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Considerazioni libere (145): a proposito di guerre "pulite"...

Creato il 26 luglio 2010 da Lucabilli
Le cronache della prima guerra mondiale ci raccontano di comandanti che ordinavano insensati attacchi contro le linee nemiche, in cui perdevano la vita decine e decine di giovani soldati: operazioni votate all'insuccesso, destinate a spezzare, con la conquista di una collina o di pochi metri di terreno, la tragica immobilità della guerra di trincea.
Questo succedeva quasi un secolo fa; ora i generali sono ben più attenti all'opinione pubblica e quindi cercano di combattere una guerra asettica, "pulita", senza morti, almeno dalla propria parte del fronte. Un bravo generale, capace di controllare i giornalisti in una conferenza-stampa quanto i nemici sul campo di battaglia, sa che non solo deve vincere, ma non deve perdere neppure uno dei suoi uomini.
A Gaza l'esercito israeliano sta sperimentando da qualche tempo un sistema di fucili radiocomandati, posti sulle mura che delimitano i confini della Striscia, e manovrati in una sala di controllo, lontana e sicura, da donne soldato in forza all'Israel Defense Forces. Israele ha addestrato infatti un corpo scelto di donne soldato, di 19 e 20 anni, con il compito di stare sedute davanti a una consolle, controllando sullo schermo la linea di confine e manovrando i joystick di comando dei fucili. E' quasi un videogioco, ma naturalmente coloro che si trovano nel mirino di questi fucili non sono animazioni virtuali, ma persone in carne e ossa. Queste giovani donne soldato forse non potrebbero definirsi cecchini, eppure il loro compito è proprio quello: pattugliare attraverso una telecamera un tratto di muro, osservare movimenti sospetti e in caso che avvenga qualcosa di anomalo, sparare. Basta un click, la pressione sul bottone del joystick, e l'uomo al di là dello schermo cade a terra, senza alcun rischio per la ragazza che spara, che la sera può tranquillamente tornare a casa. Immagino che nessuna di loro sarà davvero tranquilla una volta ritornata a casa: decidere in pochi secondi della vita e della morte di una persona è una responsabilità che forse non andrebbe lasciato a un giovane da poco maggiorenne.
Non voglio in questa mia "considerazione" parlare di Israele e della Palestina, ho già avuto modo in altre occasioni di esprimere la mia opinione. Avrei scritto le stesse cose se il sistema di controllo radiocomandato fosse stato allestito da Hamas e gestito da giovani ragazze palestinesi. D'altra parte, nelle guerre in Iraq e in Afghanistan, gli Stati Uniti stanno utilizzando in misura sempre più massiccia i droni radiocomandati, controllati da basi militari nel Nevada. E altri stati si stanno dotando di questa tecnologia, se già non l'hanno sperimentata. E non voglio neppure soffermarmi sugli errori: i droni statunitensi hanno ucciso decine di civili, anche bambini, scambiati per terroristi così come i fucili israeliani hanno diverse volte colpito bersagli sbagliati: è in fondo una conseguenza inevitabile della guerra, visto che non esistono né bombe intelligenti né soldati infallibili.
Al di là di chi spara, mi preoccupa che vengano banalizzati la morte e il rischio di morire. In fondo chi si trova a guidare un drone o a maneggiare un fucile posto a chilometri a distanza finisce per non essere troppo diverso dal proprio coetaneo che quotidianamente siede davanti al suo computer, armato di joystick, per combattere una battaglia virtuale. Naturalmente non è così per chi si trova al centro del mirino, ma questo il soldato-giocatore, il soldato che non corre mai pericolo, rischia di non saperlo mai.

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