frongia
Che significa abolire il valore legale del titolo di studio? Spunti di riflessione Pubblico , con piacere gli spunti di riflessione sull'abolizione del valore legale del titolo di studio. Con piacere poiché ribadiscono le stesse cose che io ho già scritto più di un mese fa e che era il post al primo link, sull'argomento pubblicato ieri. Non credo, mi abbiano copiato! Scherzo, ovvio. Buona lettura e buona riflessione.

Che significa abolire il valore legale del titolo di studio? Spunti di riflessione

 di Pasquale Almirante 

http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=35655&action=view 

22/03/2012

Dal 22 marzo, e fino al 24 aprile, è stato avviato il sondaggio internet da parte del Miur per capire qual è l’orientamento sull’abolizione del valore legale del titolo di studio. Un modo forse per affrontare al meglio una materia delicata. Diamo, per questo motivo, il nostro modesto contributo nella valutazione dei pro o dei contro.  

Abolizione del valore legale del titolo di studio significa che una laurea in legge, per esempio, è l'equivalente di una laurea in Lettere perchè private entrambe del loro valore legale specifico. Il dibattito diventa allora, non già quello di preparare nelle università avvocati, ma semplici laureati in possesso di un titolo fruibile e spendibile per tutte le occasioni. Ma c'è di più. Siccome un titolo equivale ad un altro, essendo per esempio la laurea presa a Catania senza alcun valore legale rispetto a una simile conquistata a Bolzano, calmiere nella scelta di una determinata figura professionale ad un concorso pubblico potrebbe diventare l'Università di provenienza, non già lo specifico valore della laurea che tiene conto del voto e delle altre componenti giuridiche.
E infatti i sostenitori dell'abolizione del valore legale della laurea spingono proprio su questo punto perchè gli atenei sarebbero costretti a farsi concorrenza fra loro, visto che sarebbe il mercato a selezionare i veri e più in gamba professionisti del settore.
E non basta. Secondo i promotori, compito dello Stato dovrebbe essere quello di stilare una graduatoria delle università migliori in modo che quando proprio e soprattutto lo Stato ha bisogno di personale per le sue amministrazioni, attinga non basandosi sui punteggi del voto conseguito, che finora ha messo sullo stesso piano tutti i candidati con i rispettivi atenei, ma in relazione alla università di provenienza. (Correggo qui l'autore, poichè questa graduatoria esiste già)
Esemplificando questa posizione possiamo dire: un ateneo catalogato dall'Anvur (l'istituto di valutazione delle università) 100 garantisce che i suoi avvocati sono al top della preparazione per cui già in partenza sarebbero preferiti. Si sostiene infatti che, con l'attuale sistema, un laureato uscito da un corso di studio non altamente selettivo col massimo dei voti, ha più possibilità di lavorare o di partecipare a un concorso assai maggiori di un suo collega, strizzato da professori più pignoli, magari più preparati e deontologicamente più attendibili, e che, proprio per l'alta selettività che ha subito, ha un voto di laurea inferiore.
Concorrenza sembrerebbe la parola d'ordine, per ottenere il ranking più favorevole da parte delle agenzie di valutazione e che potrebbe pure determinare l’ammontare delle risorse da assegnare a ciascuna università per pagare meglio i propri insegnanti. Infatti l'unica concorrenza possibile, a parte l'aspetto logistico, si sposta solo sul versante delicato della docenza, dei professori migliori che verrebbero cooptati e blanditi col profumo di stipendi più lauti e non su quello della parentela, dell'amicizia, della clientela.
Dov'è il punto debole per i contrari? La creazione di università di serie A, B, C e oltre, insieme all'aumento esponenziale delle tasse in quelle università ritenute migliori che attuerebbero di conseguenza una sorta di selezione naturale basata sul censo e non sulla bravura effettiva e sulla voglia di riscatto dei ceti sociali meno abbienti. Danneggiati sarebbero soprattutto gli studenti del Sud dove, sia il reddito procapite, e sia le sedi universitarie non sono assolutamente floridi.
Un'altra proposta tuttavia vedrebbe con favore,una volta abolito il valore legale del titolo, l'implementazione di Agenzie o di Associazioni professionali che, dopo il superamento di un corso specialistico e di un esame, certificherebbero la validità della laurea, come succede negli Stati Uniti. (Si ma anche qui, cè da dire che queste agenzie sono sempre private e la certificazione non è proprio basata sulla trasparenza, é come dire che vado in una scuola privata a certificare la mia competenza e, vorrei bene vedere se non me la certificano dopo che ho pagato, ad esempio 10, 15.000 Euro, come avviene attualmente per i così detti diplomi facili!)
Tuttavia, fanno fra l'altro notare alcuni promotori della proposta, lauree come medicina, ingegneria, architettura, e quei diplomi che hanno a che fare con alte specializzazioni professionali, potrebbero rimanere fuori dalla riforma anche perché sono competenze non assimilabili con altre. (Anche qui, esiste un pregiudizio di fondo ed interessi di casta. Chi l'ha detto che chi studia ingegneria o medicina studia di più di chi studia matematica, lingue, lettere o altro. Semplicemente sono campi diversi, ma non vuol dire che una professione vale più di un altra.)
Assai critica la posizione dell'Andu (Associazione nazionale docenti universitari) espressa attraverso un comunicato.  
Inserisco di nuovo il link al mio post, che tratta in modo approfondito la questione, dopo molte ricerche, e il comunicato dell'Andu. http://pedagogikapress.blogspot.it/2012/01/abolizione-valore-legale-titolo-di_25.html 

Consultazione ministeriale per l'abolizione del valore dei titoli di studio 

 di Andu

23/03/2012 "Le lauree non saranno più tutte uguali", e' il titolo con il quale Repubblica 'anticipa' l'esito di quello che viene presentato come un "referendum online" sull'abolizione del valore legale del titolo di studio.
Comincia, anzi continua, così la campagna accademico-mediatica non tanto - per il momento - per abolire il valore legale del titolo, ma per subito azzerare il valore del voto della laurea e sostituirlo con il valore (chi lo accertera' e come?) dell'Universita' che rilascia il titolo. E' questa la via 'dettata' dalla Confindustria e, sostanzialmente, sostenuta dalla Crui e, quindi, da tutti i partiti.
L'obiettivo e' quello di differenziare gli Atenei arrivando a 'selezionarne' (chi e come?) non più di 20 di serie A (che svolgeranno didattica e ricerca), dove accentrare i finanziamenti pubblici, lasciando a tutti gli altri il compito di rilasciare titoli senza o con poco valore.
Questo Governo, che fara' (e sta facendo) di tutto per soddisfare le richieste della Confindustria e dell'accedmia che conta, ha lanciato una consultazione che, come da manuale, utilizza domande che 'predispongono' l'esito prestabilito: abolire il valore del voto di laurea. Insomma una consultazione-farsa per evitare un vero confronto con chi studia e opera nell'Università.
Un confronto che il ministro Profumo non ha voluto con le Organizzazioni universitarie (ADI, ANDU, CISL-Universita', CONFSAL-SNALS, CoNPAss, COSAU - Adu, Cipur, Cisal-docenti universita', Cnru, Cnu, Snals-docenti universita' -, FLC-CGIL, RETE29Aprile, SUN, UDU, UIL-RUA, USB-Pubblico impiego) che hanno ribadito "che il valore legale del titolo di studio rappresenta un elemento di certezza democratica indispensabile nel nostro Paese e una funzione di garanzia dello Stato sull’equità e sulla correttezza dei rapporti tra i cittadini". E che hanno aggiunto: "Non e' accettabile il modello di Università sotteso all'abolizione del valore legale delle lauree, che costruisce un sistema di formazione che permette ai privilegiati di mantenere i privilegi a spese dell'intero Paese. Il valore legale delle lauree è garanzia della qualità minima di conoscenza e di uguaglianza nell'accesso alle professioni e nella pubblica amministrazione. Non può essere il “mercato” a dare il giudizio necessario per una adeguata e corretta selezione."
A un Ministro che rifiuta un confronto vero e attiva invece una consultazione finta, si può solo rispondere con una grande mobilitazione di studenti e docenti a difesa dell'Universita' statale, per difendere il diritto allo studio e la libertà di insegnamento e di ricerca.   Non aggiungo nulla, l'avevo detto già ieri. Adoro dire" L'avevo detto"!
ANDU - Associazione Nazionale Docenti Universitari  http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=35669&action=view&c 

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