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Chi sono io per giudicare?

Da Aquilanonvedente

papa francescoChe Papa Bergoglio fosse un tipo simpatico e un buon comunicatore, era apparso evidente fin dalla sua comparsa in pubblico la sera della fumata bianca.

Che avesse scelto un nome particolarmente impegnativo, quello di Francesco, era apparso come un segnale premonitore, ma quanti segnali premonitori ci ha inviato la Chiesa cattolica nel corso dei secoli che poi sono stati regolarmente disattesi?

Ma quando due giorni fa, conversando con i giornalisti sull’aereo che lo riportava in Vaticano dal Sudamerica, ha pronunciato quelle parole a proposito della cosiddetta “lobby gay vaticana” - Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?” - devo ammettere che c’ho avuto un piccolo brivido per la schiena.

Perché se un Papa dice “chi sono io per giudicare” è ovvio che, volente o nolente, direttamente o indirettamente, coscientemente o incoscientemente, rifila uno sberlone (in senso figurato) a tutte quelle persone (cattolici in prima fila) che nella vita non fanno altro che giudicare. E’ una lezione-mazzata di umiltà, che si abbatte sulle capocce di chi non si pone il minimo dubbio nel giudicare i comportamenti altrui.

Alcuni, al massimo, arrivano a chiedersi “Ma ho tutti gli elementi per giudicare?“. Ma questo è proprio il massimo, perché la maggioranza delle persone non si pone minimamente il problema di cercare di capire il comportamento degli altri: spara a zero e stop.

Che importanza e quale spazio avrebbe meritato questa notizia nei tg?

Considerato che quello è stato il giorno della tragedia del pullman in Irpinia, con ben 38 morti, mi sarei aspettato di sentire questa notizia al secondo posto, e invece è stata abilmente sottodimensionata, forse (anzi, ne sono sicuro) proprio per non disturbare i “giudicatori” (cattolici e no).

Non esprimo giudizi, prendo soltanto atto…

P.S.: quest’estate mi piacerebbe vedere in giro magliette con la scritta “Chi sono io per giudicare?



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