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Creare la locandina perfetta

Da Iwebdesigner @Iwebdesigner_it

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La pubblicita’ si muove su varie forme, sia reali (manifesti, flyer, locandine) che virtuali (internet, social network e quant’altro). Oggi giorno il settore virtuale e’ quanto mai in espansione. Ogni azienda fa si’ pubblicita’ su giornali e manifesti più o meno grandi, ma il pressoché infinito mondo di internet e’ ancora in fase di esplorazione: siamo tutti pionieri alla ricerca del Klondike di Paperon de’ Paperoni. Per cui, anche se questo e’ un blog per web-designer o aspiranti tali, partiamo dal cartaceo, dal fisico, dal reale, dal consumato. ABC. La locandina.

Penso che la locandina perfetta sia questa: Frank Zappa in concerto al California State College del 1972.

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Analizziamola: perché secondo me e’ perfetta?

Innanzitutto, come detto, semplicita’.
Qui ci sono 2 colori più la carta (nero, rosso e bianco); la foto e’ pungente, quindi si nota. A chi si riferisce la foto? A Frank Zappa, e’ scritto sopra grande. Chiunque fosse interessato ora si pone due quesiti: dove e quando? E infatti di seguito la risposta: il luogo vero in grande (California State College) mentre le specifiche del luogo più piccine (difficilmente questa locandina sara’ stata affissa a Bangkok – Fullerton, California) e quando (8 Novembre 1972) delle stesse dimensioni, mentre alle ore 8 del pomeriggio, più piccino. Si’, ma quanto costa? C’e’ anche quello, dopo l’informazione aggiuntiva che in quella data ad aprire il concerto c’era un certo Alice Cooper (mammamia che concertone).

Mettiamoci nei panni di un passante che ha avuto la fortuna di vederla e quindi la possibilita’ di andare da quei due supereroi della musica mondiale.

Cammino bello bello per la strada e vedo un’immagine di uno che urla: oh mio dio, sta male, quello li’! Se lo riconosco e la cosa mi interessa mi avvicino, ma anche non lo conoscessi, un passo in direzione della locandina lo faccio per vedere chi e’. Mi accorgo che e’ Frank Zappa e in un nano secondo so dove e quando, per cui m’avvicino e cosi’ scopro che il California State College e’ a Fullerton e non a Pechino, che il concerto comincia alle otto della sera con Alice Cooper e pure quanto costa. In sei righe mi ha detto tutto. Incredibile.

Nella storia delle locandine c’e’ stato un periodo dove le stesse erano veramente incasinate.

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Questa per tutte, e vi sfido a capirci qualcosa da subito, l’esatto opposto di quanto detto in precedenza.
Ma va detto che quello era un periodo ben ben particolare e che, benché non sia chiara, si tratta di un’opera d’arte. Diciamo che questo e’ un esempio da non imitare, ma intendiamoci: e’ un capolavoro. Per essere chiari: se si vuole comunicare qualcosa a tutti e far sapere di un evento, questo magnifico oggetto non e’ il più adatto, ma e’ adattissimo se concorrono una serie di condizioni generali particolari, come, ne cito uno soltanto, la diffusione dell’LSD.

Quindi: se pensate che ci sia abbastanza acido lisergico nell’aere, scatenatevi. Se pensate che la cultura del vostro tempo, del vostro evento, della vostra necessita’ di comunicazione sia questa, lasciate esplodere la fantasia. Nel caso queste condizioni non si realizzino, mi sento di consigliare un approccio più soft, più semplice.
Come si puo’ notare, comunque, il design delle locandine cambia nel tempo e nello spazio, e quindi non c’e’ un metodo giusto ma solamente diversi approcci. Non resta che scegliere il più adatto alle mutevoli esigenze.

Quindi: se la signora Maria vuole pubblicizzare una svendita di gladioli nel suo negozio di fiori, propongo un approccio semplice. Se invece la mia band che fa rock lisergico e’ stata -per sbaglio- ingaggiata da un locale, si puo’ provare a giocare un po’ con la fantasia. L’equilibrio, pero’, fra le due cose e’ un obbligo e anche nella locandina dei 13th Floor Elevator i colori sono solo tre (rosso, azzurro e un filo di nero) oltre al bianco della carta. Quindi, si’, largo alla fantasia, ma sempre all’insegna della semplicita’.

Secondo me, quindi, equilibrio fra la rigidita’ meravigliosa e la semplicita’ di Frank Zappa e la mellifluita’ dei 13th Floor Elevator. Buon lavoro.
Alla prossima!


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