Magazine Psicologia

Dall’inferno al paradiso

Da Pasqualefoglia @pfoglia2

“…essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse capitare”

Dall’inferno al paradisoLa Apple, fondata nel 1974 in un garage insieme al suo amico Steve Wozniak, diventa in dieci anni un colosso da 2 miliardi e 4 mila dipendenti. Ma a 30 anni Jobs, per divergenze con gli altri dirigenti e per il flop del modello Apple III, viene licenziato.

Racconta ancora Jobs: «Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse capitare. La pesantezza del succeso era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi rese libero di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT e poi un’altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar progredì per creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione di maggior successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono tornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. Mia moglie Laurene e io abbiamo una splendida famiglia.

Sono abbastanza sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente».

(Tratto dal famoso discorso di Steve Jobs del 12 giugno 2005 all’Università californiana di Stanford).

Sono proprio le cose che detestiamo e/o che temiamo di più che ci fanno progredire nella vita. Le difficoltà, i problemi e i contrattempi sono anche grandi occasioni di crescita. Spesso un evento sfortunato si trasforma, a distanza di tempo, nella nostra fortuna!

Molti già conoscono la storiella del vecchio contadino. C’era una volta in un lontano paesetto un povero contadino che traeva di che vivere da un campicello che lavorava assieme alla moglie e al figlio e con l’aiuto di un cavallo. Un giorno il recinto venne lasciato inavvertitamente aperto e il cavallo fuggì. I vicini, appresa la notizia, esclamarono: “Poveretto, che sfortuna, e adesso come farai a lavorare?”. Il contadino rispose: “Sfortuna, fortuna, e chi può dirlo!” I vicini restarono perplessi nel sentire quella strana risposta. Dopo qualche settimana il cavallo che era scappato tornò portandosi dietro una mandria di cavalli selvaggi che furono rinchiusi nel recinto. I vicini, vedendo tutti quei cavalli, esclamarono: “Che fortuna!” E il contadino ancora una volta rispose: “Fortuna, sfortuna, e chi può dirlo!” I vicini restarono ancora più perplessi nel sentire quella risposta. Dopo qualche giorno, mentre il figlio stava domando uno dei cavalli, cadde a terra e si ruppe un piede. I vicini subito esclamarono: “Che sfortuna, e adesso come fai?!” E il contadino ancora una volta rispose: “Sfortuna, fortuna, e chi può dirlo!”. I vicini non sapevano più che cosa pensare del vecchio. “Forse è matto!”, pensarono. Dopo qualche settimana comparvero in paese alcuni soldati che reclutavano i giovani validi per la guerra. Quando entrarono nella capanna trovarono il giovanotto zoppicante e naturalmente lo scartarono, mentre tutti gli altri giovani furono reclutati. I vicini non ci videro più: “Che mazzo, che fortuna!” E il vecchio contadino ancora una volta rispose imperturbabile: “Fortuna, sfortuna, e chi può dirlo”.

La storiella del saggio contadino potrebbe continuare…. Ma passiamo a una storia vera, quella di uno sportivo eccellente che giocava come portiere nelle sezioni giovanili della squadra del Real Madrid. Come leggiamo nella sua biografia, a 20 anni, mentre rientrava a Madrid con degli amici, in piena notte ebbe un gravissimo incidente automobilistico che lo lasciò semiparalizzato per un anno e mezzo. L’infermiere che lo curava gli regalò una chitarra. Iniziò a cantare per alleviare la tristezza di essere stato uno sportivo che ora giaceva prostrato in un letto. Imparò a suonare la chitarra quanto basta per vestire di musica le sue poesie. Il suo sforzo personale, la sua voglia di vivere e il grande appoggio della sua famiglia, specialmente del padre che abbandonò persino la sua professione per più di un anno per aiutare il figlio nel periodo di riabilitazione, produssero un vero miracolo. Il giovane poté continuare a camminare. Cominciò a cantare nei “pub” nei fini settimana. Proseguì scrivendo canzoni fino a quando non fu scoperto da una casa discografica e iniziò così la sua nuova vita di cantautore ricco e famoso. Beh, avete capito di chi si tratta: Julio Iglesias!

Un’altra storia vera. Un brigadiere del Corpo Forestale dello Stato una ventina di anni fa comandava il Comando Stazione di Volturara Irpina, un paesetto dell’Irpinia alle falde del Monte Terminio, ricco di boschi di faggio e di castagno, ma freddo e abbastanza lontano dal capoluogo di provincia. In assenza di alloggi dell’Amministrazione, abitava in una casa isolata, presa in fitto, situata alla periferia del paese, assieme alla moglie e alle sue due figlie. Per le ragazze che frequentavano le scuole superiori era un vero sacrificio doversi alzare molto presto di mattina per prendere l’autobus per Avellino.

Il brigadiere aveva un problema con un ladruncolo del posto che aveva già contravvenzionato e diffidato più volte, ma questi continuava i suoi furti di tronchi di faggio nel demanio comunale. Un giorno il brigadiere e il suo collaboratore fecero un appostamento lungo la strada che scende dalla montagna e sorpresero il ladro con un furgone carico di tronchi. Lo arrestarono e portarono dal giudice di turno presso il Tribunale di Avellino che ne confermò l’arresto e la traduzione in carcere. Dopo circa due mesi ignoti fecero scoppiare, in piena notte, una bomba davanti al garage del brigadiere. La bomba provocò molti danni materiali all’automobile e all’abitazione (sventramento dei tramezzi e delle bussole), ma il danno maggiore fu il forte spavento che si presero le figlie, la moglie e il brigadiere stesso che dormivano al piano superiore! Il brigadiere venne immediatamente trasferito a… Salerno, dove andò ad abitare con tutta la famiglia presso i suoceri. Risparmiò così la spesa per l’affitto, mentre la moglie ebbe modo di accudire i suoi vecchi genitori che erano rimasti soli e senza aiuto, e le due ragazze non dovettero più alzarsi alle cinque del mattino per andare a scuola. Il sottufficiale stesso ebbe un incarico gratificante presso l’ufficio provinciale della Forestale.

 Senza quella bomba e quel terribile spavento, la vita del brigadiere e della sua famiglia non sarebbe cambiata radicalmente in meglio!

E quante persone si sono salvate da una tragedia perché avevano perduto l’aereo, il pulman o il treno! Sicuramente ognuno di noi potrebbe raccontare qualche episodio interessante in cui la sfortuna iniziale si è rivelata poi una vera fortuna! I fatti raccontati ci insegnano che dobbiamo avere fiducia nella vita e abituarci a capire che i problemi non vengono per nuocerci, ma per il nostro stesso bene – anche se non possiamo capirlo subito – perché ci aiutano a crescere e a progredire facendoci diventare più maturi ed equilibrati. Quando impariamo ad accettare i problemi, apprendiamo anche a trasformarli in altrettante opportunità, ossia tramutiamo la sfortuna in fortuna. Ma in che modo possiamo abituarci ad accettare i problemi esistenziali? Imparando a guardare all’altra faccia della medaglia! Per esempio, se ho perso il treno dopo aver fatto una corsa affannosa devo chiedermi: qual è il vantaggio? Se qualcosa va storta, quando ci capita un brutto incidente, oppure una grave malattia colpisce la nostra famiglia dobbiamo domandarci: qual è l’altra faccia della medaglia? In tal modo non restiamo paralizzati o impotenti e arrabbiati di fronte alla gravità del problema, e conservando la razionalità e la calma, diventa molto più facile per noi trovare la soluzione, anzi avendo acquisito la mentalità che ogni problema nasconde una opportunità, diventiamo abili a trasformare la tristezza in gioia, i contrattempi in convenienze, le sconfitte in vittorie e le frustrazioni in successi. Per esempio, un buon leader politico riesce a trasformare un attacco dell’opposizione in un proprio punto di forza.

Ma se i delinquenti vi mettono una bomba davanti la porta di casa, voi che fate? L’avvertimento è fin troppo chiaro, ma altrettanta chiara deve essere la nostra conclusione: “In questo posto si vede che non ci sto più bene, è meglio sloggiare!” Pur collaborando con le forze di polizia per scoprire i responsabili dell’attentato, se decidiamo di restare e di lottare contro una così palese ingiustizia finiremo inevitabilmente per trovarci in guai anche peggiori. Ovviamente se siamo dei lottatori, bene, ma anche in questo caso dobbiamo sapere già in partenza a cosa andiamo incontro. Si tratta infatti di qualcosa di molto pericoloso e che soprattutto sfugge al nostro controllo.

Se scaviamo nei nostri ricordi, probabilmente si affaccia un vecchio desiderio rimasto irrealizzato. Il nostro brigadiere aveva desiderato trasferirsi a Salerno, ma un’aspirazione del genere era stata presto accantonata perché si trattava di una sede già troppo satura e ambita da tutti: soltanto con un santo amico in paradiso, o con un forte appoggio politico, o forse con un atto eroico avrebbe potuto realizzare quel desiderio! Ma il desiderio cova nell’inconscio… a nostra insaputa. Cosicché, se non puoi andartene volontariamente da un dato posto, succede spesso che sei costretto ad andartene con la forza, ossia per volere di altre persone o di impellenti circostanze, ma il bello della faccenda è che quando la soluzione che tu stesso cercavi ti viene imposta, finisci per combatterla e fare resistenza anziché assecondarla! Quando, per esempio, un capoufficio paranoico si attiva per il tuo trasferimento ad altra sede, tu ti opponi anche se in realtà quel trasferimento va nel tuo stesso interesse perché andrai in un posto più tranquillo dove sarai accettato e rispettato! La lotta per restare nella tua attuale sede di servizio o di lavoro, al solo scopo di non darla vinta, è completamente sbagliata, ed è errata anche la lotta contro chi dovesse metterti eventualmente una bomba sotto casa. Costoro, senza saperlo e senza volerlo, ti stanno facendo un grosso favore costringendoti a sloggiare! Quando capiamo che i nostri nemici ci danno spesso una mano assecondando i nostri desideri più riposti?

Quante paure e conflitti adolescenziali si rivelano a distanza di anni esagerati o inutili! Quindi ciò che noi oggi consideriamo sfortuna a causa della nostra limitata esperienza, della nostra visione limitata della realtà, della nostra scarsa consapevolezza, si rivela a distanza di tempo un’autentica fortuna perché nel frattempo è cambiata la nostra visione della realtà. Cambiare il proprio punto di vista significa crescere, elevarsi, risolvere più rapidamente e nel miglior modo possibile i propri problemi esistenziali. I conflitti interiori sono generati da una visione ridotta e cristallizzata della realtà, ma la realtà stessa è soltanto un punto di vista limitato e soggettivo, e spesso è in contrasto col punto di vista degli altri. Per trovare la soluzione ai nostri conflitti o più semplicemente ai nostri problemi dobbiamo uscire dal problema stesso in modo da non essere condizionati dalle paure e dalle limitazioni; occorre metterci nelle condizioni di poter osservare da fuori il problema stesso come farebbe una persona non condizionata da quella particolare situazione. In tal modo entriamo in contatto con il nostro cuore che ci suggerisce sempre la soluzione più giusta per noi nel lungo periodo, anche se al momento presente potrebbe apparire poco piacevole. Il cuore è il punto d’incontro tra il cervello e le viscere, ossia è il nostro punto di equilibrio.

Quindi, ritornando al nostro assioma, la sfortuna si rivela davvero una fortuna nel lungo termine. Detto diversamente, i problemi non vengono mai per nuocere, perché nascondono sempre una soluzione favorevole e positiva, il che però può essere compreso soltanto a distanza di tempo quale naturale epilogo della legge dell’equilibrio o dell’alternanza. Il punto importante della questione è perciò la distinzione tra ciò che è piacevole nel breve termine e ciò che invece è giusto e valido per noi nel lungo termine. I vizi come bere, fumare, drogarsi, abbuffarsi, agire sconsideratamente, parlare male delle persone o trattarle ingiustamente hanno una piacevolezza effimera e sono cose di cui ci pentiremo amaramente in seguito!

La nostra analisi non si ferma qui. Quanto più rifletto più mi convinco che la legge dell’equilibrio è davvero la legge più importante per la vita dell’uomo! Ed infatti, l’elemento in comune a tutte le storie precedentemente narrate è che per avere un bel colpo di fortuna devi pagare un prezzo! Il prezzo da pagare rappresenta appunto la cosiddetta sfortuna che in genere precede il premio (ma ahimè, lo segue anche, come per esempio accade dopo favolose vincite alle lotterie)! Questa analisi trova ampie conferme sia in grande che in piccolo. Per esempio, al popolo ebreo venne assegnata finalmente una patria dalle Nazioni Unite, quasi per ripagarlo del feroce e inammissibile eccidio perpetrato a suo danno dai nazisti! Faccio notare che anche per avere o comprare una cosa qualunque bisogna “pagare” un prezzo, e come ben sappiamo, più è grande il valore dell’oggetto e/o la quantità richiesta, maggiore è il prezzo da pagare e il tempo occorrente per accumulare la somma necessaria. Se ti vuoi comprare una bella villa al mare devi sacrificarti per mettere da parte molti soldi! (Mi sa e mi sa che gli antichi popoli conoscevano la vita meglio di noi, se è vero che per propiziarsi il favore degli dei sentivano l’impellente necessità di offrire loro un bue o un agnello, ossia di pagare un prezzo)!

Ma se così stanno le cose, la nostra vita funziona esattamente come una bilancia a due piatti! Ogni volta che vuoi “riempire” un piatto devi assolutamente mettere un peso o valore equivalente nell’altro piatto. E questo è vero sia che si tratti di comprare un oggetto materiale, dove il peso equivalente è rappresentato sicuramente dal denaro, sia per soddisfare un desiderio o un sogno che richiede impegno, dedizione e determinazione, sia per conseguire un titolo di studio che esige l’applicazione costante sui libri; e in generale, per imparare o ottenere qualunque cosa occorre mettere nell’altro piatto della bilancia tantissima pratica ed esperienza. Persino la casalinga per ricevere il suo bel premio deve ritagliare i punti e raccoglierli nell’apposita scheda; e lo studente universitario, per conseguire la laurea, deve riempire il suo libretto di voti! Più importante è l’obbiettivo che si vuole raggiungere, più grande è il peso/punteggio da totalizzare. E per togliersi un vizio o una cattiva abitudine è necessario sostituirli con una virtù o una buona abitudine; proprio come per dimenticare un partner è necessario rimpiazzarlo con un altro, altrimenti il suo peso (nei nostri pensieri) tende a crescere anziché a diminuire: ciò è dovuto al fatto che il nostro inconscio non accetta le perdite, e anzi non accetta il vuoto!

L’oscillazione dei due piatti della bilancia o della vita ora di qua e ora di là ci dà ragione dei nostri tentennamenti, dei nostri scoraggiamenti, degli alti e bassi della sorte, delle difficoltà che incontriamo lungo il percorso di crescita e del tempo più o meno lungo che impieghiamo per raggiungere un dato risultato. Insomma, il progresso non è lineare, ma avviene attraverso oscillazioni e incertezze, perché per equilibrare l’altro piatto della bilancia bisogna pagare un prezzo, occorre uno sforzo fisico/psichico notevole da parte nostra; e i nostri sforzi, come pure le nostre capacità non crescono mai in modo continuo, ma a scatti, con brusche impennate ma anche con arresti e arretramenti, proprio come accade con il bel tempo e il cattivo tempo! (Probabilmente, dentro di noi agiscono le quattro stagioni, il che significa che il caldo e il freddo guidano in qualche modo le reazioni biochimiche del nostro cervello)!

Chissà se Julio Iglesias oggi la pensa come il vecchio contadino! Chissà se prova nostalgia dei vecchi tempi e del suo sogno giovanile di diventare un grande campione! Io penso di si, perché ogni stagione della nostra vita ci insegna qualcosa, ma l’insegnamento principale che ricaviamo è che ogni medaglia ha sempre due facce, ovvero ogni cosa è fatta di rose e spine e che si può essere felici e soddisfatti soltanto se ogni volta riusciamo a metterci entusiasmo e passione, dando il massimo di noi stessi e cercando sempre di vivere in amore e in amicizia col nostro ambiente, benché non sempre siamo all’altezza del nostro stesso ideale!

Anche il nostro brigadiere – che poi è diventato maresciallo e oggi è un ispettore prossimo alla pensione – sente nostalgia dei vecchi tempi. Se dovesse arrestare di nuovo un ladruncolo lo rifarebbe perché è quello il suo dovere. I tempi passati non si dimenticano mai, anzi diventano le nostre gesta eroiche, i ricordi delle nostre impennate di orgoglio e a volte delle nostre brevi follie causate da una fortissima scarica di adrenalina. In fondo ce la siamo cavata, ce l’abbiamo fatta, abbiamo superato le prove e abbiamo scoperto quanto valiamo, abbiamo migliorato l’immagine che avevamo di noi stessi: possiamo essere fieri! È questo che racconteremo un giorno ai nostri nipotini quando si stancheranno di giocare con i loro sofisticatissimi congegni elettronici, mentre noi ai nostri tempi avevamo giochi molto più semplici ed eravamo forse ancor più felici e contenti.

I tempi passano, il progresso sconvolge ogni cosa, ma il modo di ridere e di gioire resta sempre uguale a se stesso! Ma allora, chi ce lo fa fare ad affannarci tanto! Si dice che soltanto tre cose sono davvero essenziali nella vita: una persona da amare, avere qualcosa da fare e un sogno più o meno segreto da coltivare. In realtà, i motivi che ci spingono all’azione, nel bene e nel male, sono i nostri bisogni: il bisogno di unione o legame (l’amore innanzitutto!); il bisogno di sicurezza o di comfort (avere un lavoro e di che vivere, avere il controllo della situazione); il bisogno di importanza (vogliamo essere una persona che conta, possedere beni materiali e titoli onorifici); il bisogno di varietà (ci stanchiamo di avere intorno sempre le stesse persone e cose e cerchiamo la diversità : nuovi amori, svago, hobby, sorprese, viaggi, pietanze, canzoni, eccitazione e incertezza!); ed ancora il bisogno di crescere al fine di espandere socialmente la propria influenza e la propria zona di comfort; e infine il bisogno di apportare il proprio contributo per il bene di altre persone. Questi sei bisogni, studiati da Antony Robbins, che hanno una loro diversa gerarchia o importanza a seconda della natura intima delle persone, ci costringono a correre continuamente e a darci da fare, ci mantengono attivi, ci fanno sognare e spasimare, nonché gioire e soffrire in quanto alimentano o svuotano il serbatoio della nostra autostima. In ogni caso, gli esseri umani riescono ad essere felici soltanto quando ritornano a giocare e a essere nel qui e ora, ossia quando amano ciò che fanno; quando imparano a perdere senza farne un dramma eccessivo; e quando apprendono come ridere di se stessi e persino delle proprie avversità avendo acquisito la consapevolezza e la convinzione che la fortuna si manifesta anche o soprattutto per vie traverse, ossia attraverso la sfortuna!

Questa consapevolezza però fa a pugni con il peggiore difetto umano: l’impazienza! Infatti è proprio la mancanza di pazienza e di fiducia nella saggezza della vita che alimenta le nostre paure paralizzanti o al contrario le azioni sconsiderate e velleitarie! L’incapacità di attendere, il fatto che vogliamo tutto e subito, fa sì che di fronte a un ritardo o a un contrattempo o a un problema serio scattino le paure o/e la sofferenza. E siccome la maggior parte degli obbiettivi tardano ad essere realizzati, molte persone di fronte alle difficoltà si arrendono per ridurre la loro sofferenza; ma è proprio la rinuncia, collegata all’incapacità di attendere il corso completo degli eventi, la vera causa degli insuccessi e delle frustrazioni.

Chi sa attendere, chi non demorde, riesce sempre! Il segreto più grande per la riuscita personale è saper accogliere le sconfitte e i rifiuti senza perdere di vista la meta finale che deve essere inseguita con tenacia e determinazione, ma soprattutto con tanta pazienza. Il segreto che ci permette di reagire positivamente agli imprevisti e agli eventi negativi della vita di tutti i giorni è quello di essere certi che la sfortuna si trasformerà in fortuna, anzi ci dobbiamo convincere che questa è la via obbligata! Detto diversamente, sono i fallimenti che prima o poi portano al successo: gli insuccessi iniziali ci fanno fare esperienza e ci procurano alla lunga i migliori successi!


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