Magazine Diario personale

Conversando con la gnappa: tra poccoddì e arilli

Da Romina @CodicediHodgkin

EPISODIO 1: il mistero del poccoddì

Lunedì mattina, ore 8:30. Io son davanti allo specchio del bagno che cerco di fare qualcosa per la mia faccia (ve l’ho detto che mi sta pericolosamente cedendo il controllo occhi?), Claudia è sul water che fa quel che deve fare mentre legge l’enciclopedia degli animali di Topolino.

Ad un tratto…

“Mamma, oggi poccoddì?”

Silenzio.

“Eh?”

“Poccoddì, oggi?”

Gelo. Il mio cervello ancora non totalmente attivo si accende di colpo. Poccoddì. Non può aver detto una cosa del genere. Poccoddì. Ok. Respira. Sicuramente non è come sembra. Ok che è lunedì mattina ma se il suo pensiero sulla giornata è questo già alle 8:30, all’ora di pranzo cosa uscirà da quella boccuccia santa? Riflettiamo. Di certo, non lo ha sentito a casa. Il mio cervello avvia l’esame di tutte le schede delle persone che sono entrate in contatto con mia figlia da quando è nata ad oggi. Nessun bestemmiatore professionista, nemmeno occasionale, se è per questo. Poccoddì.

“Claudia, dove l’hai sentita questa parola?”

“Da maetta C. Ma oggi poccoddì?”

Ok. Non ce la vedo la maestra a scaricare bestemmioni. Resta solo da capire cosa mi stia chiedendo.

“Amore, che vuol dire poccoddì?”

“Poccoddì, mamma, poccoddì…”

“Claudiottide, non ti capisco…”

“POCCODDI’, MAMMA!!! Poccoddì, venedì, babato….e dai…oggi poccoddì?!”

E fu così che in tre minuti venni a scoprire non solo che la ragazza è stata istruita sui giorni della settimana, ma che per lei il mercoledì è poccoddì…

Sono passati alcuni giorni da questo episodio e non c’è niente da fare, mercoledì proprio non riesce a dirlo. Ora le viene moccoddì e lo vedo già un netto miglioramento…

EPISODIO DUE: la melagrana

Non sono una fan delle melagrane. Le trovo bellissime, ma troppo impegnative per considerarle qualcosa da mangiare piuttosto che un oggetto di arredo per la cucina. Tuttavia, tempo fa ne ho comprata una per Claudia, che di frutta ne mangia tonnellate. 

“Guarda, Claudiottide, ti piace questo frutto? Guarda che bei semi rossi…”

“Non sono semi. Sono arilli”

Non chiedetemi come sia venuta a sapere che si chiamano così. Suppongo che lo abbia imparato a scuola.

E fu così che scoprii che la mia premura nel semplificarle la vita chiamando “semi” gli arilli si rivelò vana e io feci la figura della peracottara…

P.S.: lo so. Ultimamente latito parecchio. I motivi sono parecchi, ma in generale sapete che quando sparisco dalla circolazione è perché mi sto concentrando su qualcosa di impegnativo. Baci….e buon poccoddì a tutti!


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