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Da vienna... insciallah!

Creato il 11 novembre 2012 da Riecho
«Dietro al calo della crescita del Prodotto interno lordo cinese (Pil) - al 7,4 percento nel terzo trimestre di quest'anno - c'è un'economia che rischia il collasso. Investimenti pari al 50 per cento del Pil, il doppio del livello fisiologico, creano bolle e distorsioni. Infatti, si calcola che ci siano almeno cento milioni di case sfitte. Che nei settori di acciaio, alluminio,pannelli solari, vetro ci sia già ampia sovracapacità produttiva. E che anche nella produzione di auto ci si arrivi tra non molto.
I magazzini si riempiono di borse, giocattoli, gadget invenduti. In questa situazione, lo Stato e le sue banche non sanno ormai dove investire: le nuove e inutili autostrade sono spesso vuote e nei campi da golf si cercano quadrifogli. Ieri, il segretario uscente Hu Jintao ha ribadito che occorre rilanciare la domanda interna: lo sostiene da cinque anni ma i consumi sono scesi a causa delle lobby immobiliari, locali e delle imprese di Stato che si accaparrano gli investimenti pubblici». Danilo Taino sul Corriere del 9/11/2012.
E’ praticamente convinzione unanime tra gli imprenditori e nell’opinione pubblica favorevole al modello capitalistico occidentale, che lo Stato italiano debba intervenire per proteggere le nostre aziende dallo strapotere di quelle cinesi perché, si sostiene, “non possiamo vincere se dietro i nostri concorrenti c’è lo stato cinese che le foraggia e le tutela”.Nelle parole di Danilo Taino invece io leggo quello che è l’unico effetto che produce lo stato in economia. Chi come il sottoscritto condivide e sottoscrive la teoria economica di scuola austriaca, non è per nulla sorpreso della situazione che si è creata in Cina. Se ci facciamo caso potremmo tranquillamente sostituire i giocattoli, i campi da golf e le autostrade deserte con le dot com di inizio millennio, i mutui subprime oppure le aziende della green economy che riescono a fallire nonostante i sussidi di stato. Lo stato in economia fa esattamente questo: bolle, euforia, scoppi, disastri e nuova povertà.
La cosa tragica è che Obama è stato rieletto proprio per questo, perché intervenga. Anche Romney avrebbe fatto lo stesso, comunque. Si vuole, attraverso appositi provvedimenti e tramite l’azione della FED, impedire al mercato di ripulirsi delle schifezze ‘finte’che non hanno nessuna base economica per stare in piedi. Senza bisogno di studiare economia basta solo un po’ di buon senso.
Non c’è nessun motivo per cui un individuo sano di mente non rivestirebbe il suo tetto di pannelli solari se, così facendo, abbattesse significativamente la sua spesa energetica. Siccome così non è perché la tecnologia è ancora costosa e inefficiente, lo stato paga ad un consumatore parte della bolletta per fargli installare un costosissimo impianto. Geniale! Ma i soldi da dove li prende? Facile, nelle tasche di tutti gli altri cittadini che pagano di più la bolletta tradizionale.
Se ne può concludere che se vuoi risparmiare sull’energia devi passare dalla parte dei cittadini sfruttati a quella degli sfruttatori, il che è una verità di vita direbbe mia nonna, solo che mia nonna non c’è più e questo principio viene teorizzato col nome di stato sociale. Il risultato netto di un’operazione così è che poi si scopre che la maggioranza è più povera e pochi (quelli con la villa o la casa autonoma), ne beneficiano, oltre naturalmente agli imprenditori che si buttano nel mercato sussidiato salvo poi chiudere baracca e burattini nel caso lo stato, senza più soldi, dovesse ridurre o eliminare i sussidi.
Beh, mi viene costantemente obiettato, ma questo sacrificio in realtà comporta la creazione di un settore di mercato che occupa addetti i quali guadagnano un salario su cui pagano le tasse col quale comprano altre cose per vivere facendo guadagnare altri produttori di cose diverse che a loro volta comprano cose ancora diverse che altri producono e su quei guadagni pagano le tasse e comprano altre cose etcetc etc … Keynes, un economista inglese degli anni ’30, spiegò che questa è l’economia ed è così che funziona. Ed è così che si insegna in tutte le università del mondo.
Accidenti, ma allora alla fine abbiamo trovatola formula del 'moto perpetuo'! Ma se è così perché in Cina hanno i magazzini pieni di merce invenduta, le autostrade deserte e la crescita comincia a declinare? Magari è un problema di fantasia. Cioè, visto che abbiamo scoperto il ‘moto economico perpetuo’ dobbiamo solo essere capaci di inventarci nuovi mercati su cui indirizzare fantastiliardi che le banche centrali ci stampano a richiesta e chelo stato decide dove mettere.
Precisiamo i termini, non lo stato, ma le commissioni di esperti consulenti di cui si servono i legislatori e i governanti ai quali è stata democraticamente riconosciuta col nostro voto la capacità, se non di sapere cosa ci fa bene e cosa ci fa male, perlomeno quella di sapersi scegliere i migliori luminari in ogni specifico settore, i quali poi diranno cosa ci fa bene (l’energia solare e il posto di lavoro alla Peugeot) oppure male (la Nutella), come ha scoperto in questi giorni il premier francese Hollande.
Questo vuole chi va a votare, ed è esattamente questo quello che ottiene. Ma allora perché gli elettori mugugnano e sono sempre scontenti. Perché il moto perpetuo non esiste! E’ una tragica bufala. La promessa non si riesce a mantenere. L’economia così concepita è come gli zecchini sotterrati del Gatto e la Volpe, ma ai cittadini non gliel’hanno più insegnato nelle scuole. Gli hanno insegnato che affidandosi allo stato col voto democratico ogni quattro o cinque anni e stando buoni buonini (e ora imparando pure a memoria l’inno nazionale), la ricchezza poteva solo aumentare di generazione in generazione. E bum! Il re è nudo. I padri perdono il lavoro e i figli non lo trovano. Si trovano solo un enorme debito accumulato dallo stato quando non erano ancora nati e riusciranno a mettere insieme insieme il pranzo con la cena finchè non si saranno mangiati il risparmio messo da parte dalle generazioni del boom economico post bellico.
La gente deve capire (e più tardi lo capirà più sarà doloroso) che qualunque intervento statale è un atto di forza. Anche quando sembra un atto di concessione benevola, come dare un sussidio a qualcuno. A fronte del beneficio di chi riceve il sussidio c’è la violenza contro chi viene espropriato, perché lo stato non produce ricchezza propria. La ricchezza si può generare solo con la produzione di beni e servizi che qualcuno volontariamente compra. Per questo la contribuzione fiscale deve essere il minimo possibile, per intervenire su pochissime materie e aiutare solo ed esclusivamente i veri bisognosi (non certo i giovani registi, il Corriere della Sera, Repubblica, l’Avanti di Lavitola ole notti bianche pagate dai Comuni).
Fatto sta che siamo ancora lontanissimi dal comprendere che è lo stato, il troppo stato, la causa dei problemi, e che chi è causa non può essere rimedio. Ma mentre un legislatore può espropriare legalmente le ricchezze di qualcuno che le ha accumulate per merito suo o dei suoi avi, non c’è nessuna legge che possa obbligare chicchessia a creare nuova ricchezza. L’aver intrapreso questa via, l’averla intrapresa anche dall’America che nacque sull’ideale di stato minimo e libertà individuale, porterà solo a un’eclissi di durata imprevedibile dellanostra civiltà.
Caro amico, insciallah!
Mauro Gargaglione
Contributor EconomiaeLibertà.com


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