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Chi gestisce il petrolio curdo

Creato il 15 gennaio 2013 da Alessandro12
CHI GESTISCE IL PETROLIO CURDO
Mentre i camion che trasportano il greggio curdo entrano nell'Anatolia Orientale e si dirigono verso i porti turchi di Mersin e Ceyhan, aumenta la tensione tra Baghdad, Erbil e Ankara. L'avvio di esportazioni autonome viola il veto posto dal governo centrale iracheno, da sempre rigido nell'affermare che le autorità curde non dispongono legalmente del diritto di stipulare contratti con società esterne: Baghdad ha appena dichiarato illegali gli oltre 50 accordi raggiunti dai rappresentanti curdi con varie multinazionali presenti nell'area.
Al centro delle polemiche c'è la Genel Energy, compagnia di esplorazione e produzione anglo-turca che opera da circa un decennio nel ricco giacimento di Taq Taq, meno di un centinaio di chilometri ad Est di Kirkuk, e in quello di Tawke vicino al confine tra Kurdistan e Turchia. La Genel, attiva in fase di contrattazione ed esplorazione, ha deciso di accelerare le pratiche per l'esportazione del greggio, aprendo la strada all'azione delle altre majors presenti nell'area. Secondo The Economist, anche Chevron ed ExxonMobil hanno iniziato a investire in territorio curdo denaro per un totale di 10 miliardi di dollari, snobbando le proteste di Baghdad.
La modesta quantità delle prime esportazioni indipendenti non è sufficiente a rassicurare il governo iracheno. La scelta di bypassare il principale oleodotto nazionale che collega Baghdad a Ceyhan passando per il Sud della Turchia rappresenta un precedente intollerabile per l'Iraq. Le recenti affermazioni del CEO della Genel Tony Hayward riguardo l'imminente progetto di realizzare una pipeline che colleghi direttamente il Kurdistan alla Turchia possono ampliare la già profonda frattura che divide il presidente della regione curda Masoud Barzani da Nuri Al-Maliki, primo ministro iracheno. L'Iraq non può permettersi di perdere per intero il controllo sull'enorme quantità di petrolio presente nel sottosuolo curdo.
Dietro le rinnovate ambizioni d'indipendenza del Kurdistan sta il desiderio forte della regione di staccarsi da un Iraq ancora diviso e alle prese con una difficile ricostruzione. Come riportato nell'intervista di Nena News a Rezan Kader, un rappresentante del governo regionale curdo in Italia, il Kurdistan iracheno sta conoscendo una crescita economica che lo distingue da un Iraq frammentato e da un governo centrale debole e incapace di dar vita a istituzioni solide. Ankara sta approfittando della situazione per intraprendere una serie di collaborazioni finanziarie tese a trasformare Erbil in un interlocutore valido, capace di aiutare la Turchia a contenere le pressioni autonomiste provenienti dalla comunità curda residente nell'Est della nazione.
La risposta dell'Iraq è stata l'immediata cessazione dei pagamenti alle compagnie che estraggono e producono petrolio nella regione curda, provvedimento che ha generato tensione tra Baghdad e le società che operano sul suo territorio. Inoltre, la costante presenza di truppe irachene e curde schierate faccia a faccia lungo il confine che separa il Kurdistan dal resto dell'Iraq rappresenta un grave elemento di instabilità che neppure le rassicurazioni del governo riescono a disinnescare.
Stando alle parole del Financial Times, è intenzione delle compagnie petrolifere andare avanti nonostante l'ambiguità della situazione: "Probabilmente ritengono che valga la pena rischiare". Il timore attuale è che ulteriori tensioni tra governo centrale e Kurdistan possano mettere a repentaglio la sicurezza delle comunità in aree difficili. Gli attentati avvenuti a Kirkuk a metà dello scorso dicembre sono troppo recenti perché si possano condurre politiche non curanti del rischio di ripercussioni sulla cittadinanza.
Fonte:http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=47421&typeb=0&Chi-gestisce-il-petrolio-curdo

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