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Garanzia Giovani ha fallito, perché essere NEET è una condanna

Creato il 23 marzo 2016 da Propostalavoro @propostalavoro

flop garanzia giovaniUno spreco da miliardo e mezzo di euro, stanziati per dare un'opportunità di lavoro (o di formazione) entro quattro mesi ad ogni NEET iscritto al programma Garanzia Giovani. Numeri e dati da ripetere all'infinito: un miliardo e mezzo, quattro mesi, due milioni e mezzo di persone in Italia tra i 15 e i 19 anni, che non studiano, non fanno tirocini e non lavorano.

Un flop. Il disastroso esperimento Garanzia Giovani (di cui vi abbiamo dato i numeri in questo articolo) sembra condannare un'intera generazione ad un destino tremendo: il mercato del lavoro, quello vero, quello che conta, per loro resterà un miraggio. Ma c'è un'amara lezione anche per chi non è NEET e non ha bisogno di Garanzia Giovani: ben finanziata e con tempi molto larghi per prepararsi, l'Italia non è stata in grado di coinvolgere, incontrare, orientare e sistemare i ragazzi iscritti al programma europeo.

Un fallimento su tutta la linea. Che in Italia si creassero pochi posti di lavoro per i giovani si sapeva già – ne parlavamo qui, in tempi non sospetti. Ma la colpa poteva essere della Grande Crisi e del conseguente calo di liquidità nel sistema economico. Ora abbiamo dimostrato a noi stessi che anche una pioggia di liquidità mai vista prima non spinge il sistema produttivo ad aprire posizioni di lavoro per giovani disoccupati e indietro con gli studi.

Chi vuole assumere un NEET? Alzi la mano chi assumerebbe un giovane senza arte né parte quando può mettere in azienda un brillante neolaureato o un neodiplomato promettente, beneficiando anche dello sgravio Renzi sulle assunzioni del 2015 o del contratto di apprendistato professionalizzante, oppure ancora dei voucher, il lavoro accessorio che (come abbiamo visto) viene destinato principalmente ai giovani under 29. Proprio quelli di Garanzia Giovani. Mettiamoci nei panni di un datore di lavoro: con tutti i curriculum che arrivano, proprio un NEET deve andare a prendere? No, non ha senso. Forse il Super Bonus Occupazione per gli Stagisti avrà più successo: un NEET si può anche "assumere" in stage (in realtà lo stage non è una vera e propria assunzione), per i bassi costi e per la facilità di recedere dal rapporto, e quindi, se lo stage è andato bene, un bell'incentivo alla "conferma in servizio" può far gola. Ma un NEET, bah..

Ecco la lezione: un NEET non lo vuole nessuno. I posti di lavoro per i giovani sono riservati alle menti più brillanti, possibilmente con esperienze di lavoro alle spalle. Ma come, neodiplomati con esperienze di lavoro? Non è un paradosso? Non più. Fortunatamente le aziende hanno iniziato a formare i giovani prima del diploma, con esperienze di apprendistato scolastico ed alternanza scuola-lavoro. Esperienze che permettono ai ragazzi di acquisire orientamento e competenze lavorative sotto la tutela della scuola e che parallelamente riducono il tasso di abbandono scolastico. Dove c'è alternanza, gli studenti sono più motivati ad andare avanti, a studiare, a fare tirocini, a non diventare NEET.

NEET non si nasce, si diventa. In Germania, ad esempio, il gran numero, tra i giovani nella fascia 18-24 anni, di studenti lavoratori, che dati Eurostat alla mano sono il 22,50%, fa da contraltare ad un tasso di NEET della stessa età drasticamente più basso di quello italiano: Germania batte Italia 8,70% a 26,20%. Quanti sono gli studenti lavoratori, in Italia, tra i 18 e i 24 anni? Il 3,70%.

Il fenomeno NEET non è incurabile: se le aziende iniziassero ad assumere "braccia" o bassa manovalanza, allora anche giovani con scarse competenze (come quelle dei NEET, deteriorate dall'inattività) potrebbero collocarsi nel mercato del lavoro. Anche il sistema del sociale può avere la sua parte: non è compito di un Centro per l'Impiego (sottodimensionato e sottoqualificato, come raccontavamo qui) motivare i ragazzi all'attività, ma del terzo settore e dalle organizzazioni per l'inclusione giovanile.

Ma prevenire è infinitamente meglio che curare: alternanza e apprendistato scolastico possono far diventare competenti i giovani e, anzi, con una maggiore diffusione dell'apprendistato anche il tasso di occupazione giovanile aumenterebbe. Per ora è tristemente fermo al 15,6% (fascia d'età 15-24 anni), ma con la giusta alchimia di innovazione, coraggio, alternanza e apertura reciproca tra scuole e mondo aziendale, anche il flop di Garanzia Giovani potrà trasformarsi nel trampolino di lancio verso un brillante futuro.

Simone Caroli


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