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Critica alla Critica: Frankenstein Junior (1974)

Creato il 04 aprile 2012 da Soloparolesparse

Evit alla difesa di Frankenstein Junior di Mel Brooks… probabilmente il mio film preferito.

Critica alla Critica: Frankenstein Junior (1974)

Trama
Il giovane barone di Frankenstein, erede di un’antica famiglia mitteleuropea, è un appassionato di ricerche scientifiche. Un giorno egli scopre un fluido magnetico (fluido magnetico? Non ricordo che il metodo Frankenstein fosse spiegato nel film, dove se lo sono tirati fuori questo fluido magnetico?) grazie al quale, innestando un nuovo cervello in un uomo morto, lo si richiama in vita. Trafugato un cadavere gigantesco e un cervello di essere anormale, il giovanotto effettua l’esperimento e produce un “mostro”. Naturalmente la nuova creatura semina, non appena si muove, terrore e morte; è, tuttavia, vulnerabile nei suoi sentimenti perché incline alla compassione e, soprattutto, all’amore. Le cento avventure (facciamo mille) porteranno il Mostro a divenire un borghese marito di Elizabeth (“uno” dei tanti mariti?), ex fidanzata del giovane scienziato; d’altra parte, porteranno a nozze anche il giovane Von Frankenstein con l’assistente Inga (manca solo che ci raccontassero la battuta finale riguardo all’enorme schwanzstück!).

Critica
“Questo film è una gustosa satira sia dei film dell’orrore – incentrati sul personaggio creato dall’ottocentesca Mary Shelley – sia nelle svenevolezze sentimentali del cinema degli anni Trenta, nonché (e qui parte la tipica e banale analisi “sui generis” di Segnalazioni Cinematografiche…) di altre numerose debolezze dell’uomo e della società d’oggi (quest’ultima frase potrebbe essere riciclata in qualsiasi recensione. Addirittura Frankenstein Junior è una satira sulla società d’oggi? Nella critica a quanto pare si può dire tutto e il contrario di tutto, tanto si può sempre affermare che chi l’ha scritta ci aveva visto esattamente questo). La suggestiva messa in scena (che si avvale persino degli impianti usati un tempo per il primo film del genere e, inoltre, di tutto il linguaggio del film muto), l’eccellente scelta degli interpreti (allegramente e adeguatamente impegnati nelle rispettive dissacrazioni), la qualità e l’intelligenza delle zampillanti trovate, collocano l’opera di Brooks nel clima di revisione hollywoodiana, affettuosa e ironica al tempo stesso.” (una recensione inaspettatamente positiva e al tempo stesso affettuosa da parte di Segnalazioni Cinematografiche del Centro Cattolico. Insomma, benpensanti e bigotti in generale, con questo film andate tranquilli)
(‘Segnalazioni cinematografiche’, vol. 79, 1975)


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