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Colpi di sonno: recensione “Il mio dolce gemello” di Nino Haratischwili

Creato il 30 luglio 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Ossimoro

Eccomi a raccontarvi il caso letterario teutonico di stagione: l’autrice (perché trattasi di autrice, il nome si legge “Nina”) è georgiana naturalizzata tedesca, classe 1983, di professione sceneggiatrice teatrale e cinematografica, qui al suo primo cimento con la prosa romanzesca. Scrive nella lingua di Goethe (non me ne voglia Goethe, che si starà rivoltando nella tomba, se mi sente) e ci narra gli alti e bassi di un amore impossibile e tormentato tra due ragazzini, poi adulti, che condividono un segreto che è la chiave di una terribile tragedia di cui si sentono responsabili. Questo romanzo è la storia del loro ritrovarsi e riperdersi che culmina in un viaggio in Georgia, un luogo topico dove il passato, finalmente, si svelerà e il futuro potrà incominciare.
Una storia su cui avevo molte aspettative e che purtroppo si è rivelata scritta male, tradotta peggio, molto “raccontata” e poco “mostrata”: un esordio che tradisce molti errori tipici degli scrittori alle prime armi, un risultato spiacevole che non viene certo aiutato da una storia confusa, non consequenziale, globalmente poco avvincente, in cui uno spunto interessante è mischiato a elementi che, alla fine, si rivelano espedienti di comodo, dall'attrattiva davvero scarsa.

Colpi di sonno: recensione “Il mio dolce gemello” di Nino Haratischwili
Autore: Nino Haratischwili Titolo: Il mio dolce gemello Titolo originale: Mein sanfler Zwilling Editore: Mondadori Collana: Narratori italiani e stranieri Pagine: 271 Prezzo: 17 euro Trama: Stella si è costruita un'esistenza di affetti sereni e sicurezze quotidiane: un bambino amatissimo, un marito attento, un buon lavoro, una bella casa. Un giorno Ivo suona alla sua porta spalancandola d'un colpo sul passato. Ivo e Stella hanno condiviso un'infanzia faticosa, impigliati nelle trame sentimentali dei loro genitori, lanciati verso una tragedia che legherà per sempre l'uno all'altra i figli. Bambini, sono cresciuti nella simbiosi dolce e disperata di due fratelli adottivi affidati all'amore eccentrico di una vecchia zia che li ha lasciati correre pomeriggi interi a piedi nudi nel forte vento del Mare del Nord, sulle sue spiagge luminose. Più grandi, sono diventati quegli amanti che non riescono a stare lontani e finiscono per distruggersi per troppa vicinanza. Poi si sono separati con uno strappo violento. Ma ora Ivo è tornato e Stella capisce che tutto il mondo che ha così caparbiamente costruito e tutte le sue difese stanno per crollare. Non resta loro che un'ultima possibilità, un lungo viaggio in Georgia, per liberarsi dal trauma sepolto che li lega e per liberare, forse, il loro amore. Nino Haratischwili ha scritto un romanzo dal cuore arcaico e dal febbrile battito contemporaneo, la storia bruciante di una passione che riesce, al contempo, a compiere il suo destino e sottrarsi a esso.
RECENSIONE Strano ma vero, a cercare in rete non si trovano quasi recensioni di questo libro, nonostante sia uscito da diversi mesi; una su Ibs, nessuna su Anobii e sui blog solo anteprime, nessuna opinione. Mi è venuto da pensare che, se tutti i lettori hanno faticato quanto ho faticato io a portarlo a termine, non è così difficile intuire il perché di questa carenza di recensioni. 
L'inizio di Il mio dolce gemello è promettente: Stella, una giornalista forte e affermata, con una vita tranquilla, un marito devoto e un figlio delizioso, una famiglia stramba ma affettuosa, viene sconvolta dal ritorno nella sua vita del fratellastro Ivo, che ha segnato gli anni della sua gioventù con la sua affascinante incostanza, in un amore morboso, carnale e tuttavia del tutto infedele.
Dopo sette anni di silenzio Ivo torna a scoperchiare un vaso di Pandora di non detti, colpe condivise e un amore ritenuto impossibile, malato, devastante; la resa dei conti avverrà durante il viaggio in Georgia, dove Ivo deve recarsi come reporter, luogo dell'anima in cui, dopo 270 pagine, finalmente il lettore scoprirà qual è la grande colpa infantile che ha legato i due protagonisti, rendendoli fratelli, complici e amanti per l'eternità. Presentato così, il libro attira, peccato che poi sia più che altro il “come” a intaccare il “cosa”, in un circolo vizioso di racconti intrecciati, incongruenze, espedienti di pura facciata: la figura di Ivo, che dovrebbe risultare maledetta e intrigante, è soltanto odiosa, con il suo abbandonare a più riprese Stella perché “il nostro amore è impossibile”. Stella è a sua volta irritante, persa per Ivo e fragile come una banderuola. Ma la cosa in assoluto meno riuscita è la globale riprovazione (sociale e famigliare) che circonda il sentimento esistente tra Stella e Ivo: perché diamine questo amore è percepito come così impossibile? Non si tratta di un incesto, dato che non sono fratelli di sangue, e il fatto che abbiano condiviso un evento traumatico in tenera età non è un motivo sufficiente per chiudere ogni spiraglio di comprensione.
Colpi di sonno: recensione “Il mio dolce gemello” di Nino Haratischwili
Questa è solo la prima e più lampante incongruenza, ma ce ne sono molte altre: un'altra è il viaggio in Georgia, completamente pretestuoso e inutile a livello di trama, visto che l'avvento delle consapevolezza poteva arrivare anche senza la presenza di una storia simile a quella dei due protagonisti con cui fare un inutile confronto. Di sicuro l'autrice voleva parlare della guerra nel suo paese d'origine, ignoto ai più in Germania come altrove, ma per farlo ha scelto uno stratagemma poco funzionale, che lascia la Georgia sullo sfondo, nei racconti tediosi dei personaggi secondari, mentre il lettore vorrebbe finalmente conoscere la storia dei due protagonisti. Ecco qual è l'unico motivo per cui il lettore si trova, a rilento, alla fine di questo libro: per conoscere l'entità della colpa di due bambini innocenti. Per cui, anche se la rivelazione è senz'altro interessante, lascia l'amaro in bocca essersi sciroppati quasi 300 pagine di eventi sconnessi, per un amore che non buca la pagina Nota dolente è senz'altro lo stile: la mia conoscenza scolastica del tedesco non mi consente di azzardare teorie inattaccabili sul fatto che questo libro possa essere (o meno) scritto male anche in lingua originale. È anche possibile che la stessa autrice, che non è tedesca di nascita, abbia una conoscenza non perfetta della lingua, che chi ha tradotto ha cercato di rendere in italiano, mostrando una gran quantità di parentetiche volanti, incongruenze sintattiche e in generale di frasi che, magari corrette grammaticalmente, suonano malissimo all'orecchio. Il risultato, comunque sia, si legge con fatica e dà l'impressione di un libro scritto male e tradotto anche peggio.
La qualità scadente della prosa non è l'unico problema: anche le sequenze sono costruite in modo opinabile, piene di lunghissimi racconti interni in prima persona e poveri di scene mostrate in presa diretta. Questo senz'altro non può essere un difetto della traduzione ed è la cosa che mi stupisce di più: l'autrice di lavoro fa la sceneggiatrice di teatro, per cui dovrebbe essere decisamente versata nel riportare le scene con un taglio recitativo, mentre in questo libro tutto ha una consistenza davvero statica.
Ciliegina sulla torta, il pessimo titolo, che stavolta è stato tradotto letteralmente: mellifluo, stucchevole, ruffiano e tuttavia inappropriato; la “gemellanza” tra Ivo e Stella di fatto non esiste, sarebbe stato molto più corretto “Il mio dolce fratello”. Copertina ambigua e bruttina.
Insomma, un libro che è un'occasione sprecata, un colpo di sonno inatteso: una storia con delle notevoli potenzialità che affoga tra la prosa scorretta, le incongruenze, le infinite sequenze di racconto (non tutte pertinenti), le ambizioni disattese da romanzo psicologico, il fallimento del tentativo di conferire fascino ai personaggi e mordente alla storia.
Consigliato solo in caso vogliate fare un regalo sgradito al vostro peggior nemico (o alla suocera).
Colpi di sonno: recensione “Il mio dolce gemello” di Nino Haratischwili
L'AUTRICE Nino Haratischwili è nata nel 1983 a Tbilisi, in Georgia, e vive ad Amburgo. Sin da quando era bambina, ha cominciato a scrivere nelle due lingue in cui si sentiva a casa. In Germania, si è costruita un nome come pluripremiata regista e autrice per il teatro, prima di dedicarsi con altrettanta fortuna alla narrativa. Il mio dolce gemello sta per uscire in diverse lingue europee.


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