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Conflitto in Mali: quali rischi per il Marocco?

Creato il 19 gennaio 2013 da Paolo

alqaidaIl conflitto che è attualmente in corso nel nord del Mali tra gli islamisti armati e una colazione internazionale sembra molto lontano dal Marocco. Ma dal momento che Al Qaida serra le sue linee con i raggruppamenti estremisti allineati al suo credo, il recrutamento attivo dei djihadisti marocchini si rivela pericolosamente alto alle frontiere del reame. Nel dicembre scorso, la  polizia giudiziaria marocchina ha smantellato una cellula di Al Qaida a Fez. Lo scopo del gruppo era di arruolare e recrutare dei giovani marocchini che abbracciavano le idee djihadiste per inviarli nei campi di Al Qaida nel Maghreb islamico (AQMI). Il Marocco non condivide certamente nessuna frontiera comune con il Mali, ma questo non ha impedito al MUJAO, gruppo affiliato ad Al Qaida, ad interessarsi di eventuali combattenti potenziali in Marocco. Al Qaida nel Maghreb islamico (AQMI) e altre organizzazioni terroristiche regionali, hanno intensificato le loro attività destinate ad attentare la stabilità del Marocco, ha confermato qualche giorno fa il ministero degli Interni marocchino. “AQMI e i suoi alleati, il Movimento per l’Unicità e le jihad in Africa dell’Ovest (MUJAO), costiutiscono oramai una attrattiva per i giovani marocchini impregnati della filosofia di Al Qaida”, ha dichiarato il ministero in un comunicato pubblicato la settimana scorsa. Le inchieste svolte dalla polizia giudiziaria e dalla Direzione generale della sorveglianza del territorio (DGST) hanno “provato” che i gruppi terroristici sono alla ricerca costante di nuove leve sul territorio. Questi commenti del governo marocchino arrivano in risposta ad una ondata di operazione di sicurezza che hanno permesso di smantellare diverse cellule terroriste in un mese soltanto di controlli. Il 26 dicembre scorso, 27 sospetti terroristi di Casablanca, Layoune, Nador, Guercif e Kelaat Sraghana, sono stati accusati di aver inviato oltre trenta ragazzi nei campi di addestramento di Al Qaida e del MUJAO nel nord del Mali. Un cittadino del Mali era uno dei sospetti di questa cellula di AQMI in Marocco. Un mese dopo, il Marocco ha smantellato un altra cellula terorrista; otto membri di un nuovo gruppo affiliato ad Ansar al-Sharia sono stati arrestati a Rabat e in altre città per avere pianificato degli attentati contro edifici pubblici e siti turistici.  Battezzata Ansar al-Sharia nel Maghreb islamico, questa cellula cerca di ottenere un sostegno logistico in Marocco  ai suoi alleati di Al Qaida nel nord del Mali, precisò a suo tempo il Ministero degli Interni marocchino. In questo gruppo si trova un ex  prigioniero salafista jihadista e militante legato ad Al Qaida, conosciuto per la sua abilità con gli esplosivi. Quattro giorni dopo, la polizia arresta un altra cellula terrorista; i nove membri che la componevano avevano lo scopo di attuare degli atti terroristici contro le autorità pubbliche. Questa cellula aveva creato a suo tempo un campo di addestramento sulle montagne del Rif e i sospettati prevedevano di finanziare i loro attacchi rubando e vendendo droga. Non è la prima volta che il Marocco smantella delle cellule o dei reseaux attivi incaricati di reclutare dei djihadisti locali; durante la guerra in Irak, molti giovani vennero recrutati per combattere al fianco di Al Qaida e nel caso della regione del Sahel, sotto controllo di Al Qaida, si assiste allo stesso scenario. Il Marocco sta rischiando di vedere innalzata l’attività terroristica sul suo territorio grazie a diverse cellule; centri di reclutamento, convertite al salafismo djihadista. La situazione geostrategica del Marocco costituisce per Al Qaida una base di retrovia ideale e alternativa all’Afganistan per consolidare i suoi progetti terroristici nel Maghreb e in Europa. Inoltre, considerata la situazione della regione sahelo-sahariana, toccata dal sottosviluppo, dalla povertà e dalla desertificazione, il Marocco risulta un terreno adatto agli scopi di questi terroristi.  Da ricordare che molti di questi volontari frequentarono nel 2011 i campi di addestramento in Libia prima di essere inviati nel nord del Mali, portando con loro tutto un arsenale di arme rubate nei depositi del regime di Keddafi. I giovani marocchini recrutati vennero poi chiamati a lottare contro il Movimento nazionale per la liberazione dell’Azaouad (MNLA), una sorta di “riscaldamento” prima di dover affrontare le forze armate africane e europee. La situazione di Al Qaida e delle sue cellule terroristiche deve essere presa in seria considerazione dal Marocco in quanto l’AQMI è riuscita nel tempo a creare nel Sahel un centro per tutti questi giovani salafisti djihadisti, grazie anche alla fluidità della circolazione e alla mancanza di coordinamento frontaliero tra i paesi della regione. Nessuno può ignorare che le orde di salafisti djihadisti di diverse nazionalità circolano liberamente nel gran Sahara, prendendo in ostaggio stranieri e commerciando in attività illecite; questi centri di estremisti costituiscono un problema per il Marocco perchè i leaders di Al Qaida sono molto vicini al suo territorio. La minaccia terrorista è oramai permanente, ma in primis più pericolosa grazie al fatto che l’aiuto e il sapee dei comandanti di Al Qaida è perfettamente impiantato e ripartito nella regione del Sahel africano. È lampante immaginare che Al Qaida nel Maghreb islamico e i suoi alleati cerchino di destabilizzare il Marocco, come ha dichiarato il ministro dell’Interno il mese scorso, ma secondo il politologo Sami Khairi, le forze di sicurezza del reame sono in gradi di rispondere a questa seria minaccia. Vero è che la politica di sicurezza nel Marocco ha dato i suoi frutti e la cooperazione tra i diversi servizi interni ha permesso in pochi mesi di smantellare numerose cellule terroristiche.

Credits: Magharebia – AuFait Maroc

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