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Continente Africa /"Pagne" che passione / Significati differenti per ogni tessuto

Creato il 19 novembre 2012 da Marianna06

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La realizzazione di stoffe, in Africa, presenta caratteristiche proprie, che variano da gruppo etnico a gruppo etnico e possiamo,senza tema di smentita, dire che essa rappresenta un’ attività  che si può definire un’autentica forma d’arte e con tanto di chiave di lettura a disposizione degli appassionati.

Parliamo ovviamente di tessuti che niente hanno a che vedere con l’invasione straniera di quei prodotti industriali, diffusi oggi, grazie alla globalizzazione. Anche se poi quelli che erano i manufatti di un tempo, a causa delle numerose richieste, si sono trasformati sovente, per necessità, in prodotti, magari, di una piccola industria locale. E, dunque, possono avere perso, com’è naturale che sia, un tantino in originalità.

I tessuti originali,lì dove ancora si riesce a realizzarli, sono fatti a mano e tinti con pigmenti naturali.

La chiave di lettura cela quasi sempre, da paese a paese del continente, un significato mitico o religioso, riconducibile  comunque alle origini della comunità in questione.

I nomi, che i tessuti assumono, differiscono da luogo a luogo per cui abbiamo il “boubou”, il”kanga”, il”chitenge”,il”gitambaya “.. etc.

Il più noto a noi è il” pagne” dell’Africa francofona, la cui denominazione proviene dallo spagnolo, ed è un tessuto di forma generalmente rettangolare di diversa grandezza.

Il pagne è stato utilizzato, fin dal passato, per differenti usi. Usi in realtà comunissimi. E, addirittura, con i loro disegni simbolici, possono essere tra la gente il sostitutivo di una forma di comunicazione verbale.

C’è sul tessuto, infatti, un immagine disegnata per ogni evento della comunità, paese o nazione.  Ed è questo che ne accresce indubbiamente  il fascino perché il messaggio può essere di natura religiosa o politica ma può indicare,ad esempio, anche la propria adesione ad una campagna di sensibilizzazione nazionale di natura civile.

Anche indossarlo il pagne,  poi, è un’arte. Occorre molta disinvoltura nel portarlo ma anche abilità nell’acconciarselo sulla persona. E questo perché non si fa uso affatto di alcun fermaglio o spilla.

Superfluo, inoltre, sottolinearne la vivacità dei colori che cattura immediatamente e spinge a farlo proprio per indossarlo.

Mettendo per un attimo da parte la fretta occidentale e la vanità, una raccomandazione,  è d’obbligo.

Prima di sceglierlo e indossarlo, imparare a saperlo leggere il “nostro” pagne.

 E questo per impedirci di incorrere in brutte figure.

Inculturarsi in Africa è un impegno in tutto. E non va preso alla leggera.

Siamo ospiti in casa d’altri.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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