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Death Note: simbologia e citazionismo nel manga cult di Ohba e Obata

Creato il 06 maggio 2011 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Simbologia e background cultural-sensoriale

Tanto come manga quanto come anime, Death Note è un titolo che esprime un grande potenziale espressivo, studiato e realizzato per far breccia nell’immaginario collettivo comune, facendo perno su pulsioni e questioni antiche quanto l’uomo stesso.

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Un esempio: come si può stabilire quale sia il labile confine tra giustizia e vendetta, tra potere e abuso? [1]

Simili tematiche sono, già di per sé,  un ottimo substrato per far presa sul lettore-auditore, ma l’opera di Ohba e Obata ha alcuni elementi che la rendono ancora più appetibile, stimolante, e si rivolgono in particolare ad alcune correnti giovanili, a tutt’oggi assai diffuse, che si potrebbero riassumere nella dicitura di “movimenti della sottocultura gotica”. [2]

Tale sub-cultura, com’è noto, è colma di riferimenti mitologici, numerologici (e mistici in generale), con una particolare attenzione al Cristianesimo. Per diretta conseguenza, Death Note (che, non a caso, è diventato a sua volta un simbolo per i giovani dark) contiene una miriade di riferimenti, più o meno espliciti, al misticismo e alla realtà cristiana.

Death Note: simbologia e citazionismo nel manga cult di Ohba e Obata> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="343" width="242" alt="Death Note: simbologia e citazionismo nel manga cult di Ohba e Obata >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-29426" />Alla base di tutto, e si tratta di qualcosa di epidermico, non (ancora) legato a simboli, riferimenti veri e propri, sta un’ambientazione oscura, mistica, carica di tensione, resa bene dal segno netto di Takeshi Obata, disegnatore dotato di uno spiccato gusto per il nero, che adopera con contrasti molto netti e, per questo, molto efficaci, da un punto di vista della comunicazione.

La premessa – quasi una conditio sine qua non – per un approccio critico alla questione simbologica è legata a una differenza di cultura: il Giappone odierno è un calderone in cui convivono un tradizionalismo che risulta quasi incomprensibile al resto del mondo, e una modernità assolutamente occidentale.

In una realtà colma di contraddizioni, la popolazione giapponese va nutrendo un interesse non trascurabile per tutto ciò che è “Occidentale” [3] : usi, costumi, storia e religione. Tale premessa è fondamentale, perché ciò che il lettore–auditore osserva nelle vicende di Light Yagami non è un riferimento diretto alla simbologia cristiana, alla mitologia occidentale, bensì un riferimento “giapponesizzato” a questi aspetti della nostra cultura. Ogni citazione, rimando o riferimento passa attraverso il filtro della interessante e millenaria cultura giapponese, che ammanta ogni pagina (del manga) e ogni istante (dell’anime), colmandoli di enfasi e pathos intensi e tipicamente orientali. Si pensi ai lunghi momenti di tensione collettiva, con i componenti della squadra investigativa anti-Kira che discutono, o ai lunghi pensamenti di Light, resi nell’anime dalla sua voce (di pensiero) e dalle espressioni di chi gli è intorno: agli occhi occidentali tutto questo può apparire straniante, soprattutto a causa dell’interesse che si nutre per il singolo e non per il gruppo [4] , ma contribuisce a dare un tono esotico, esoterico, e dunque misterioso e accattivante alla narrazione.

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Proprio in quest’ottica si può leggere la nascita del mito dello, Shinigami (死神, letteralmente: “kami [5] della morte”), il dio della morte. Tale personaggio è relativamente recente: infatti risale, probabilmente, al Periodo Meiji (明治時代, “periodo del regno illuminato”), [6] ed è la rivisitazione in chiave nipponica di un mito che è stato presente in molte culture del mondo, ovvero quello dello Psicopompo (letteralmente “latore di anime”), ovvero la figura pseudo-divina che ha come incarico quello di accompagnare le anime dei defunti nella trasmigrazione da un mondo, quello dei vivi, all’altro, quello dei morti.

Quello dello Shinigami è un mito che deve molto alle influenze occidentali, poiché pare che sia stato introdotto in Giappone attraverso la rivisitazione di un racconto dei fratelli Grimm, ma non è certo l’unico elemento presente nell’opera che rimanda a culture occidentali, come si vedrà nel prossimo paragrafo.

Elementi di mitologia cristiana

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Ciascuna delle tredici illustrazioni di copertina del manga ha come fondale delle croci, fino a giungere al tripudio di un finale cristologico, con Light Yagami, protagonista delle vicende, crocifisso come un novello Cristo.

La croce, si diceva, è elemento spesso presente, e non compare soltanto nelle copertine: fa parte dell’abituale abbigliamento di Misa Amane – come logico, visto il suo stile gotico – e dell’arredamento della sua stanza, ed è il ciondolo di un braccialetto di Mello.

In generale, sono numerosissimi i richiami, spesso veri e propri inside-jokes: per esempio, nella sigla d’apertura dell’anime, Naomi Misora regge il corpo di Ray, il suo fidanzato, in una posa che ricorda la Pietà di Michelangelo, e in numerose immagini, fondali – del manga e dell’anime – fanno capolino richiami a dipinti, statue ed elementi iconografici della cultura Europea-Cristiana; elementi portati anche a livello auditivo nell’anime, grazie alla soundtrack titolata Kyrie, che recita l’elegia del Kyrie eleison (Κύριε ἐλέησον, preghiera della liturgia cristiana che significa “Signore, pietà”).

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Un espediente che porta a entrare nel clima mistico è anche la continua ripetizione di alcuni elementi e proposizioni: si pensi alla ripetizione, sempre con le stesse identiche parole (quasi paragonabili ai certa verba dell’antica Roma!), che spiegano il funzionamento del Death Note, durante ogni episodio dell’anime… Il tutto riconduce alla ciclicità e ridondanza delle invocazioni, e delle preghiere in genere.

Death Note: simbologia e citazionismo nel manga cult di Ohba e Obata> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="184" width="164" alt="Death Note: simbologia e citazionismo nel manga cult di Ohba e Obata >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-29420" />Tali elementi sono importanti per la creazione di un’atmosfera, poiché contribuiscono a suscitare nel pubblico, in maniera più o meno conscia, emozioni che accompagnino e rafforzino gli elementi più prettamente narrativi.

Vi sono tuttavia alcuni richiami simbolici che possono essere considerati più “importanti”, o, almeno, più significativi, perché aprono veri e propri parallelismi tra le vicende narrate e situazioni storico-mitologiche. Sempre nella sigla d’apertura dell’anime, Light regge in mano una mela, simbolo di peccato e consapevolezza [7] . Dopo il ritrovamento del Death Note, e i poteri che ne conseguono, Light giunge gradualmente al rifiuto totale di porsi quale “elemento di una società”, in una situazione di odio verso l’umanità e, in ultima analisi, a un delirio d’onnipotenza, con un comportamento abbondantemente identificabile come disturbo antisociale della personalità.

Questa situazione presenta una serie di punti in comune con quella biblica di Adamo: esattamente come il personaggio biblico, Light vuole “essere come Dio” (non a caso si autodefinisce il “dio del nuovo mondo”), e, come Adamo, trova il modo di farlo. Per Adamo si tratta del raggiungimento di una consapevolezza (il discernimento tra bene e male), mediante il morso a una mela, per Light si tratta del potere di eseguire condanne in cui egli stesso è giudice e carnefice, grazie al Death Note. Se il frutto proibito è portato ad Adamo da Eva, che l’ha ricevuto dal serpente/Lucifero, il quaderno della morte arriva a Light per volontà di Ryuk, anch’egli essere superiore: è interessante, a tal proposito, notare l’antitesi tra la figura di Ryuk e di Lucifero, che pure svolgono la stessa funzione; Lucifero, che si trasforma in serpente tentatore, è un essere di straordinaria bellezza e, nomen omen, “portatore di luce”, mentre Ryuk è un essere deforme, spaventoso, e legato al buio.

Death Note: simbologia e citazionismo nel manga cult di Ohba e Obata> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="373" width="252" alt="Death Note: simbologia e citazionismo nel manga cult di Ohba e Obata >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-29424" />La trasformazione, progressiva ma veloce, da studente modello – pur un po’ misantropo, in cuor suo – a pericoloso serial killer porta Light Yagami a una pena simile a quella che deve scontare Adamo: il primo uomo viene cacciato per sempre dal Paradiso Terrestre, e Light, morendo, lascia quella terra su cui voleva regnare, per finire in quel limbo che è il mondo degli Shinigami [8] .

Una differenza relativamente importante tra la storia biblica e la parabola del protagonista di Death Note è la mancanza di un contraltare: nella Genesi è Dio (inteso come yhwh), che punisce Adamo, ed è contro Dio che Lucifero vuole agire; in Death Note, la figura di una divinità unitaria viene a mancare. Questa differenza è facilmente inquadrabile nel quadro che è stato delineato all’inizio di questo capitolo, poiché la cultura giapponese non è portata a ragionare su una sola divinità, poiché avulsa dalla mentalità monista cui invece sono abituati Cristiani (e altre culture monoteiste e, in generale, occidentaleggianti).

Se il parallelismo tra Light e Adamo è calzante e verosimile, viene anche da chiedersi se sia possibile (e non sia, per contro, un accademico volo pindarico) l’accostamento tra lo stesso protagonista e Gesù Cristo.

Si sgombri il campo da ogni dubbio, anzitutto: ammesso e non concesso che un parallelismo del genere fosse possibile, sarebbe un innalzamento della considerazione e del valore morale per il giovane Yagami. Se per alcuni elementi – su tutti: la devianza della mentalità e delle modalità per raggiungere uno stesso fine – sembrano stridere con un paragone tra le due figure, altri sembrano invece poterlo confermare.

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Come il Cristo, Light Yagami viene investito da dio (con l’iniziale minuscola, poiché non l’Unico Dio, nel caso del giapponese) di un potere enorme, che gli consente di cambiare il mondo, di porre rimedio ai peccati dell’umanità. Gesù Cristo aveva molti detrattori, che lo considerano un agitatore politico, ma anche molti fedeli: così anche Kira/Light.

Entrambi i personaggi sono condannati a morte per la loro volontà di cambiamento: ciò che cambi è il mezzo mediante il quale i due vogliono ottenere un mondo nuovo, un mondo migliore. L’unica vera citazione che sembra suffragare un accostamento tra i due è quanto accade nell’episodio 25 dell’anime [9] :  Elle asciuga i piedi a Light, esattamente il gesto che compie Giuda nei confronti del messia, prima del tradimento del Getsemani.

L’ipotesi di una corrispondenza tra Light e il Cristo è stata riportata per una questione di completezza d’informazione, ma appare tuttavia almeno parzialmente forzata: l’opinione di chi scrive è che alcuni elementi di comunanza siano effettivamente stati inseriti, rendendo Light Yagami una figura che richiama parimenti le due figure bibliche (quella del primo uomo, e quella del Figlio dell’Uomo), in un mélange dovuto probabilmente a una percezione approssimativa, di cui si parlava a inizio capitolo, ma che porta a una personalità con più sfaccettature, anche in contrasto tra loro, e per questo più interessante.

D’altra parte, se è vero che pro captu lectoris habent sua fata libelli, [10] la presenza di una moltitudine di citazioni e di suggestioni non può che ampliare la gamma di possibili interpretazioni, a partire da un livello  epidermico e sensoriale, proprie di ciascun auditore.

E questo è sicuramente un valore aggiunto, come dimostrato dal successo che Death Note sta riscuotendo in tutto il mondo.

Tratto da:
Death Note. Uno studente modello e il dio della morte
Davide G. Caci
Iacobelli Editore, 2010
167 pagine, brossurato – 12,50€
ISBN: 8862520859

Per gentile concessione dell’autore.

Note:

  1. La questione sopra esposta si applica bene alla moralità di Light: da cosa è mosso, prima che dal delirio di onnipotenza? Fino a che punto applica la giustizia (per quanto distorta), e quando, invece, scade in una banale vendetta nei confronti di un’umanità indegna? [↩]
  2. La corrente di subcultura gotica viene fatta storicamente risalire agli inizi degli anni Ottanta, con la deriva di alcuni gruppi post-punk in un vero e proprio gothic rock. L’immaginario tipico degli individui che appartengono a questa cultura affonda le proprie radici in numerosi romanzi di letteratura gotica – a partire dal tardo Settecento, con The Castle of Otranto (‘Il castello di Otranto’, di Horace Walpole) – film horror, e, in generale, elementi bdsm e mitologia religiosa, perlopiù cristiana. Per ulteriori informazioni, si veda l’interessante articolo di approfondimento di Cintra Wilson, You Just Can’t Kill It, “The New York Times”, The New York Times Company, New York City, ny, 2008. [↩]
  3. Negli ultimi vent’anni, questa tendenza ha iniziato un percorso che l’ha portata a divenire quasi perfettamente bilaterale, almeno per quanto concerne l’Europa e l’Italia. Con manga e anime come “franchi tiratori”, la cultura orientale – e giapponese, nello specifico – sta attirando sempre più l’attenzione di italiani ed europei, portando a un interessante arricchimento culturale (si pensi, per esempio, a enti come il Museo di Arte Orientale – il mao – di Torino… Una amplissima e documentata analisi delle modalità e dei tempi dell’impatto che la cultura giapponese ha avuto in Occidente è il volume di Marco Pellitteri, Il drago e la saetta. Modelli, strategie e identità dell’immaginario giapponese, Latina, Tunué, 2008. [↩]
  4. È stato recentemente portato avanti uno studio secondo cui culture occidentali e orientali portano a reagire in maniera diversa davanti alle emozioni, con espressioni facciali differenti, dovute a una concezione più personalistica per l’Occidente e collettiva per l’Orienale. Per approfondire tale teoria, cfr. Takahiko Masuda, Phoebe C. Ellsworth, Batja Mesquita, Janxin Leu, Shigehito Tanida, Ellen Van de Veerdonk, Placing the face in context: Cultural differences in the perception of facial emotion (‘Contestualizzare un volto: differenze culturali nella percezione delle emozioni facciali’), in “Journal of Personality and Social Psychology”, Volume 94, Issue 3, American Psychological Association, Washington, d.c., 2008. [↩]
  5. Kami è la parola giapponese utilizzata per indicare spiriti, forze della natura ed essenze, componenti della fede scintoista (la religione più diffusa in Giappone). Il concetto di Kami ha subìto un’interessante evoluzione nel tempo: per ulteriori approfondimenti, cfr. Evolution of the Concept of Kami, di Itō Mikiharu (http://www2.kokugakuin.ac.jp/ijcc/wp/cpjr/kami/ito.html). [↩]
  6. Con tale espressione, si indica il regno dell’Imperatore Meiji Tennō (1868-1912). [↩]
  7. Com’è risaputo, nella Genesi (primo dei 55 libri della Bibbia, versione Cattolica) Adamo ed Eva, primo uomo e prima donna creati da Dio, e posti nel Paradiso dell’Eden, trasgrediscono l’unico divieto, mangiando la mela, indotti in tentazione da Lucifero, sotto spoglie di serpente. [↩]
  8. Stando a quanto si intuisce dallo speciale televisivo Death Note Rewrite: Genshi suru kami (‘Death Note Rewrite: The Visualizing God’), dopo la morte, Light diventa uno shinigami. [↩]
  9. Cfr. Silenzio (Chinmoku,「沈黙」), ep. 25. Prima messa in onda: 4 aprile 2007 (Jap), 28 aprile 2009 (It). [↩]
  10. ‘Ciascun libro ha un suo destino a seconda delle capacità del lettore’, tratta da De litteris, De syllabis, De Metris, di Terenzio Mauro. [↩]

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