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Ci si esercita. cinque. O è sei?

Creato il 06 maggio 2014 da Martahasflowers
Ci si esercita. cinque. O è sei?
L'aveva promesso a se stessa che non lo avrebbe più fatto.
Almeno per un certo tempo.
In fondo non ci voleva molto, solo un po' di forza di volontà.
Un po' tanta, per la verità, perché se intorno è tutto un godere, allora la forza di volontà deve essere più di un po'.
Ma per due o tre giorni ce l'aveva fatta. Era stata forte. Per due o tre giorni. E infatti si premiava. Il suo cervello le diceva brava. Vedeva i suo fianchi più diritti, un filo meno di tette, il viso quasi affilato, perfino la pancia le sembrava meno tonda (in quel periodo si aspettava sempre che qualcuno le chiedesse intenerito a che mese era). Lo sapeva che ingrassava o dimagriva secondo l'umore del momento. Lo sapeva, ma se lo dimenticava. E così poteva essere in formissima alle 11 di mattina (dopo acquagym con le vecchiette) e sulla soglia del disfacimento lipidico alle 12,30.
Comunque aveva resistito e per due giorni non aveva mangiato pane, né pasta, né (meno che mai) dolci.
Poi ci si era messo suo marito che aveva pensato bene di compiere gli anni e di festeggiare comprando i grissini allo strutto più buoni d'Italia (giusto giusto giusto!), ci si erano messi gli amici che avevano regalato pacchi di formaggi svenevoli, chili di gelato e anche una cheesecake (lei amava la cheesecake).
E poi ci si erano messi pure i figli, che mangiavano e litigavano, mangiavano e saltavano, mangiavano e palleggiavano, mangiavano e scemeggiavano, che poi per forza le veniva voglia di mangiare pure a lei. E di stramazzare.
Ma poi, soprattutto, ci si erano messi il padre e la povera madre, e le ansie e le rabbie e i pensieri neri, i desideri storti, la vergogna, i paradossi di una radice violata che mette in crisi le identità.
Ci si era messo il furore spaventato dalla morte, ma anche quello terribile che temeva la non morte, il lento disfarsi di ciò che si era. Che era pure peggio.
E allora, nonostante l'oroscopo, i buoni propositi, le sapienti illusioni ottiche, quella sera aveva ceduto (alla gola, alla malinconia, al nervoso) e aveva mangiato i grissini allo strutto più buoni d'Italia, fette su fette di pecorino con composta di fichi, aveva bevuto il vino rosso e pure finito il gelato (alla stracciatella, allo yogurt, alla pera e cioccolato, alla crema e cannella, alla nocciola, al pistacchio, al limone, al marron glacè) - e peccato che di cheesecake non ce n'era più. (Tanto domani andava ad acquagym).
Era stato un attimo. Quell'attimo sospeso, felice, dove ogni frastuono tace, e tace anche ogni rumore, ogni stridere molesto, non un volo di mosca (né di grillo parlante), nessun eco di colpa, vergogna, disgusto, solo un sapore meraviglioso, il silenzio, il bianco, la pace.
(Invece era un tradimento).

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