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Cuba: tra sigari e fiumi di rhum

Creato il 15 luglio 2014 da Marika L

Oggi mi sento un po’ nostalgica, così mi ritrovo a sfogliare le foto di quasi due anni fa, quelle che ritraggono uno dei luoghi più belli che io abbia mai visto: Cuba.
Vi ho parlato spesso dei giorni trascorsi in quell’angolo di Paradiso, ma ci sono alcune cose tipiche sulle quali ancora non vi ho dato indicazioni.

Il rhum e i sigari.

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Le volte in cui ho bevuto acqua a Cuba probabilmente si contano sulla dita di una mano, dal momento che anche quando ti siedi al tavolo di un paladar, il cameriere ti chiede quale cocktail preferisci.

Basti pensare al fatto che, in quelli più ricercati, le bevande alcoliche vengono poggiate davanti a te praticamente senza attenzione, mentre l’acqua ti viene servita quasi come fosse una bottiglia dello champagne più costoso sul mercato.

Se avete intenzione di assaggiare due tra i più famosi cocktail a base di rhum, il Mojito e il Daiquiri, non potete non concedervi una bella bevuta alla “Bodeguita del Medio” e al “Floridita”. Entrambi si trovano ad Habana Vieja, a poca distanza l’uno dall’altro. Ora però dipende da voi decidere se questo sia un bene o un male, l’unico consiglio che posso darvi è di non fare come noi: non è una buona idea gironzolare ridendo senza motivo dopo aver assaggiato due Mojito e due Daiquiri alle tre di pomeriggio, sotto il sole cocente cubano.

In realtà esistono tanti altri locali che servono gli stessi cocktail ma fatti meglio e ad un prezzo inferiore, quelli che vi ho suggerito sono molto turistici e molto frequentati perché dicono che il Mojito e il Daiquiri siano nati proprio lì, inoltre Ernest Hemingway era un cliente affezionato di entrambi, tant’è che vengono riconosciuti per una sua frase storica: “My mojito in La Bodeguita and my daiquiri in La Floridita”.

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Tutti i bar e ristoranti servono rhum, quindi anche se non siete dei bevitori incalliti vi verrà la voglia di assaggiarne qualcuno. Io, prima di andare a Cuba, lo odiavo, eppure devo ammettere che lì i cocktail hanno un sapore molto diverso e un equilibrio perfetto tra i vari ingredienti.

Consiglio assolutamente una visita al Museo del Rhum de L’Avana che è davvero ben organizzato. Una gentile signorina che parlava italiano ci ha fatto fare un giro all’interno della storia di questa bevanda e delle tecniche di produzione, omaggiandoci di un bicchiere di ottimo rhum. Anche in questo caso, non fate come noi, evitate di andarci alle nove del mattino!

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Per quanto riguarda i sigari, probabilmente i più famosi provengono proprio da Cuba, ma questo non significa che siano a buon mercato, anzi! Personalmente mi aspettavo di trovare prezzi molto più bassi, invece sono abbastanza alti.
Un giorno un signore cubano ci ha detto che loro sono i maggiori produttori al mondo di sigari, eppure la maggior parte della popolazione non può permetterseli. Un po’ come i nostri marchi di alta moda!

Lungo le strade, soprattutto nella capitale, incontrerete tantissime persone che cercheranno di vendervi i Montecristo o altri sigari famosi ad un costo incredibilmente competitivo. Ecco, non fatevi fregare! Noi purtroppo non ci eravamo informati bene e abbiamo acquistato una scatola di Cohiba per pochi soldi, ma quando li abbiamo provati abbiamo capito di aver fatto una cavolata.
Può bastarvi sapere che sembravano fatti di plastica?

Se dovesse venirvi comunque la voglia di riportare in Italia un ricordo davvero tipico, ricordate che c’è un limite sia per il rhum che per i sigari. E’ infatti possibile mettere in valigia tre bottiglie di rhum a testa e venti sigari sfusi o cinquanta se sono sigillati. In realtà, ho letto da varie testimonianze che anche se in aeroporto dovessero trovarne maggiori quantità, l’unica “punizione” sarebbe la requisizione delle stesse.
Non prendete alla lettera questa cosa perché sono cose che ho trovato sul web, infatti io non ci ho proprio provato dal momento che, come vi spiegavo prima, non ho notato una convenienza così marcata.


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Ricordate quando vi parlai della Casa Particular e dell’indimenticabile ospitalità dei proprietari?
Mi riferivo anche al fatto che Roberto, il padrone di casa, quando ha saputo che mio padre li ama, il giorno della partenza ci ha regalato un pacco di sigari e ci ha detto “questi non sono di marca, sono quelli che fumiamo noi cubani, a volte sono anche migliori”. Posso dire che in quel momento mi si è aperto il cuore?

Ho trovato interessante anche la visita alla Fabbrica di sigari Partagas, situata proprio alle spalle del Campidoglio.
All’entrata c’era una signora intenta a fabbricare sigari con le sue instancabili mani e a me sembrava un’operazione difficilissima, che probabilmente non sarei mai riuscita a compiere. Eppure lei, sul suo piccolo banchetto di legno, muoveva le dita con una maestria incredibile. Sarei stata ad osservarla per ore, perchè quella è stata una delle scene più tipiche e più belle che ho chiuso nel mio bagaglio di esperienze cubane.

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