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Dal “Quantitavive Easing” al “Qualitative Easing”

Creato il 12 luglio 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

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di Giovanni Palladino

Giovedì scorso si è saputo che a ottobre la Federal Reserve di Washington intende interrompere il piano di espansione monetaria (“quantitative easing”) iniziato nel 2009. In meno di 6 anni la Banca Centrale Usa ha emesso liquidità per oltre $ 3.500 miliardi per acquistare titoli di Stato e obbligazioni bancarie che il mercato non voleva e non poteva comprare per l’enormità dell’importo.

Nella storia non si è mai visto un salvataggio dell’economia di simili dimensioni, per di più fatto dalla Banca Centrale (la Fed) con un sistema del tutto improprio: la stampa di moneta “out of thin air”, ossia con una emissione di liquidità del tutto “artificiale”, che copre gravissimi errori politici ed economici del Paese più potente del mondo. Ma che ora ha i piedi di argilla per la gigantesca quantità di dollari posseduti dai creditori stranieri, che potrebbero perdere la fiducia nella capacità di “guida” degli Stati Uniti.

Il pericolo è che a ottobre la Fed non possa interrompere il piano di acquisto di titoli pubblici per il rifiuto del mercato di comprarli. Sarebbe la naturale conseguenza di aver puntato sulla quantità anziché sulla qualità del risanamento economico, qualità che può conseguirsi solo con una sana crescita dell’economia finanziata con investimenti produttivi e non con operazioni speculative, sempre favorite con la facile ma immorale stampa di moneta.

I 400 miliardi di euro, che nel Programma di Italia Unica servono da “benzina” per la ripresa della nostra economia, fanno appunto parte di un piano di “qualitative easing” finanziato nel modo corretto e non con la stampa di moneta. Afferma Passera in una intervista a Il Giornale del 9 luglio: “Le priorità sono mettere soldi in tasca alle imprese e alle famiglie. Pagare i debiti dello Stato per non affamare centinaia di migliaia di aziende. E non prendere in giro le famiglie: sono molto critico per gli 80 euro distribuiti a caso e non ai veri poveri. Diamo piuttosto la possibilità ai lavoratori di incassare il Tfr, aiutando le aziende che avessero difficoltà ad anticiparlo. Per un padre di famiglia oggi un mese di stipendio in più può fare la differenza”.

La Cassa Depositi e Prestiti può fare molto per le imprese. E l’obiezione che il Tfr non sia più utilizzabile, perché “sequestrato” dai fondi pensione, è falsa. C’è piena libertà di scelta. È quindi un’ottima idea che per almeno tre anni uno stipendio mensile in più possa essere spendibile dai lavoratori. La fiducia per la ripresa si guadagna con l’utilizzo di soldi “reali” e non con quelli “stampati”.


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