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Cucina povera

Creato il 06 settembre 2011 da Dagored
Cucina povera
Difficile continuare ancora a parlare di una situazione finanziaria che appare ormai in tutta la sua gravità e di una politica che si manifesta invece per quell'insieme di incapacità e di mancanza di volonta nel fare le cose che sono necessarie, con il contorno di esperti o presunti tali che dando consigli, ma più che altro per difendere il proprio orticello.
Perché l'unica cosa certa è che nessuno vuole essere toccato dalla manovra finanziaria correttiva che il governo fa e disfà ogni giorno e più volte al giorno, con argomentazioni che magari si basano pure su fondamenti logici, ma che all'analisi più attenta appaiono subito come mezzucci utili a salvare il  proprio particulare.
Ancora oggi Nicola Porro, il giornalista de Il Giornale già ricordato, ci cucina una delle sue pietanze "liberali". porro si lamenta di essere tartassato dallo Stato e trattato male dalla sua burocrazia ed esige che vengano stanati gli evasori fiscali, per non dover essere lui a dover contribuire al risanamento della finanza pubblica.
Argomenti convincenti, chi non vorrebbe uno Stato capace di far pagare il giusto a tutti e di restituire sotto forma di servizi efficinti quanto riscosso con le tasse? Peccato però che in un momento di emergenza occorre trovare in fretta risorse certe e sicure e affidarsi alla previsione di quanto potrebbe essere recuparato dall'evasione fiscale è pericoloso, talmente pericoloso che gli ambienti finanziari hanno chiaramente fatto capire, con l'ennesima giornata nera delle borse, che la finanziaria del governo, almeno quella conosciuta fino a stamattina, non convince, non è considerata efficace e deve essere cambiata.
Proprio quella finanziaria che il giornalista Porro ritiene invece più e qua e "liberale" di quella contenente il famoso ed ormai abrogato contributo di solidarietà a carico dei redditi medio alti, per la quale magari pensa di avere pure qualche merito, dal momento che si potrebbe pure pensare che i suoi articoli abbiano potuto influenzare i ministri e i loro collaboratori . Di certo i ministri e i loro collaboratori non possono non essere stati influenzati dalle lamentazioni di tutta la stampa nazionale e dalle altre corporazioni destinatarie del provvedimento governativo.
Sarà allora oggi ben contento Nicola Porro, con tutti i suoi colleghi, nel rivedere lo spread tra il btp decennale e il corrispondente bund tedesco risalire a 371 punti, vanificando l'intervento della Bce dei giorni scorsi, e sugli effetti che l'aumento dei tassi d'interessi avrà sul debito pubblico.
Sarebbe bello però che, liberale per liberale, il giornalista facesse almeno sua una battaglia molto liberale: quella per l'abolizione dell'ordine dei giornalisti e per l'abolizione del finanziamento pubblico ai giornali.
Perché è impossibile che il dottor Porro non sappia che la parte del suo reddito che gli viene per scrivere sul giornale e per altre collaborazioni è in realtà  fuori da ogni regola di mercato.
Quanto sarebbe il reddito del dottor Porro, e dei suoi colleghi, se i giornali si finanziassero solo attraverso la vendita in edicola e dalla raccolta di pubblicità?
Che il dottor Porro ci pensi bene e si dia una risposta.
Naturalmente non è solo la situazione italiana a tenere in fibrillazione i mercati, che le cose sono complicate un po' ovunque. In Usa tanti sono convinti che ci si stia avviando verso una nuova recessione, con un Obama incapace di prendere provvedimenti efficaci e impegnato in un braccio di ferro con il congresso repubblicano, e in Germania una Angela Merkel non sa che pesci pigliare, uscendo battuta ugualmente da ogni competizione elettorale locale.
L'Italia però ha un bel posto centrale nel palco della crisi mondiale, perché è il paese con l'economia più grande tra quelli a rischio default. Tanto grande da essere impossibile da salvare con l'aiuto dei vari organismi internazionali e il terzo mercato mondiale per quanto riguarda i titoli di stato.
Questo significa che un'eventuale default dell'Italia avrebbe ripercussioni devastanti sull'intera economia mondiale, sancendo la fine definitiva della moneta unica europea.
Per questo domani il mondo intero seguirà il dibattito parlamentare sulla manovra finanziaria, soprattutto per capire quanto di quello uscirà dalle camere sarà veramente utile e efficace per rimettere un po' in sesto le casse dello Stato.

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