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Di prezzi dei libri, di lettori pigri e di standardizzazione della cultura.

Creato il 13 marzo 2013 da Lalettricerampante
Ho questo post che mi frulla in testa da qualche giorno, indecisa se parlarne o meno. Perché questo argomento è già stato affrontato più e più volte da persone sicuramente più competenti di me. Sto parlando della nuova collana di Newton Compton, la Live, che vende una selezione di titoli 0,99 euro. Ne ha parlato il grande Marino nel suo Cronache dalla Libreria, ne ha parlato il blog Dusty Page in Wonderland, ne ha parlato la mitica Leggivendola e anche Finzioni Magazine e sicuramente tanti, tantissimi altri, in termini ovviamente diversi (anche su twitter, la casa editrice Einaudi ha lanciato la discussione #menodizero) E' stato il dibattito nato sotto al post de La Leggivendola, forse finito un tantino fuori tema, che mi ha fatto decidere di scrivere comunque e di dire la mia. Quindi, se siete stufi di sentire parlare di questo argomento, fermatevi qui.
Di prezzi dei libri, di lettori pigri e di standardizzazione della cultura. Quello dei libri a 0.99 euro è in realtà solo il punto di partenza, che mi ha portato ad altre riflessioni sulle politiche della Newton Compton ma anche delle altre case editrici e del loro modo di contrastare (o non farlo, forse) questa iniziativa. E in realtà forse i libri a meno di un euro sono quelli che mi disturbano meno... io stessa ho in casa dei vecchissimi millelire e duemilalire ormai ingialliti e sfaldati, e a quei tempi comprarli non mi aveva causato alcun problema. Certo, ero molto più piccola e molto meno interessata al fantastico mondo dell'editoria e di tutto quello che c'è dietro al "prodotto libro", di quanto non lo sia ora.  Questa collana comprende libri considerati classici, più due novità. Libri quindi probabilmente fuori diritti, probabilmente già tradotti e rivisti, che quindi non richiedono un grosso intervento di editing. Certo, spero che una ricontrollata gli sia comunque stata data (le traduzioni invecchiano), ma in ogni caso questi costi sono in qualche modo abbattuti. Ci sono poi i costi di impaginazione, quelli di stampa, etc... etc.. Costi che a me personalmente sembra incredibile che riescano a rientrare in quei 0,99 euro a cui questi libri vengono venduti.  La casa editrice confida sicuramente sulla vendita massiva, così come sulla pubblicità riportata all'interno delle copertine che rimanda ad altri loro libri. Una pratica sicuramente non innovativa, già vista magari in altre forme (segnalibri ad esempio), che però, a me personalmente, un tantino disturba.
In ogni caso, comprendo perfettamente la logica della casa editrice: io vendo i libri a basso costo e, visti i tempi di crisi, tutti li acquistano. Una logica che non fa una piega e che già da diverso tempo si è dimostrata valida, riportando i romanzi Newton tra le vette delle classifiche, grazie alla loro idea dei "rilegati tascabili", venduti a 9,90€ prima e a 5,90€ poi. Libri che hanno letteralmente invaso librerie e supermercati, con i loro titoli e le loro copertine tutte uguali e con le loro trame che non richiedono alcuno sforzo mentale per la lettura, spesso mal tradotti o ricchi di refusi. Però, ragazzi, costano poco! E rendono finalmente la cultura accessibile a tutti!
Ecco. E' proprio quest'ultima la frase che mi irrita di più. Perché la cultura, almeno quella letteraria, è già accessibile a tutti. Ci sono le biblioteche, ad esempio. Ci sono i classici fuori diritti che puoi trovare online gratis. Ci sono gli amici con cui fare prestiti e scambi. Ci sono gli sconti e le edizioni economiche di tutte le altre case editrici. Non se li è certo inventati la Newton i libri economici, no? Prima che creassero questi libri a 9,90, forse non era possibile acquistare libri a meno di 10 euro? I tascabili Feltrinelli? I TEA? Gli Oscar Mondadori o gli ET Einaudi? Prima non c'erano? C'erano eccome. L'unica differenza è che non sono rilegati,  non hanno copertine troppo sgargianti e, soprattutto, non ti vengono messi davanti al naso ovunque tu vada. Quindi, la cultura era accessibile a tutti anche prima che arrivassero le edizioni Newton. O meglio, a tutti quelli che volessero raggiungerla. L'unica cosa è che a volte, per essere raggiunta richiede solo un minimo di sforzo e di ricerca in più.
Di prezzi dei libri, di lettori pigri e di standardizzazione della cultura. La differenza quindi la fa il lettore (e qui parte un'altra nota dolente). E' il lettore che decide cosa leggere. E' il lettore che decide cosa vuole della lettura e se e quanto lasciarsi influenzare da prezzo/copertina/pubblicità fuorvianti e massive/recensioni solo positive, etc etc...  Se ti lasci influenzare da queste cose, è assolutamente una tua libera scelta. Hai il diritto di leggere quello che vuoi, per le motivazioni che vuoi e di giudicarlo un capolavoro se a te è piaciuto. Così come io ho il diritto di non farlo e non per questo devo essere additata come snob.Mi è stato detto che in questo modo divido i lettori in lettori di serie A, B e C. Mi è stato detto che se si legge un Harmony o un romanzo da premio Nobel si compie comunque lo stesso atto, si è sempre e comunque lettori e che bisogna finirla con questa visione sacra della lettura, perché non fa altro che allontanare i lettori. Beh, io a fare una cosa del genere non ce la faccio. Certo, si fa sicuramente lo stesso gesto, e all'atto pratico è un lettore sia chi leggere gli pseudoporno sia chi legge Philip Roth. Ma per me una differenza c'è eccome. Si è sempre lettori, certo. Ma sono i libri e il valore che hanno ad essere diversi. E questa diversità deve conservarsi, deve rimanere.
E' per questo che ce l'ho tanto con i libri della Newton a 9,90€ con amore, zucchero, zenzero o vampiri in copertina. E' per questo che ce l'ho tanto con i titoli composti tutti uguali e i visi di donna che ti guardano e ti ammiccano. Perché bisogna omologare, standardizzare anche una cosa così bella e variegata come lo è la lettura?
Un'ultima cosa, poi la smetto. Mi riferisco al prezzo dei libri nuovi. Che è effettivamente esagerato e un tantino ingiustificato. Una novità delle case editrici più grandi al momento dell'uscita costa intorno ai 18 euro. Paghi la copertina, a volte il nome dell'autore anche. Poi magari lo apri e lo trovi scritto in carattere venti con interlinea 3,5, cinque centimetri di margine per lato e carta pesante. Ecco, anche quello nuoce sicuramente alla cultura e alla sua diffusione... possibile che le case editrici non se ne siano ancora accorte? Questo e la produzione massiva di novità, per la maggior parte delle volte inutili, destinate a rimanere in libreria uno o due mesi quando va bene.
Ho chiesto ai miei lettori preferiti sulla pagina facebook del blog quanto sono disposti a spendere per un libro. Perché secondo me la domanda chiave sta proprio lì. La risposta principale è stata, ovviamente, dipende. Dipende da che libro è (narrativa, manuali... "i libri di Vespa nemmeno regalati li voglio"), da quanto ci ispirava o da quanto lo stavamo aspettando. In media comunque si sta su non più di quindici euro.
Poi ovvio, un libro meno riusciamo a pagarlo più soddisfazione ci da' (o meno idioti ci fa sentire se si è rivelato una cavolata). Però in linea di massima la cifra è quella.
Mi direte mica che ci sono solo i libri della Newton a meno di quindici euro?
Ok, ho finito. O meglio, ci sarebbero ancora un paio di punti da toccare (tipo, come la mettiamo con le case editrici che, anche volendo, non possono permettersi queste politiche di prezzo stracciato né i posti in prima fila in libreria? Ne sto scoprendo parecchie di piccole e medie con un catalogo meritevole che ovviamente per rientrare nei costi, prezzi inferiori ai 10 euro non possono sempre farli), ma preferisco fermarmi qui.
Non so se letto d'insieme questo post abbia una sua logica... sono solo un po' di riflessioni e di tarli che mi ronzavano in testa da un po' e che avevo assolutamente bisogno di togliermi.

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