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Della paura della libertà di espressione e di altri demoni

Creato il 31 maggio 2013 da Camphora @StarbooksIt

Qui al bar c’è un po’ di fermento.

Dopo la sentenza della causa per diffamazione intentata da 0111 contro Linda Rando (la conoscete tutti, ma qui ci sono un po’ di post in cui potete ripassare la vicenda), mi è arrivata Carlotta in preda all’ansia.  Dice cose sconnesse. Tipo che chiude il blog, perché che cavolo lo tiene a fare aperto se un giorno uno si sveglia e ti denuncia per i commenti scritti da qualcun altro?

L’ho messa seduta, le ho fatto una camomilla e le ho detto che col cazzo che chiude il blog.
Perché pensiamoci bene.
È proprio questo, quello che vuole una sentenza del genere, e prima ancora chi ti denuncia per diffamazione prendendo a pretesto commenti scritti da altri.

Qui il problema nasce tutto perché il Writers Dream ha fatto un lavoro della madonna (perché è un lavoro della madonna, non ci sono altre parole per definirlo), in cui indica quali sono gli editori a pagamento, quelli che decidono se chiedere un contributo o meno (chiamati a doppio binario) e quelli che non chiedono nessun tipo di contributo, né per la pubblicazione né per tutto il lavoro collaterale alla pubblicazione (editing, correzione di bozze, impaginazione, e via dicendo).

Io personalmente sono grata di questo lavoro, al Writers Dream.
Perché permette di non perdere un sacco di tempo nella ricerca di un editore che non chieda contributi alla gente come me, convinta che scrivere un romanzo sia un lavoro e che quando l’editore sceglie il tuo romanzo ci sta investendo sopra in solido perché ci crede.
Un editore del genere da un valore al mio lavoro che nessun editore a pagamento potrebbe conferirgli.

Al massimo un editore a pagamento potrebbe soddisfare l’ego, ma diciamocelo, che soddisfazione micragnosa è, per l’ego, pagare cifre nell’ordine delle migliaia di euro per trovare soddisfazione?

Quindi qui non c’è da chiudere nessun blog, non c’è da farsi intimorire in nessun modo.

Però c’è una cosa da fare.
Cominciare a chiedere a chi commenta un po’ di rispetto per lo spazio che sta usando.
Intanto nei modi. Perché a prescindere dalla questione diffamazione, chi arriva in casa mia (il blog non è casa di tutti. Il fatto di poter commentare in uno spazio gestito da altri non autorizza nessuno a cagare sulla moquette) deve rispettare lo spazio su cui commenta ed evitare di insultare la gente.

Inoltre, pure se non insulta, deve abituarsi a spiegare per filo e per segno da dove arrivano le accuse che sta lanciando. Perché le accuse lanciate senza un riscontro hanno lo stesso valore della carta straccia.
E di posti dove si può vomitare un’accusa senza portare prove a carico è pieno il web.
Non è il caso di scomodarsi e di venire a casa mia. Leggi: sul mio blog.

Sono le uniche due condizioni da porre, in un momento simile.
Dice Carolina Cutolo di Scrittori in causa che la verità non è diffamazione.
E questo è il principio di cui dobbiamo ricordarci tutti quanti.
La verità. Non gli insulti e le illazioni gratuite.

Quindi, avanti con il blog, la solita amica moderazione ai commenti e (si spera) un po’ di senso di responsabilità dei commentatori.

Per quanto riguarda me, sul mio blog continuano e continueranno a esserci le liste EAP, a doppio binario e free.

Per quanto riguarda lo Starbooks, continueremo a scrivere di editori non a pagamento, come abbiamo sempre fatto.

Per quanto riguarda Carlotta, spero che la camomilla abbia fatto effetto.
Per quanto riguarda i commentatori, spero di non dover più ripetere un post come questo.
Ma i nostri commentatori, in genere, recepiscono bene.

Per quanto riguarda Linda, e pure tutti noi, confidiamo nell’appello. Perché a parte tutto in questa sentenza si condanna una moderatrice che non ha nemmeno potuto visionare i commenti diffamatori, come ha spiegato più volte negli ultimi giorni (si tratta di commenti scritti da altri utenti del forum in una chat oraria che dopo due ore non è più disponibile, nemmeno in rete. Il querelante ha però provveduto a screenshottarli, con una lungimiranza invidiabile…).

E francamente, se avviene una cosa del genere, c’è un problema che non riguarda più solo la diatriba sugli editori a pagamento ma sulla reale possibilità di difendersi da un’accusa. Come mi difendo da qualcosa che non conosco perché non esiste più?

E adesso un doppio whisky per tutti. Offre la casa.

Della paura della libertà di espressione e di altri demoni

About Giuliana Dea

Sono un'ex sceneggiatrice ed ex aspirante pubblicatrice. Ora mi limito a scrivere per me, a tempo indeterminato (l'unica cosa indeterminata nella mia vita, perché per il mio lavoro vero ci ho rinunciato da un pezzo). Ho un romanzo mai pubblicato nel cassetto. Se mi cercate, potete provare all'Ufficio Reclami (il mio blog).


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