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Dark shadows

Creato il 31 agosto 2015 da Jeanjacques
Dark shadows
Succede che hai diciassette anni e sei in quei classici 'periodi neri' dell'adolescenza. Porti i capelli lunghi fino al culo, ti vesti sempre di nero e rigorosamente con le magliette delle tue band preferite, che guarda caso sono tutte metal. Di umore sei sempre scontroso, rispondi male a tutti e, ammettiamolo, sotto sotto sei anche molto superbo e ti credi di gran lunga superiore ai tuoi coetanei e ti dici che è per questo che le ragazze non ti filano. In pratica ti senti un outsider, uno che non viene compreso dalla società e ti viene da giocare a questo ruolo, quando in realtà sei solo un povero sfigato come tutti gli altri. Tutto questo però in qualche modo ti fa avvicinare ai racconti di Edgar Allan Poe, agli scritti di Jack Keoruac e Philip K. Dick, a certi fumetti di cui hai letto su un forum apposito e, non ultimi, ai film di Tim Burton. Proprio quel Tim Burton che raccontava come da giovane non riuscisse a inserirsi nei gruppi dei suoi coetanei, quel Tim Burton che con quelle pellicole tetre rispecchiava un tuo certo stato d'animo e, non ultimo, quel Tim Burton che narrava le avventure di personaggi fuori dai canoni, personaggi un po' come te. Tutte cose che fecero diventare quell'ex animatore di Burbank una delle tue figure di riferimento. Poi successe che crebbi, diedi alle cose il loro giusto peso e il buon Tim me lo persi per strada, insieme a molti altri...

Barnabas Collins è un giovane playboy del Settecento che ha la cattiva idea di sedurre la strega Angelique Bouchard, che per vendetta stermina tutti coloro che più ama e lo trasforma in un vampiro, costringendo i villici della sua città a seppellirlo vivo in una bara. Centoventisei anni dopo ha modo di risvegliarsi, per scoprire che la florida industria di famiglia è ormai in rovina e che la sua stessa famiglia ha visto giorni migliori...

Successe in realtà che con un solo film il buon Timoteo riuscì a deludermi in una maniera così colossale, da perdere quasi ogni rispettabilità ai miei occhi. E se continuavo ad amare i suoi vecchi film, per me dopo quell'onta ogni cosa nuova diventava quasi inconcepibile. Il film in questione è Alice in Wonderland, cosa che per me risulta essere ancora oggi una delle più grandi delusioni cinematografiche della mia vita. E fu una delusione così grande che quando al cinema uscì questo film lo bypassai alla grande, senza nessun rimpianto, ma per qualche strana ragione andai a vedermi Frankenweenie e Big eyes, due pellicole non brutte ma che sottopelle lasciavano intravedere una notevole dose di stanca, come la chiama un mio amico. Era la prova che ormai quello che aveva da dire lo aveva detto e che stava inevitabilmente andando a riciclarsi clamorosamente. Del resto, sempre quello stile tetro che alla lunga conosci come le tue tasche, sempre le solite tematiche e sempre il solito cast di attoroni, con quel Johnny Depp che ormai è da Pirati dei Caraibi che è diventato la parodia di se stesso e a cinquant'anni comincia ad essere vagamente ridicolo. Però il sapere di non aver visto solo per un titolo una filmografia completa mi infastidisce parecchio così, per rigore di completezza (e perché su Facebook ero incappato in una serie di post che diceva che questo film era persino peggio della trasposizione del libro di Lewis Carrol) ho deciso di vedermi questa sua recente fatica, tratta da una soap opera degli anni Settanta, della quale è stato già tratto un film tv nel 2004 con Jessica Chastain... e devo dire che ne sono rimasto vagamente sorpreso, visti quelli che erano i pregiudizi con cui l'avevo iniziata. Non siamo di certo davanti ai lustri di Big fish o La sposa cadavere, da sempre i miei film preferiti di questo strambo cineasta, però è una pellicola che si difende molto bene da sola. Certo, c'è sempre il solito stile inconfondibile ma oramai prevedibilissimo di Tim Burton e Johnny Depp fa sempre le sue odiosissime moine da Jack Sparrow, ma la cosa che mi ha dato più fastidio devo dire è stato il prologo. Quello sì, che è imbarazzante. La solita carrellata di immagini con tanto di voce narrante che ti racconta tutto e che lo fa in una maniera svogliata, statica, col voice-off che ti racconta per filo e per segno ciò che accade sullo schermo (certo, c'è anche in Pacific rim, ma basta una sola occhiata disattenta per vedere la differenza di gestione) fino a che il film non parte veramente. E lo fa così bene che ti viene da chiederti se quel prologo fosse davvero necessario. Il ritmo è ben sostenuto, i personaggi sono fetidamente sui generis ma mai in maniera in troppo fastidiosa e, soprattutto, le battute fanno ridere. Non esageratamente, ma quella risata composta che sotto sotto ha un minimo di intelligenza, con una regia che ci gira attorno e non la tira troppo per le lunghe, evitando il rischio di trasformare il film in un ammontare di sketch. Tutto si gioca sulle incomprensioni che la nostra epoca scatena in Barnabas, ritornando al burtoniano topoi dell'individuo fuori contesti massimo, ma vengono introdotti altri temi che danno una maggiore tridimensionalità alla storia. E sta lì tutto il pregio ma anche tutto il brutto di questo film, che nel finale ammucchia così tante cose da non lasciare il tempo per respirare. C'è la battaglia fra Barbabas e Angelique, ma c'è anche tutta la risoluzione degli enigmi della famiglia (uno in particolare gettato proprio ad minchia canis), ci sono le risate ma anche dei momenti che da soli sono più horror di molti film horror usciti di recente. Tante cose che non sempre trovano il giusto intersecarsi fra loro. ma che se non alto, in questo sconclusionato puzzle lasciano intatti i margini. E alla fine, per quanto ammetto che l'ho iniziato con tutte le intenzioni di demolirlo, posso dire di essermi ben divertito con questo film.

Ma un film nel quale ci sono sia va Green che Alice Cooper, non credo possa deludere a prescindere. Anche se la stella di Timoteo non brilla più come un tempo.Voto: 

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