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Dei sogni altrui

Da Andima
Nacque tutto in un mattino di marzo, lei aveva sognato lui ma lui era lontano e lei, lei voleva tanto raccontargli il sogno, anzi voleva lo vedesse, voleva lo vivesse. Allora lei lo commentò ad un amico che ne rise con un conoscente che ne discusse con un tizio e alla fine dopo qualche mese iniziarono a comparire sul mercato i primi registratori di sogni.
All'inizio era tutto così strano, dicevano di dover ingoiare una pillola prima di andar a letto e di accendere sul comodino il registratore di sogni, funzionava a distanza e registrava i tuoi sogni, qualsiasi cosa, i tuoi sogni, appunto.
I primi sperimentatori ne parlavano come di qualcosa di sorprendentemente innovativo, qualcuno disse amazing, perché bastava addormentarsi e sognare ed il mattino seguente rivedere tutto sullo schermo LCD del registratore di sogni. E i sogni erano lì, in una scatola, intrappolati, loro che di solito preferiscono apparire dalla nebbia e terminare in un sospiro improvviso, adesso erano registrati per sempre tra metallo e stati magnetici. Molti furono gli scettici iniziali, qualcuno si rifiutò di provarlo, altri preferivano sognare e poi magari dimenticarsi dei percorsi onirici o risvegliarsi con sfumati ricordi senza certezze. Molti altri amarono da subito l'idea, "Ecco, te lo regalo, è un sogno che ho fatto ieri notte, c'eri anche tu" era il motto della pubblicità che sapeva conquistare.
Dopo qualche mese comparvero sul mercato nuovi tipi di registratori con controlli avanzati, era possibile programmare i propri sogni, scegliere la scena, i personaggi, la trama, appena prima di andar a dormire, per poi rivedere le creazioni delle connessioni celebrali in quella scatola dannata. Una nuova forma d'arte per alcuni, che vendevano i propri sogni agli altri, il creato non più da impulsi nervosi e immagini aleatorie; una nuova vita per altri, notturna, ideale, perfetta. Irreale.
Da nuovi modelli del registratore di sogni si poteva addirittura mandare in streaming il proprio sogno su Youtube, altri pagavano per avere programmi dedicati, contenuti speciali e personalizzazioni sempre più dettagliate. In rete nascevano veri e propri repository di sogni, molto scaricavano sogni illegali e spesso succedeva come quando decidesti di scaricare un concerto degli Smashing Pumpking e invece era un video porno (che poi non hai cancellato), solo che qui si trattava di sogni. Alcuni tentarono di fare un overclocking del trasmettitore di sogni e finirono col bruciarsi il cervello, mentre altri si accontentavano di scaricarsi le demo gratuite di alcuni sogni, che spesso terminavano all'improvviso, sul più bello, proprio mentre lei... Fine.
La fantasia si adoperava per fabbricare i sogni degli altri. Il papa dichiarò che peccare in sogni programmati equivaleva a peccare nel reale, riempendo così qualche titolone dei giornali, per qualche giorno, ancora una volta.
Il registratore di sogni era oramai in tutte le case, tutti ne avevano uno, i genitori moderavano i sogni dei propri figli, le coppie si programmavano a vicenda i propri o controllavano quelli del partner, in tv venivano trasmessi sogni da poter poi comprare con qualche offerta eccezionale. Nel giro di pochi anni chi non utilizzava un registratore di sogni veniva visto come qualcuno che volesse nascondere qualcosa. Alcuni tipi di sogni erano diventati vere e proprie droghe e perciò proibite, il governo applicava severi controlli sui registratori di sogni e molti lamentavano violazioni di privacy e diritto al proprio sogno controllato. Le nuove generazioni non riuscivano più a capire cosa mai avesse voluto dire Randy Pausch con il suo "Achieving your childhood dreams". C'era chi urlava alla fine del mondo mentre le fabbriche dei sogni altrui continuavano a produrre fantasie artificiali.
Poi una notte, il suo registratore di sogni era quasi scarico quando d'improvviso mancò la corrente elettrica in casa ed il trasmettitore di sogni si fermò. E lei sognò.
Il giorno dopo incontrò lui che le raccontava dei suoi sogni programmati, di loro due e di una passeggiata sulla Luna sotto pioggia di stelle e mentre parlava puntava il dito al suo trasmettitore di sogni portatile e ad alcune stelle che aveva scelto con dedizione. Lei invece non ricordava bene il sogno, non lo aveva pianificato e non poteva mostrarlo, non ne aveva traccia se non in qualche immagine confusa che ancora riaffiorava alla mente, ma qualcosa le suggeriva che nel sogno ci fosse stato anche lui e non importavano altri dettagli, si era svegliata serena, la mente aveva prodotto sogni e benessere e non importava altro, quelle emozioni avrebbero potuto viverle nel reale, nell'imprevisto, negli istinti e le passioni, insieme.
E lui le disse: Ma io vorrei tanto conoscere quel sogno!
Baciami - gli rispose - e proverò a trasmetterlo.

Dei sogni altrui

La bozza dell'illustrazione che poi non ho fatto (per pigrizia), in cui si vede
il trasmettitore di sogni in opera sul blogger andima che in realtà non dorme
mai così beatamente, questo disegno è una menzogna.


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