Magazine Diario personale

Chi non muore…

Creato il 29 gennaio 2015 da Lavostraprof

Non so se qualcuno si ricorda FrontMan (pronuncia: fròntMaan).
Se non avete voglia di andarvene indietro nel tempo, vi conto qui che, in prima, tre minuti dopo essermi stato affidato dal Capo mi ha fatto un sacco di domande sulla scuola, scusi, prof, scusi, prof, e intanto mi ha detto che si chiamava Man, Front Man, e quando, dieci minuti dopo, finito il giretto della scuola, ho detto: Man, vieni qui, mi ha risposto: ma prof, ce l’ha con me?, e io ho strabuzzato gli occhi e gli ho risposto: eeehh??, e lui: eh, sì, mi continua a chiamare.
Per dire il tipo.
L’anno scorso stava sempre male quando c’erano le verifiche, perciò i genitori (pore bestie) hanno deciso che non sarebbero venuti più a prenderlo a scuola nemmeno se avesse vomitato l’anima.
Fatto sta che un giorno si è messo a vomitare l’anima. Nell’ora di scienze (interrogazione), ha cominciato con dei conati di vomito (so che fa schifo, ma se l’abbiamo sopportato noi, stateci vicini e sopportate anche voi), perciò la Conigli l’ha cacciato in bagno (cioè, gabinetto), a vomitare.

Quello va, torna dopo due minuti e gli viene in mente che dopo deve consegnare il lavoro di tecnica (ritardo della consegna: sei settimane e due giorni), balza su dal banco e corre alla porta con la mano alla bocca per frenare il vomito. Poi torna e poi sta male ancora. Insomma, la Conigli lo accompagna dalla bidella. Dopo sette minuti di tranquillità, la bidella lo riporta in classe, dice che sta troppo male, che sembra abbia un attacco di cuore, FrontMan si stringe la felpa ad altezza ventricolo, gonfia le guance, fa burp e torna al cesso, la bidella dice che lei non si prende la responsabilità, e tira e mola e meseda finalmente si chiama la famiglia.
La madre, al telefono, mentre attende che la Conigli arrivi e la ragguagli sul fatto, strilla: ne ho piene le balle di quello lì!, la Conigli, che era arrivata, fa: scusi, e lei: oh, scusi, ma sa, sono un po’ stufa di questo che fa finta di star male. La Conigli spiega le fughe in bagno, le guance gonfie di burp, la corsa al cesso, la stretta al cuore, insomma, signora, se sta male come faccio a tenerlo a scuola (senza contare che mi ha fatto saltare l’ora di scienze, ma questo non glielo dice, pora bestia, col figlio che sta vomitando l’anima manca solo di colpevolizzarla perché toglie ai virgulti la sacrosanta cultura scientifica che tanto è importante nel nostro paese).
Comunque, la signora fa: mando mio marito.
E noi attendiamo, perché il marito lavora a 60 (sessanta) chilometri, deve prendere su baracca e burattini e venire nel buco della scuola di campagna a ripigliarsi il figlio, magari col rischio che poi gli sporchi la moquette dell’auto.
Ma insomma, dopo un po’ il padre arriva.
Di solito le bidelle salgono o girano o scendono, insomma, vanno in classe a chiamare il paziente e poi lo consegnano ai genitori o chi ne fa le veci.
Stavolta il padre chiede di salire. Arriva in corridoio, vede la porta aperta della classe (per via che FrontMan ha continuato a sedersi al banco e poi a schizzare su come un invasato per correre al cesso a vomitare

senza parola

senza parola

e la Conigli ha pensato che era meglio lasciare aperto). La Conigli fa per portargli fuori il figlio e lui, zitto, fa così con la mano e poi si gira verso la Conigli e le dice: vada pure in classe.
Tre minuti dopo il figliolo rientra. È guarito. Mezz’ora dopo va in mensa con la classe e fa il bis di lasagne (l’anno scorso, ve l’ho detto prima che adesso la mensa perde colpi) e di budini al cioccolato.
Ecco.
Capirete che eravamo vaccinati. Non ce l’ha più fatta, né a noi, né al padre. Il padre gli ha detto che se lo chiamavano ancora per andarlo a prendere perché stava male lo prendeva e lo buttava nel canale, così gli si rinfrescavano le idee e lo stomaco.
Però.
Capite anche che siamo comunque di fronte a un ragazzone grande e grosso ma sempre nella fragile età dell’adolescenza, gli ormoni, i brufoli, le interrogazioni, e così via.
Stamattina, tra una presentazione e l’altra di geografia, mi si avvicina e fa, con questa voce cavernosa e i denti serrati dal dolore: prufnumisentubne.
Io lo guardo. Lui mi guarda. Scuote la testa e si afferra la felpa, sempre giù di lì intorno ai ventricoli.
Io: E allora? Chiamo casa?
Lui: nuuu, pruf, novengunu, nun c-sunu, sun lntani.
Io: hai la febbre?
Lui: nuu, pruf, ma stmale.
Io: vabbè, vai al posto.
E chiamo Minnie e Topolona a presentare il lavoro sul Kènia. Per la prima volta in tre anni, Minnie e Topolona hanno studiato, così che la presentazione va per le lunghe, si parla, si disquisisce, si interroga la storia, la scienza e la geografia, e con tutta questa bella interdisciplinarietà anche FrontMan si sente meglio e comincia a fare il cretino con Mediano.
Perciò, finite le due fanciulle, io dico:
Eh, bene, allora, chi c’è? Vieni tu, Man?
E lui zitto. Si accascia sopra il banco, mi guarda da sotto il frangione e mugugna.
Io: Allora? Vieni? Se non hai la febbre, ti senti di venire?
Lui: mmmm, pruuuf, furse meglio ‘spettare ‘n pucu…
Vabbè, ‘spettiamo. Escono Cip e Ciop e finisce l’ora.
Arriva la prof. Conigli. Scienze. Presentazione di attività, lavori, approfondimenti eccetera su un certo argomento. Assegnazione del compito: metà dicembre. Dicasi dicembre.
Escono Bibì e Bibò, che han portato interviste, filmati di su e di giù e anche qui la cosa va per le lunghe. Così FrontMan, rimpinzato da tutta questa cultura, ricomincia a sentirsi meglio e a pensare che anche stavolta la scamperà.
Due minuti prima della campanella la prof. Conigli dice: allora oggi andiamo avanti anche in compresenza, perché, se no, tiriamo troppo in lungo.
E intanto suona la campanella e si va a magnà.
FrontMan, no.
FrontMan si precipita dalla bidella e si fa dare il termometro.
Hai la febbre?
Nuuu, pruf.
Dopo cinque minuti, tocca andare a sedersi a magnà.
FrontMan non c’è. Dov’è? Dalla bidella. A misurare la febbre.
Hai la febbre?
Pruuf, 37 e 8.
Mustor! (i.e. “mostro”, cioè caspiterina!), fa la prof Conigli, e lo caccia con la bidella a telefonare a casa.
FrontMan scompare. Credo sia venuto qualcuno a prenderlo, perché risulta regolarmente prelevato.
Così, rientriamo in aula dopo aver magnà.
Sulla lavagna, grande come tutta la lavagna, il messaggio augurale di FrontMan che, quando sono venuti a prenderlo, è tornato in classe, ha fatto su lo zaino, ha lasciato a scuola il quaderno con le note prese in mattinata, e ha riempito la lavagna di disegni e saluti cari ai suoi compagni di classe. Con quasi 38 di febbre.
Coraggioso.

Questo sarà ammesso all’esame, a meno che non faccia qualche cretinata da prendersi un cinque in condotta. Farà l’esame senza lode ma nemmeno senza infamia, perché è intelligente e intuitivo. Passerà. Magari con qualche cinque, magari anche con un quattro, ma vi invito a fare la prova di quante insufficienze un virgulto può caricarsi per ottenere almeno 5,50, che significa sei (Gelmini docet) che significa promosso.
Non ha imparato a fare i temi perché si stufa a progettarli e a scrivere; sta disimparando la matematica; se la cava in inglese (maledette prove strutturate) eccetera.
Passerà. Si è già iscritto a un Istituto Tecnico piuttosto tosto. Magari arriverà all’Università? E chi lo sa. Non ho voglia di pensarci.
Numisentubne



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