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Cosa dice Cechov a proposito dell’autorità

Da Marcofre

Il buon Cechov nel libricino “Senza trama e senza finale” (attenzione: libricino perché le sue dimensioni sono contenute, non certo per la ricchezza che racchiude), invitava a non scrivere mai di funzionari. Perché, spiegava subito dopo, descrivere autorità antipatiche è facile anzi:

Nulla è più facile che descrivere autorità antipatiche

Il motivo? Piace al lettore, ma a quello mediocre. Ecco, siamo arrivati al punto.

L’autorità, in ogni tempo e luogo, è vista come un’escrescenza che ama angariare le persone. Ai tempi di Cechov, come adesso. Ma per lo scrittore russo, chi scrive non deve percorrere strade facili.

È sufficiente scrivere una storia durissima contro le banche, e la volta successiva un’altra dove le banche non sono attaccate ma anzi; viste sotto una luce asettica. E all’istante i lettori si sentiranno traditi.

Meglio tradirli subito: niente autorità, banche, politici, finanzieri…

Certo, come tutti i consigli occorre assumerli con una buona dose di discernimento. Qualcuno potrebbe osservare che è indispensabile a volte, scrivere di un’autorità. Bene, però attenzione.

Nulla è più facile che descrivere autorità antipatiche.

Vuol dire che si sta percorrendo un sentiero insidioso. Il rischio di compiacere il lettore mediocre esiste. Ed esiste, ebbene sì, il lettore mediocre. Che è tale perché lui lo vuole. Non è condannato a questa condizione dalla televisione, come si crede o si vuol far credere.

Ma è lui che sceglie con consapevolezza.

Ma lasciamo perdere questo. Il punto è: se quello che stai combinando è facile, probabilmente stai sbagliando tutto. Bisogna avere paura delle cose che piacciono, che scivolano via come torrente di montagna; e avere il coraggio di percorrere strade differenti.

La parola si merita qualcosa di meglio anzi; il meglio. Oppure, il silenzio.


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