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Cinema - Ritratto di donna (Gloria) - di Angela Laugier

Creato il 27 ottobre 2013 da Tafanus
GloriaRecensione del film "Gloria" (di Angela Laugier)

Regia: - Sebastian Lelio

Principali interpreti: Paulina Garcìa, Sergio Heràndez, Marcial Tagle,Diego Fontecilla, Fabiola Zamora, Antonia Santa Maria – 94 min.- Cile, Spagna 2013

Paulina Garcia, l’attrice cilena che, con una recitazione eccezionalmente versatile, ha dato vita alle molte facce di Gloria, la donna protagonista di questo bel film, è ripartita da Berlino, quest’anno, portandosi a casa l’Orso d’argento assegnato alla migliore interpretazione femminile. Il film, infatti, poggia quasi interamente su di lei, capace di rendere credibili le mille facce del personaggio: i suoi molti sogni, le sue troppe delusioni, ma anche le innumerevoli contraddizioni  e incertezze che hanno percorso e continuano a percorrere la sua vita di donna non più giovane, che prova a organizzarsi dopo essere stata abbandonata, sulla soglia dei cinquant’anni, da un marito in cerca di compagnie meno “mature” e meno stanche di quanto fosse lei, che aveva cresciuto i figli e si era strapazzata fra casa e lavoro per mandare avanti la famiglia.

Ora, dopo dieci anni da quel doloroso strappo, prossima alla vecchiaia ma ancora piacente nell’aspetto, briosa e disinvolta, con molta voglia di vivere, di divertirsi e di accettare l’amore degli uomini che le piacciono, sembra aver incontrato, infine, l’uomo giusto per una relazione seria e impegnativa. Si chiama Rodolfo, ha l’aspetto di un distinto signore (ma porta, sotto gli abiti di buon taglio, una orribile pancera elastica che non gli conferisce, in verità, molto fascino); è molto attratto da lei di cui è anche, all’apparenza, molto innamorato. Dalle sue premure attente, e dalla sua disponibilità economica, però, dipendono ancora la ex (ma fino a che punto?) moglie e persino le due figlie, ormai sulla trentina, poiché egli non ha mai voluto, per pavidità e timore, staccarsi del tutto da un legame fallimentare, ma mai completamente esaurito. La coraggiosa Gloria, in un bellissimo e crudele finale a sorpresa, comprende che dovrà sopravvivere anche senza di lui e che probabilmente ce la farà.

Il film racconta dunque una storia piccola, quasi banale, riproponendo un’esperienza comune a molte donne (e forse anche a qualche uomo): il mondo è pieno di bigami incapaci di scegliere, perché rifuggono dalle grane e dai problemi, davanti ai quali se la danno a gambe, per viltà, preferendo i binari tranquilli di una noia consolidata dall’abitudine e dalle vessazioni; il mondo è anche pieno di donne che ne soffrono. Quello che potrebbe essere, quindi, il soggetto di un fumettone o di una telenovela poco interessante diventa qui il brillante, ma anche tenerissimo ritratto di Gloria che, pur non giovane, rivendica il diritto di vivere pienamente gli anni che le rimangono, priva ora anche degli amatissimi figli, a cui aveva insegnato, com’è giusto, a muoversi con le proprie gambe e che perciò se ne sono andati per la loro strada. Gloria è sola, ma non rassegnata all’emarginazione: è nuovamente pronta ad affrontare senza timori il giudizio del suo prossimo e il rischio di qualche nuova delusione. Film apprezzabile per aver mantenuto una certa impassibilità emotiva attorno alla figura della protagonista, il cui comportamento viene raccontato con il giusto distacco, anche attraverso immagini di forte realismo.

Angela Laugier


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