Magazine Carriere

Contratto di lavoro a tutele…«decrescenti»? #autunnocaldo

Creato il 12 novembre 2014 da Propostalavoro @propostalavoro

Contratto di lavoro a tutele...«decrescenti»? #autunnocaldo

Pare che ci dovremo rassegnare: il posto fisso non esisterà più. Le manovre degli utlimi governi sono riuscte a cancellare questa colonna portante della società italiana, forse tra le ultime rimaste al mondo a crederci ancora.

E sia, morto un papa se ne fa un altro, dicono, ne faremo uno anche noi.

Sperando di non degenerare nella satanica suggestione del contratto unico (che produrrebbe più danni che benefici), staremo a vedere se alle imprese piacerà assumere con lo sponsorizzatissimo "contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio", chiamato anche contratto a tutele crescenti.

Domanda: perché le tutele dovrebbero crescere e non viceversa? Più ci penso e più trovo che la crescita delle tutele non sia il migliore dei mondi possibili.

Prendiamo il caso di un giovane, uscito dalla scuola o dall'università, che vuole mettersi in gioco. Se non ha optato per il lavoro autonomo è probabile che finirà in stage o, se è fortunato, in apprendistato. In questi casi però è già tardi per lui (o per lei), perché una buona scuola/università fa fare esperienza in stage prima del titolo, una ottima, invece, lo fa acquisire in apprendistato (si può, anzi, si può e si dovrebbe) così da avviare il o la brillante giovane al mondo del lavoro nel modo più soft e controllato in assoluto. Escludiamo queste ipotesi, passiamo oltre.

Mettiamo che l'azienda non lo assuma nemmeno a progetto o come co.co.co. e nemmeno a tempo determinato. Mettiamo che si lasci ammaliare dal contratto a tutele crescenti. Che fa se non trova il colpo di fulmine? Lo lascia a casa appena può, che tanto le tutele non sono ancora cresciute o lo forma fino a dargli le competenze giuste? Non pensate nemmeno per un attimo alla seconda: non esiste – e se esiste si chiama apprendistato.

Ecco allora la pazza idea: un contratto a tutele decrescenti. Ragazze e ragazzi entrano in azienda sicuri di essere un investimento e non un peso. Maternità? Nessun problema, sei tutelata. Magari, addirittura, puoi scegliere di venire a lavoro ogni tanto e far accudire il piccolo nell'asilo aziendale (istuito con i soldi risparmiati dal "bonus bebé" che non viene più attuato) o di lavorare da casa, come ti è più comodo, ma anche no, se non te la senti. Quando torni a lavoro, però, se sei rimasta indietro di qualche mese devi recuperare, quindi sotto con la formazione e l'aggiornamento. Neo papà, vale anche per te. Dopo qualche anno, una volta capaci di camminare sulle proprie gambe e correttamente preparati, di che tutele avete bisogno? Se l'azienda vi lascia a casa, fa una follia. Se vi scarica, siete voi ad avere la fila di datori che vi vogliono prendere.

C'è molto di provocatorio in tutto questo…ma non sarebbe un sogno? In un mondo in cui è la conoscenza a rendere occupabili, dove anche l'operaio deve avere le sue qualifiche e dove comunque le aziende hanno bisogno di persone per tirare avanti questo sogno è più che un'urgenza, è una necessità.

PS: dimenticavo un particolare. Un contratto di lavoro in cui il datore non è libero di recedere per un primo periodo di formazione, ma solo al termine di essa, e che poi prosegue a tempo indeterminato con le normale tutele esiste. È appunto quell'apprendistato di cui si parlava sopra.

Simone Caroli

@simonecaroli


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog