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Dalla parte dei padri separati. Sul Marriage Referendum irlandese e sul perché il matrimonio non fa per me.

Creato il 09 aprile 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Grand_Duchess_Catherine_Alexeevna_by_L_Caravaque_(1745,_Gatchina_museum)di Rina Brundu. Come i miei 4 lettori sanno bene questo sito non è immune da influenze femministico-digitali ma come diceva Newton se Platone è il mio amico, Aristotele è il mio amico, il mio miglior amico è soprattutto la verità. Ne deriva che c’é un limite a tutto. Un limite oltremodo superato dentro le dinamiche familiari di una di quelle cause da tribunale televisivo che ho visto quest’oggi. Here it goes: c’è questa copia separata, padre, madre, due figli. Il padre ha uno stipendio di 2800 Euro al mese, di cui 1400 vanno a finire in tasca alla moglie a titolo di assegno mensile con incluso il mantenimento dei bambini, 600 li sborsa per pagare il bilocale affittato dopo la separazione, il resto va a finire in bollette, benzina, etc. Inevitabilmente il padre non riesce ad arrivare a fine mese e così – bonaccione com’é – in presenza di una spesa extra imprevista finisce col prendere un “prestito” dal salvadanio dei figli e fa promettere alla bimba di 7 anni di non dirlo alla mamma. Ira funesta dell’ex moglie.

Dal canto suo l’ex moglie non lavora, aveva lasciato una sua posizione manageriale in tempi non sospetti, quando il marito – dice lei – le avrebbe imposto un secondo figlio (???). Adesso la donna si dedica solo ai due eredi (senza portafoglio in verità!) che sono la luce dei suoi occhi. Uno di questi ragazzi farebbe due sport e lei si farebbe dissanguare prima di tagliare quelle lezioni settimanali. La donna ritiene che la ragione del deleterio status-quo sia da ricercarsi nella cronica incapacità del marito di gestirsi economicamente: perché pagare 600 euro per un bilocale centrale se basterebbe pagarne 400 in un monolocale periferico? Perché continuare ad usare l’auto di grossa cilindrata invece di risolvere con una 500? Insomma, perché continuare a fare finta che tutto sia come prima? Ma soprattutto perché rubare i soldi dal salvadanaio e chiedere ai bambini di mantenere il segreto con la madre?

Su quest’ultimo punto difficile non essere d’accordo con la signora ma per tutto il resto io risolverei con un’unica domanda all’ex marito: ma perché non ha cambiato pusher prima di sposarla? Si resta allibiti davanti alla supponenza di questa donna e soprattutto davanti alla sua mancanza di affetto e di comprensione della difficile contingenza che si trova ad affrontare il padre dei suoi figli e l’ex compagno di una vita. E che modello sta presentanto alla prole tanto amata? Quello di una figura genitoriale sminuita, così intimorita da lei da trovarsi costretta a chiedere un prestito ai figli minorenni (pazzesco!), e a piangere per questo? La vicenda diventa infine paradossale quando si realizza che è lui ad alzarsi per andare a lavorare ogni mattina (e non mi si racconti la puttanata che restare in casa è altrettanto faticoso perché chi fa entrambe le cose la pensa altrimenti!), che é lui – causa la tipologia di lavoro che svolge – che ha anche la responsabilità di presentarsi in ufficio in un dato modo (da qui la necessità di tenere la vecchia auto più grande) e che è lei a considerare l’idea di fare qualche lavoretto extra per aiutare il bilancio familiare non compatibile con gli impegni di mamma.

Questa storia mi ha colpito parecchio e non ho dubbi nel dire che in presenza di situazioni simili io sto con l’anello più debole, ovvero il padre separato. Il tutto indipendentemente dalle ragioni che hanno portato al divorzio, un torto subito non può giustificarne un secondo in rivalsa. Ma la storia mi ha colpito parecchio soprattutto perché in questi giorni Dublino è tappezzata di manifesti in vista del cosiddetto Marriage Referendum. Si tratta di consultazione popolare legata alla legittima richiesta delle comunità gay di potersi sposare. Sono convinta che l’isola Smeralda dirà sì alle unioni omossessuali. Anche se l’Irlanda resta sempre legata a costumi religiosamente tribali (pensiamo per esempio all’insana faccenda dell’assenza del diritto ad abortire che ha determinato situazioni gravissime specialmente per le rifugiate vittime di stupro e incinta), il sentire popolare è senz’altro quello che ci si aspetta da una comunità moderna e democratica.

Naturalmente tiferò affinché la giusta richiesta dei gruppi gay venga accolta, più che altro per un mero senso di giustizia civile e per quel rispetto che credo di avere innato per i diritti di tutti. Piuttosto la domanda che farei alle comunità gay sarebbe, ma visti i didattici esempi come quello appena riportato qui sopra, siete davvero sicuri di volere il matrimonio? No, francamente non è cosa che fa per me. Solo ad una data età – quando si possono considerare le vicende di una intera esistenza con serenità e da una prospettiva distaccata, si può infatti capire quanto si è stati fortunati a scamparla.

La sola idea di ritrovarti nel mezzo del cammin di tua vita, ovvero proprio in quel tempo in cui speri di poterti dedicare finalmente a nutrire la tua miglior essenza, l’anima e l’intelletto, a fare da badante ad un uomo (o ad una donna per quel che me ne cale), che si aggira per casa in mutande e pantonfole, o magari si accuccia sconsolato e sconsolante a guardare la partita di pallone, o Carlo Conti la sera in tv, o peggio ancora “Porta a Porta”, e più di quanto ogni valido umano sentire possa tollerare. Il peggio è che poi potresti pure trovarti un compagno fedele che non si toglie dalle palle per andare dall’amante neppure a spararlo. Dulcis in fundo devi spiegargli chi è Ed Witten e questo obiettivamente (e con tutta la buona volontà per mantenersi seri) è un peccato capitale.

Il va sans dire che non voglio neppure considerare i “problemi” posti dai figli (specie di quei figli italiani quarantenni che vivono ancora in casa perennemente afflitti dalla Sindrome di Gesù Cristo) perchè a quel punto uno/a l’arma la rivolge automaticamente contro se stesso. No, il matrimonio non fa per me!

Comunità gay ripensateci siete ancora in tempo!

Featured image, Caterina la Grande (subito dopo il suo arrivo in Russia in un quadro di Louis Caravaque), un esempio femminile da imitare, ora, allora et semper.

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