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Creed, nato per combattere

Creato il 22 gennaio 2016 da Kelvin
CREED, NATO PER COMBATTERE(Creed)
di Ryan Coogler (Usa, 2015)
con Michael B. Jordan, Sylvester Stallone, Tessa Thompson, Tony Bellew
durata: 132 minuti


"Un passo alla volta, un pugno alla volta, una ripresa alla volta". E' il vecchio pugile che dispensa il sapere all'allievo, la faccia gonfia, informe, il collo che è diventato un tutt'uno con il tronco, le manone enormi, nascoste da assurdi guanti di cammello, che ormai servono solo per scaricare provviste e fusti di birra... Sono passati quarant'anni dal primo Rocky, eppure Sylvester Stallone è ancora lì a dispensare emozioni e nostalgia. Si ha un bel dire che in questo nuovo film (chiamatelo "spin-off" o "reboot", come volete) cede il testimone al più giovane e talentuoso erede, eppure il pubblico vuole ancora e sempre solo lui, l'eterno Sly, unico, autentico grande protagonista.
Intendiamoci, anche Michael B. Jordan è molto bravo (lo avevamo già apprezzato nel precedente Fruitvale Station): ha cervello, fisico e carisma per essere il nuovo Rocky. Ma quando dal sottoscala del suo ristorante Adrian's compare il Rocky "vero", seppur appesantito, bolso e malato, gli occhi sono puntati tutti su di lui. Un po' come quando nell'ultimo Star Wars vediamo apparire Harrison Ford e Carrie Fisher, sono subito applausi a scena aperta. Non ho citato il film di Abrams a caso, perchè Creed ha molto in comune con Star Wars: se ci pensate bene sono entrambe serie famosissime e dilatate in più film, che Hollywood (sempre più carente di idee e voglia di sperimentare) ha deciso di "rivitalizzare", affidandole a nuovi protagonisti, (ri)scrivendone le gesta e omaggiando nel giusto modo la "vecchia guardia".
CREED, NATO PER COMBATTEREMa, mentre l'operazione Star Wars, ciclopica e studiata a tavolino, dal punto di vista artistico non ha convinto del tutto (una pellicola ruffiana, astuta, piuttosto discontinua, con i nuovi personaggi che interagiscono ben poco con quelli "storici"), questo Creed, molto più umile e genuino, è senz'altro più riuscito ed ha tutte le carte in regola per diventare anch'esso un piccolo "cult" e far appassionare le nuove generazioni.
La storia, la conoscete, è quella di Adonis Creed, figlio illegittimo del "mitico" Apollo, prima rivale acerrimo e poi grande amico di Rocky, morto come ricorderete nel quarto episodio sotto i colpi del terribile Ivan Drago... Adonis è prestante, caparbio, autodidatta: abbandona un ottimo lavoro ben retribuito per fare il pugile professionista, seguendo le orme del padre. Ma per allenarsi ed entrare nel giro che conta ha bisogno di un manager, che ovviamente troverà nel riluttante ma, al solito, generosissimo Rocky Balboa, il quale intravedrà nel ragazzo il famoso "occhio della tigre"...
CREED, NATO PER COMBATTERECreed è una perfetta operazione-nostalgia, un remake non dichiarato ma evidente del film del '76, dal canovaccio classico ma dalla morale che non prescinde più quella degli opulenti e sboroni anni del reaganismo, e che prende a pugni una volta per tutte il Sogno Americano (comunque non troppo presente e spesso equivocato anche nel primo Rocky): l'importante non è vincere ma combattere, rialzarsi, dare il massimo per quello in cui si crede. Adonis combatte per se stesso, per realizzarsi, per fortificarsi come uomo e come sportivo, imparando a passare sopra le proprie paure (bellissima la scena nella quale Rocky "invita" Adonis a schivare i suoi stessi pugni, mettendolo di fronte a uno specchio e avvertendolo che l'avversario più difficile è proprio il suo ego, prima di chiunque altro).
Il film è bello e appassionante, accurato e realistico anche dal punto di vista sportivo. Coinvolge, diverte ed emoziona, senza mai scadere nel pietismo e nella retorica. La boxe è uno sport da "duri", eppure quando nel finale del film i due, il Vecchio e il Giovane, si ritrovano ancora una volta a salire la leggendaria scalinata dell' Art Museum di Philadelphia, è praticamente impossibile trattenere le lacrime...

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