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Cos’è la mentalizzazione e a cosa può servire?

Creato il 02 settembre 2012 da Raffaelebarone

State mentalizzando quando siete consapevoli di quello che succede nella vostra mente o nella mente di qualcun’altro. State mentalizzando quando vi chiedete: “Perchè ho fatto questo?”, o vi meravigliate: “Ho ferito i suoi sentimenti quando ho detto questo?”. La vostra capacità di mentalizzare vi permette di dare un senso al comportamento. Mentalizzando, interpretate automaticamente il comportamento sulla base di stati mentali, come i desideri, le credenze e i sentimenti. A volte avete bisogno di mentalizzare per interpretare il vostro comportamento: “Come ho potuto essere cos’ì ingenuo da prestargli dei soldi quando so benissimo che è totalmente inaffidabile?”. Spesso avete bisogno di mentalizzare per capire le vostre reazioni emotive: “Perchè sono così sconvolto dal fatto che non mi richiama subito? Perchè sono così sensibile in questo momento? Mi sento come se un sacco di persone recentemente mi avessero deluse.” L’essenza della mentalizzazione è tenere a mente la mente. Mentalizziamo quando siamo consapevoli degli stati mentali in noi stessi o negli altri, per  esempio quando pensiamo ai sentimenti. Così’ state mentalizzando quando dimostrate di comprendere il fastidio del vostro interlocutore e cercate di affrontarlo e contemporaneamente di spiegare il vostro punto di vista.Le seguenti situazioni richiedono mentalizzazione: confortare un amico in difficoltà, chiarire un malinteso con un amico, calmare un bambino che sta avendo una crisi di rabbia, sviluppare strategie per non mangiare troppo, persuadere un datore di lavoro a darvi un aumento, fare una proposta di matrimonio, descrivere i sintomi e problemi al vostro psichiatra. Come tutti questi esempi dimostrano, mentalizzare fa parte del senso comune. Siamo tutti psicologi naturali quando cerchiamo di comprendere il comportamento e cerchiamo di capire perchè le persone pensano e sentono nel modo in cui lo fanno.La mentalizzazione è innata come il linguaggio: tutti noi sviluppiamo la capacità di mentalizzare , salvo in condizioni genetiche come l’autismo. Tuttavia, come il linguaggio, la mentalizzazione si sviluppa meglio in un ambiente favorevole all’apprendimento. La mentalizzazione è una competenza che può essere sviluppata a vari livelli. I fallimenti della mentalizzazione possono contribuire a seri problemi nelle relazioni. I disturbi psichiatrici come depressione, l’abuso di sostanze, disturbo borderline di personalità notoriamente interferiscono con la mentalizzazione perchè compromettono la capacità di pensiero flessibile, portano ad una visione distorta di sè e minano l’attenzione per le esperienze degli altri. Quando si sviluppano tali disturbi , è possibile trarre dei vantaggi dall’imparare a mentalizzare, dal prestare una maggiore attenzione a farlo e da diventare sempre più abili nel farlo. Gli psicologi dello sviluppo hanno svolto ricerche sulla mentalizzazione nel corso degli ultimi decenni, così ora sappiamo molto su come si sviluppa e come possiamo migliorarla.

La mentalizzazione richiede attenzione e richiede uno sforzo mentale: è una forma di mindfulness, cioè, essere consapevoli di ciò che gli altri pensano e sentono, oltre a essere consapevoli dei vostri pensieri e sentimenti. La mentalizzazione è simile all’empatia. Ma mentalizzare è qualcosa di più che empatizzare, perchè comprende anche la consapevolezza del vostro stato d’animo, cioè empatizzare con se stessi. Mentalizzare può essere visto come una caratteristica di una salute mentale ed emotiva matura, di particolare valore nel facilitare e promuovere le relazioni e le transazioni interpersonali efficaci.

Questo articolo prende spunto da un libro dal titolo “La mentalizzazione nella pratica clinica” di J.G. Allen, P. Fonagy, A.W. BatemanRaffaelloCortinaEditore. Gli autori suggeriscono che una ben nota e matura capacità di mentalizzare implica un senso solido del sè, o identità, o agency, forse intuitivamente riconosciuto da altri come solida direzionalità verso in sè e verso lo scopo.

Dopo avere identificato l’attaccamento sicuro come la piattaforma di sviluppo su cui la capacità di mentalizzare è costruita, gli autori rivedono le ultime scoperte neurobiologiche rilevanti per l’attaccamento e la mentalizzazione, per esempio , il recente lavoro sui neuroni specchio. Le tecniche di imaging del cervello sono sempre più sofesticate, e ci permettono di sapere sempre di più sui circuiti neurali, la capacità e la plasticità del cervello, mettendo in luce il ruolo critico del sistema limbico nella regolazione affettiva e della corteccia prefrontale  nel controllare l’impulsività e l’attuazione di un decision making e di una capacità di giudizio motivati. La conoscenza della genomica sta accelerando rapidamente. La sfida futura sarà di comprendere  meglio e identificare i fattori di rischio genetici e il loro rapporto con l’esperienza di sviluppo come elementi critici che influenzano la struttura finale e il funzionamento del cervello adulto.

La capacità di mentalizzare si riferisce anche agli psicoterapeuti, in quanto tale competenza è logicamente un prerequisito per diventare uno psicoterapeuta esperto ed efficace, indipendetemente dal tipo specifico di terapia impiegata e quale luogo messa in atto: studio privato ,comunità, centro diurno, ospedale, ambulatorio. Infatti affermano:”Noi sosteniamo con fermezza che la mentalizzazione , occupandosi degli stati mentali propri e degli altri, è il più importanre fattore comune dei trattamenti psicoterapeutici e , di conseguenza, che tutti i professionisti della salute mentale potranno trarre beneficio da una conoscenza approfondita della mentalizzazione e dalla familiarità con alcune applicazioni pratiche. Nel sostenere questa tesi riconosciamo che siamo più interessati a ciò che è importanre piuttosto che a ciò che c’è di nuovo”.


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