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Così in terra di Davide Enia: la post-recensione

Creato il 21 marzo 2012 da Postscriptum

Così in terra di Davide Enia: la post-recensione

Titolo: Così in terra
Autore: Davide Enia
Tipo: romanzo
Pagine: 302
Anno: 2012

Ho conosciuto Davide Enia grazie a Chiara, la mia ragazza, che mesi fa mi ha caldamente consigliato di andare a vedere la piece teatrale Italia Brasile 3 a 2 in cui il drammaturgo e comico palermitano raccontava in maniera sublime una delle partite di calcio più belle nella storia della nostra Nazionale. (Potete leggere il post che scrissi all’epoca)

In qualche modo lo sport è il filo conduttore anche nel libro di esordio di Enia, Così in terra, ma stavolta non si tratta di calcio ma di pugilato.

Davidù è un ragazzino palermitano cresciuto dalla madre infermiera e dallo zio Umbertino, ex pugile e padrone di una palestra, che lo inizierà ai misteri di questo nobile sport infarcendone però l’essenza con tutti quegli aspetti che fanno della sicilianità non una caratteristica territorial-campanilistica ma un vero e proprio stile di vita. Il mantra di Umbertino è semplicissimo: nel pugilato come nella vita, nel dubbio cafudda. Il pugilato viene trattato in maniera completamente diversa rispetto a come il cinema ce lo ha fatto conoscere: non ci sono pugili eroici che battono campionissimi stranieri e neanche gloria e fortuna, anzi, da come lo racconta Enia, più che uno sport nobile sembra una fucina per temprare il carattere, per imparare ad affrontare i ganci e montanti che la vita ci riserva grazie alla tanta fatica profusa nell’allenamento e a pochi insegnamenti, sibillini ed allo stesso esaustivi come solo i pensieri siciliani sanno essere, come ad esempio nella vita non si combatte mai tra pari peso e si odia in alto o in basso, mai allo stesso livello (sono i miei preferiti). Due frasi che contengono tanta saggezza quanto nemmeno la biblioteca di Alessandria.

Oltre alla figura imponente dello zio, il ragazzo avrà come punti di riferimento anche il nonno Rosario, personaggio di poche ma utilissime parole, il defunto padre, anch’egli pugile di classe eccezionale, soprannominato Il Paladino e la nonna professoressa che lo costringe a ripetere tutte le declinazioni latine inculcandogli in testa altre massime di saggezza popolare.

La storia si svolge in una Palermo caratterizzata da due livelli temporali: uno in cui vive lo stesso Davidù insieme allo zio e agli amici Gerruso e Nina (primo amore del ragazzo) e un altro, ritardato rispetto al primo, in cui si narrano le vicende del giovane Umbertino, del Paladino e di nonno Rosario.

Ma non c’è solo pugilato. Nello sfondo ci sono le bombe: quelle della guerra, prima, e quelle della mafia, dopo, ma le ferite che lasciano nell’animo e nel volto di Palermo e della Sicilia sono le stesse, insanabili. Nonno Rosario ha combattuto la seconda guerra mondiale insieme ad un personaggio positivo come il tenente D’Arpa ma anche ha dovuto vivere le angherie dei commilitoni esattamente come Davidù deve sopportare o far sopportare i soprusi da strada. Qui ci addentriamo in un discorso parecchio articolato che, non me ne vogliano, i non siciliani difficilmente potranno capire. Quello che potrebbe definirsi cultura ra vanedda e tradursi in cultura da strada è una realtà che solo chi ha vissuto sulla sua pelle può comprendere, un insieme di regole non scritte che stabiliscono una scala gerarchica che ha il suo vertice più alto nel bullo del quartiere, colui che con la forza e solo con la forza conquista il rispetto, e quello più basso nel debole, colui che sopporta stoicamente tutto quello che gli altri vogliono infliggergli. In questo sistema non c’è politica, né sociologia, solo la nuda e cruda cattiveria infantile che spesso nella sua incoscienza sfocia in situazioni terribili anche solo da concepire. Si tratta di una vera e propria guerra e l’unico modo di fottere la guerra – scrive Enia – è sopravvivere.

Così in terra è un bellissimo libro che si legge a momenti con leggerezza e con il sorriso con le labbra, ma che sa cambiare registro e diventare parecchio riflessivo in poche pagine, un aspetto questo che in pochi scrittori ho trovato come in Davide Enia.


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