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Come un Brivido nel Mare di Francesco Grasso

Creato il 05 gennaio 2014 da Nasreen @SognandoLeggend

Come un Brivido nel Mare

di Francesco Grasso

autrice

Teresa Gammauta

Francesco Grasso è nato a Messina nel 1966. Ingegnere Elettronico, vive e lavora a Roma. E’ sposato e padre di due bimbi. Scrive narrativa da molti anni. Ha pubblicato i romanzi “Ai due lati del muro” e “2038: la rivolta” con Mondadori, “Il baratto” con l’editrice Perseo, “Enea” con Stampa Alternativa, “Il re bianco del Madagascar” con Ensemble, e l’antologia “Diffidate degli originali” con Delos Books. Ha vinto numerosi premi letterari, tra cui il Premio Urania (2 volte), il Premio Cristalli Sognanti, il Premio Cuore di Tenebra, il Premio l’Incontro.

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Come un Brivido nel Mare di Francesco Grasso
Titolo: Come un brivido nel Mare
Autore: Francesco Grasso
Serie: //
Edito da: Nemo Editrice, Milano
Prezzo: 17,90 €
Genere: Narrativa
Pagine: 204 p.
Voto: 
http://i249.photobucket.com/albums/gg203/nasreen4444/SognandoLeggendo/2Bstelle.png

  

Come un Brivido nel Mare di Francesco Grasso
 

Trama: Messina, 28 dicembre 1908: un terremoto di potenza mai registrata prima, seguito da un ancor più violento maremoto, uccide 120.000 persone, radendo al suolo due città e annientando paesi e porti sulle due sponde dello Stretto. I primi a prestare soccorso alla popolazione sono i marinai di una flotta da guerra russa, alla fonda davanti a Messina, e gli uomini di una squadra navale britannica, anch’essa ormeggiata in rada. Ma perché due nutrite flotte da guerra si fronteggiano proprio nell’esatto luogo e istante della catastrofe? Che cosa stanno cercando, russi e inglesi, nelle acque siciliane? Forse i servizi segreti dello zar e l’intelligence britannica hanno previsto l’evento? È possibile che due delle maggiori potenze mondiali siano sulle tracce di un’arma segreta in grado di… provocare i terremoti? Il romanzo offre una risposta a questi interrogativi. E racconta ciò che all’epoca fu taciuto, rivelando un incredibile segreto – costato la vita a più di centoventimila italiani – tenuto nascosto da oltre un secolo e le cui implicazioni potrebbero essere terribili anche per il nostro futuro come popolo e come nazione.

Recensioneù
di Danylù

Se dovessi spiegare chiaramente cosa mi ha colpito esattamente in questo romanzo, beh! non saprei dirlo. Sono un insieme di fattori (scorrevolezza della scrittura, ritmo cadenzato, bei personaggi, trama intrigante) che me lo hanno reso piacevole, se non addirittura caro.

La trama si svolge in un contesto spazio temporale che va dalla Russia fino alla Sicilia, nell’arco di tempo di circa un anno. I mesi scorrono veloci così come le vicende, colorate sempre da una rosa di personaggi sempre ben definiti. La strategia narrativa riprende un po’ quella tendenza che io definisco “stokeriana” del diario. Il protagonista, Alec detto “krasivi” (bello) scrive queste lettere a suo fratello Piotr, che diviene un personaggio importante nello snocciolarsi della vicenda.

1

La struttura del romanzo risulta una “matrioska“, c’è l’autore che si impossessa di un documento appartenuto precedentemente alla regina d’Italia che a sua volta reperisce il diario di Alec durante una fortuita e triste vicenda. Dunque il lettore legge ciò che l’autore stesso sta leggendo, ossia gli appunti che la regina apporta (mentre legge lei stessa) il diario di Alec Brasivin che diviene infine voce narrante, primo e ultimo anello della catena narrativa.

Ma torniamo al soprannome di Alec, che seppur sembrerebbe un complimento, all’epoca e in quel contesto non era altro che un modo dispregiativo per definire il nostro protagonista “effeminato”, privo della virilità propria che i marinai, poiché questo è Alec, dovrebbero avere.

Io credo che l’autore, a cui la mitologia greca è molto cara, come si può dedurre dalla lettura del testo, abbia voluto infondere in tutto il romanzo la filosofia tipica ellenica, dove il nostro “eroe” è bello e dunque “buono”. L’antagonista, Serioga, è orrendo sia fuori che dentro e con mille sfumature, altri personaggi dimostrano la loro natura attraverso la loro faccia. Eppure ci sarà poi, il momento del riscatto, ma non voglio addentrarmi troppo per il rischio di “spoilerare”.

Ma le donne?

C’è una donna immensa in questo romanzo, Perla, o la baronessa Irene, una vera eroina greca, Atalanta come si definisce ella stessa. Vedo molto dell’autore proprio in questo personaggio, credo che sia quello a lui più caro, o comunque colei alla quale ha prestato più spesso la sua voce. Perla è in parte greca, e ama parlare attraverso metafore, facendo coincidere i personaggi reali con miti della sua cultura.

Perla è in netto contrasto con quelle donne siciliane prive di cultura, di diritti e di identità. E’ un riscatto a quella femminilità schiacciata e non riconosciuta nel corso dei secoli, in alcuni luoghi ancor più che in altri.

Ma ci sono altre donne di spessore in questo romanzo. C’è la “donna velata“, una presenza che apparentemente ha un certo peso sulla gente, addirittura su un intero paese, ma che si scoprirà, alla fine, che tutto è fittizio, almeno quanto i miti di Perla.

Eppure in questa parte del romanzo, verso il finale le acque diventano torbide, alcune maschere indossate dai protagonisti iniziano a cadere e il bene e il male si confondono, danzando su note tristi e grevi, intrise di una drammaticità degna del più classico teatro greco.

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Apprezzo molto la contaminazione religiosa, scientifica, apocrifa e storica che si riscontra in alcuni passi dell’opera. Fare un’analisi dettagliata del testo risulterebbe eccessivamente lunga e non scevra da rivelazioni importanti che, giocoforza, rovinerebbero al lettore il gusto della vicenda. Ci sono delle piccole pecche di editing, e forse una certa ingenuità nel descrivere alcune situazioni, soprattutto se contestualizzate nel 1908. Per il resto lo raccomando calorosamente.

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